Fammi una domanda
Dai, dite, anzi, diciamo la verità, da quanto tempo aspettavamo il ritorno di Fammi una domanda! di Antje Damm?
Finalmente l’attesa è finita e Fammi una domanda torna disponibile grazie a Leone Verde Piccoli in una nuova edizione rivista insieme all’autrice che vi renderà doppiamente felici: felici perché ritroverete il capolavoro che venne pubblicato da Nuove edizioni Romane e che da anni ormai era fuori catalogo; ma felici anche perché scoprirete un un libro molto diverso con diverse cose in più, qualcosa di diverso e soprattutto una nuova edizione riveduta e corretta insieme all’autrice a partire dalla sua visione, ed anche, perché no, al tempo che è trascorso tra la prima edizione e questa.

Iniziamo innanzitutto col dire che questo libro, per chi non avesse avuto sin qui la fortuna di incontrarlo sulla propria strada, è composto da doppie pagine in cui compare a sinistra una domanda e a destra un’immagine, spesso una fotografia ma che può essere anche un’illustrazione. La domanda quindi si pone al lettore e alla lettrice, e la fotografia o illustrazione accostata prova a dare una interpretazione a quella domanda, raramente una possibile risposta.
Se avete presente l’altro meraviglioso libri di Antje Damm che abbiamo in Italia, Cosa diventeremo edito da Orecchio acerbo, riconoscerete immediatamente il centro poetico del modo di procedere e di lavorare di questa autrice straordinaria, ovvero la continua stimolazione della domanda maieutica che non può esaurirsi in una risposta e di sicuro non in una risposta unica, bensì vive e rivive in una eco di ulteriori domande che si richiamano le une le altre.

Ma entriamo nel merito e anche un po’ più nel dettaglio di questa nuova bellissima edizione di Fammi una domanda! (e non sfugga quel punto esclamativo del titolo che è lì proprio a ribadirci il senso del libro in contrapposizione a ciò che poi conterrà per moltissime pagine, ovvero domande con punti interrogativi). Innanzitutto una decina di domande circa, e immagini relative, sono state cambiate: o è stato scelto di mantenere invariata la domanda ed è stata cambiata l’immagine relativa, o viceversa. Si tratta di varianti su cui varrebbe la pena riflettere se è vero che per molti aspetti derivano dalla volontà dell’autrice di non porre domande che abbiano una risposta che possa chiudersi in un “si” o un “no” ma che ci portino ad una elaborazione più ampia.

Il secondo elemento macroscopico che troverete diverso in questa nuova edizione rispetto alla prima è l’ordine in cui le domande sono poste: l’edizione di Leone Verde Piccoli rispetta, come da volontà dell’autrice, l’ordine delle domande del libro nell’edizione originale tedesca.
E qui, oltre a divertirmi a vedere un po’ quanto e come varia l’ordine, e lo fa in maniera massiccia e significativa , mi si pone sempre una domanda sul perché un editore intervenga sull’edizione originale. La risposta può sicuramente essere relativa al modo in cui si pensa che il libro possa essere meglio accolto nel Paese in cui viene tradotto e importato, ma d’altro canto se pensiamo al lavoro incredibile che ci deve essere dietro l’organizzazione di un libro a catalogo come questo c’è davvero da porsi una domanda, oltre le tante che già ci pone esplicitamente il libro.

Come direi solo Antjie Damm sa fare questa carrellata di 118 domande, dalle più apparentemente semplici alle più apparentemente complesse, nascondono non solo un lavoro di rispetto e di visione dell’infanzia straordinario, un lavoro che mette le basi per l’ascolto e la libera espressione e la ripartenza verso nuovi orizzonti di domande; ma anche un lavoro di riconoscimento della grandezza delle domande che i bambini e le bambine sanno porsi e che sottendono delle visioni del mondo e delle autonarrazioni a cui prestare estrema attenzione anche là dove sembrano muoversi su terreni piani.
Tutto parte dal titolo e da questo bambino o bambina che col il baloon ci invita a fare un’azione attiva verso lui o lei: “fammi una domanda!”, chiedimi qualcosa, partiamo da qui e poi alle risposte ci penseremo, magari insieme, magari da soli, ma la partenza non è la risposta bensì la domanda!
Come e quando e perché usare un libro come questo?
Beh, provo a rispondere anche se ormai dovrei aver capito che risposte davvero non ce ne sono:
come: a salti, di fila, cogliendo una spunto al volo, lasciandolo a disposizione di bambine e bambini, ragazzi o ragazze, ponendo la domanda a voce e poi iniziando a ragionare insieme a partire dall’immagine a fianco e millanta altri modi
quando: direi che questo è proprio il libro che per antonomasia non ha età. E’ vero, si riferisce ed indaga spesso la relazione con l’infanzia ma questo non vuol dire che si debba essere piccoli per rispondere o porsi le domande, anzi, può essere anche un modo per riattualizzarle o per esercitare la memoria e la riscoperta della propria storia, in alcuni casi.
perché…. beh questa è la risposta più difficile da dare, e direi: “perché no?”
Cosa c’è di più potenzialmente carico di senso di una domanda che apre all’autonarrazione e all’ascolto di se stessi e degli altri?
Alcune domande ci stupiranno per la loro profondità, forse potremmo anche arrivare a domandarci che senso abbia porre tali tipi di domande a bambini e bambine? ragazze e ragazzi?
E allora, se ci verrà questa tentazione, proviamo a ricordarci che la grande caratteristica della letteratura per l’infanzia e l’adolescenza è quella di sapersi porre grandi domande. Che poi uno possa trovare una risposta è del tutto ininfluente, le risposte cambiano, giorno per giorno, lettore per lettore, stato d’animo per stato d’animo, esperienza per esperienza, le domande restano lì, ogni volta a chiederci di pensare a noi stessi e agli altri, di ripensare a noi stessi e agli altri. La domanda e l’immagine che chiudono il libro svelano qualcosa del senso ultimo di questo libro:
“Ti sei mai fatto un autoritratto?
Comincia ora!”
L’unica domanda cui segue un’esortazione. E se è vero che la cornice vuota (l’immagine è diversa da quella quella vecchia edizione) che affianca la domanda ci riporta alla creazione di un’immagine di noi stessi, credo sia altrettanto vero che l’intero libro a questo punto, giunti all’ultima pagina, ci abbia condotto per mano a creare un piccolo autoritratto tratteggiato con parole e se vogliamo anche con immagini, sicuramente trapuntato di domande e possibili risposte.
Siete pronte e pronti?
Fate domande, fatevi fare domande e, mi raccomando, trattenetevi dal tentare di dare risposte che possano precludere le altre migliaia di risposte possibili alla medesima domanda, libro caldamente sconsigliato a chi ha un approccio manicheo alla didattica e all’educazione.
Qui trovate un video dedicato alle differenze tra la vecchia e la nuova edizione!