Il tuo nido il mondo
[…]Una poesia non è granché, e al tempo stesso,
è tutto l’universo.
Piccola poesia per andare
Ecco, volevo proprio iniziare così la settimana ricordandoci che una poesia, un libro, se volete anche un verso solo, o un minuscolo dettaglio, direbbe qualcuno, non è granché, e al tempo stesso è tutto l’universo.
Questo è il verso con cui apriamo la settimana ed è quello che chiude la prima poesia della raccolta Il tuo nido, il mondo di Carl Norac illustrato da Anne Herbauts con la traduzione di Silvia Vecchini edito da Topipittori, una raccolta di 69 poesie che sembrano una passeggiata, la passeggiata di questo protagonista, che l’illustratrice ci fa incontrare sin dalla copertina, in ogni meandro della sua quotidianità e dei suoi pensieri.
69 poesie in cui c’è tutto l’universo, tutto il mondo, come dice il titolo, eppure 69 poesie in cui c’è un nido, il tuo nido.
Tuo? Di chi tuo?
Tuo, mio, suo, il nido che ci accoglie, ognuno per come se lo fa e ognuno per come ci si trova, ed ognuno e ognuna di noi, io, tu, voi, loro, in quel nido trova, ritrova, crea, costruisce, smonta e rimonta il proprio mondo. Il tuo nido, il mondo è una raccolta di poesie speciale secondo me per diversi aspetti: innanzitutto il suo dichiararsi sin dall’inizio consapevole di se stessa, la raccolta si apre e si chiude con una poesia metanarrativa che da conto di se stessa, del proprio mondo, dei proprio principi e anche della propria “missione” se volete. E poi questa sensazione di movimento, di camminata, anzi proprio di attraversamento che le poesie tracciano aiutate dalle illustrazioni: ci stiamo muovendo da un punto a di partenza ad un punto b di arrivo ed in questo cammino scopriamo il mondo, le piccole cose quotidiane e quelle straordinarie ma sempre molto umane, molto piccine, molto semplici, proprio come un verso che può non essere granché ma in cui c’è tutto l’universo. Ma forse questo viaggio non è un viaggio di andata, e nemmeno di ritorno, forse rende meglio l’idea di questa raccolta l’immagine del cerchio invece che quella della linea, partiamo da un punto a, o meglio alpha, e arriviamo a un punto z o meglio omega, accorgendoci solo dopo di aver fatto il giro intero del mondo.
Alcuni elementi vi colpiranno subito della poesia di Carl Norac, e della sonorissima e credo anche sentitissima traduzione di Silvia Vecchini, innanzitutto il suo essere molto prosaica, il giocare spesso su versi lunghi o comunque su strutture che benché versificate risultano fortemente narrative, queste sono micro narrazioni in versi che passo dopo passo ci conducono a spasso, perdonate il gioco di parole assonante, per il nido, o per il mondo, come preferite.
In secondo luogo non credo possa sfuggire, sin dalla copertina, quanto spazio occupi in questo mondo, in queste poesia, la natura. La natura intesa nel suo complesso ed in ogni sua singola espressione vitale, animale o vegetale che sia, una natura che il nostro protagonista attraversa, esplora, ammira e racconta, in versi.
E la racconta proprio a noi, a noi lettori e lettrici, anzi, ad ognuno di noi ed è questo il terzo elemento che non può sfuggirci di questa raccolta: quel tu che mi ha colpita sin dal titolo chiamandomi in causa e facendomi domandare quale sia il mio nido, quel tu che ricorre in moltissime poesie facendoci sentire sempre più vicino a questo protagonista che di sè ci racconta tanto, ci parla persino della sua famiglia, della sorella. Insomma qui si incontrano almeno due mondi, quelli essenziali affinché un libro trovi la propria strada: il mondo del protagonista narratore (in versi) e quello del lettore e della lettrice, il primo che dovrebbe, e secondo me riesce, far risuonare il secondo. Se è vero, come dice Recalcati, che il libro che mi piace è il libro che MI LEGGE, allora è assai probabile che Il tuo nido, il mondo riuscirà a dirvi qualcosa di voi, piccoli, medi o grandi che siate.
Vorrei anche poter qui dire qualcosa di sensato e potermi soffermare sulla questione della traduzione della poesia e di come si sente quando a tradurre è un poeta o una poetessa, come in questo caso, ma non è la sede giusta, ne parleremo spero presto in modo più adeguato; segnalo tuttavia, inevitabilmente, che se leggendo queste poesie in traduzione la loro sonorità e bellezza ci apparirà all’orecchio così pulita e fluida il merito è tutto di quella traduzione che ha fatto ben di più che tradurre parole ma ha ricreato suoni e immagini avendo trovato evidentemente una fortissima risonanza nella lingua e nell’idea di poesia di Silvia Vecchini a cui dobbiamo questa traduzione.
Noi andremo più lontano.
Impareremo la lingua degli altri.
Diremo che siamo a casa nostra
ovunque saremo di passaggio.
La nostra bandiera sarà il paesaggio.
[…] Ecologia