I bambini si rompono facilmente

I bambini si rompono facilmente di Silvia Vecchini, con le illustrazioni di Sualzo, edito da Bompiani, è un libro che porta il dolore dentro.

I bambini si rompono facilmente è un libro che dà voce, in prosa e in versi, a quella frattura, a quelle fratture, che i bambini e le bambine sperimentano continuamente e a cui non si da voce. Loro non danno voce perché non lo sanno fare o forse più per non creare fratture ulteriori da dover faticare per sanare, gli adulti non danno voce perché il più delle volte quelle fratture non le vedono, e perché sono stati loro a procurarle, e perché mille altri motivi.

La voce, anzi meglio le parole, a quei bambini e bambine, ha deciso di fargliela, almeno un pochino, Silvia Vecchini con la delicatezza di sentire e di scrittura che la contraddistingue.

“Ho provato ad utilizzare la scrittura breve come un’antenna capace di intercettare una frequenza che spesso non sentiamo” scrive l’autrice in nel primo racconto “I bambini sono maestri” che suona come una introduzione programmatica ma che formalmente non si distacca dagli altri 20 racconti che mettono in prosa e versi i bambini e le bambine che si rompono continuamente ma che si rialzano “solo per non darti pensiero”. Ad ogni racconto corrisponde una poesia di chiusura e non saprei dire, francamente, quale delle due narrazioni prenda il sopravvento, forse la prosa narra e la poesia fissa, non saprei dirlo, so che la sonorità è molto forte in entrambe le forme di scrittura e che è da quella sonorità che sentiamo le voci dei bambini e delle bambine le cui voci non vogliamo di solito sentire.

Ci sono bambini che vivono nella violenza domestica, quelli che nascono con una qualche menomazione che implica uno stare al mondo di per sè complesso, quelli incastrati nella bambagia familiare di genitori che non danno il permesso di crescere per non riconoscersi invecchiati, i bambini che hanno perso un genitore e non sanno come tenersi quello rimasto e via di questo passo. Ogni racconto, ed ogni poesia, vi assicuro, vi stupirà, ogni racconto, ed ogni poesia, sarà una stilettata.

E sì, I bambini si rompono facilmente è un libro doloroso che dà voce al dolore di quei bambini e bambini che non si fanno sentire, e che vi colpirà pagina dopo pagina se non rifiuterete di stare ad ascoltare. Il tutto narrato con una levità e direi un rispetto quasi spirituale per le creature protagoniste che solo la Vecchini poteva riuscire a mettere insieme, tra prosa e versi come suo solito, limando le parole, dicendo ciò che va detto e tacendo ciò che possiamo comprendere anche senza parole. L’antenna della scrittura breve funziona alla grande, ma per chi funziona? Ovvero, per chi è questo libro? credo sia una domanda che vi state ponendo e che mi pare lecita. Questo libro ha sia il pubblico degli adulti che possono sentire ciò che di solito non sentono e, chissà, prendere lo spunto per alzare le antenne come fa la scrittura; ma anche anche indubbiamente il pubblico delle bambine e dei bambini che hanno diritto di ascoltare anche queste storie che potrebbero essere anche le loro storie a cui non sanno e non danno parola. Un libro che consente da un lato l’immersione nel lato buio dell’esistenza infantile, che c’è, dall’altro l’emersione, magari, della condivisione di esperienze, di autonarrazioni o anche solo di piccoli gesti, disegni, sguardi, che svelano un vissuto che ci era sfuggito.

Se ai grandi può capitare

il compito di realtà dell’essere

travolti ben oltre la riga d’ordine

non avere da nessuna parte

una matita a riempire lo spazio

bianco e dopo un dolore fuori scala

non trovare alcun accesso

e non saper più come avanzare

ai bambini deve essere permesso

dimenticare

Attenzione perché questo vissuto doloroso ci può sfuggire per disattenzione o per mille motivi ma credo che spessissimo ci sfugga perché i bambini sanno come rompersi e ricomporsi per non far andare in frantumi gli adulti che li circondano, hanno delle capacità di camuffare il proprio sentire eccezionali, almeno pari alla loro resilienza, parola che non amo perché abusata ma che se usata in senso tecnico credo qui renda perfettamente di cosa la Vecchini ci sta narrando.

Come si fa a dar voce ad un bambino la cui mamma si accascia a terra mentre sta giocando? O alla bambina la cui mamma presa dal fuoco religioso brucia mezza casa e proibisce il compleanno? O del bambino che si ingozza di cibo per provare a farsi vedere nell’ambientazione univoca della vita familiare che ha sostituito il ristorante di famiglia alla casa?

Si fa in due modi, semplifico, naturalmente e spero Silvia mi perdonerà: innanzitutto si fa col coraggio espresso nell’apertura, quello di dare per una volta voce non alla luce ma al buio e per questo ci vuole solo coraggio, per vederlo e per riuscire a narrarlo; e poi ci vuole la capacità di farlo, ovvero la scelta narrativa “giusta”. Tutti i racconti sono in terza persona, seguono un andamento che a volte ricorda la costruzione della fiaba classica, per poi sfociare in una sintesi di suono e senso nei versi che talvolta mantengono la stessa focalizzazione mentre altre volte fanno il salto e danno del tu non al lettore ma al bambino o alla bambina protagonista del racconto appena concluso

Non mi soffermo in questa sede, lo troverei proprio fuori luogo, sulla forma sia della prosa che della poesia, per come è costruita e curata, lo prendiamo come un atto, non un dato, di fatto, ma vorrei dire che in quegli a capo c’è ogni singola frattura dell’animo di questo bambino.

La scrittura breve, la versificazione, in questo libro diventano anche simbolo stesso di ciò che si rompe e non prende respiro narrativo lungo, raccontano il frammento e tali sono, piccoli racconti, versi che si spezzano e vanno a capo.

I bambini si rompono facilmente è un libro intenso, delicatamente dolorante, necessario e spero proprio ve ne renderete conto leggendolo pagina dopo pagina, verso dopo verso. Se come dice Recalcati in una citazione che uso spesso perché la trovo illuminante, il libro che mi piace è il libro che mi legge, beh allora questo libro permetterà a molte bambini e bambini finalmente di leggersi anche nelle zone più buie quelle dove sembra che non voler arrivare nessuno.

Il tuo pezzo di sapone bianco

pare un osso di seppia levigato

lasciato sulla spiaggia sconfinata

del tuo mare da un’acquatica

creatura. Come lui fortifica ossa

e guscio degli uccelli in cova.

Lei lontana, inabissata.

Tu becchi questo gesso, ti covi

e schiudi una seconda volta

contando solamente su te stesso

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