Il buon viaggio

Questo post è scritto da Chiara Costantini che cura la rubrica “Un libro in cartella” ogni due giovedì.

“Il buon viaggio”

Età: da 9 anni
Pagine: 36
Formato: 25×32
Anno: 2017
Editore: Carthusia
Autore: Beatrice Masini
Illustratore: Gianni De Conno

Oggi in cartella… l’ultimo libro di questo anno scolastico!

Anzi, l ’ultimo libro per questo intero ciclo di scuola primaria.
L’ultimo libro… che in realtà è stato il primo.

Copertina

Oggi in cartella “Il buon viaggio

Formato medio grande, copertina rigida, sfondo blu, un pavimento di nuvole, uno spicchio di luna, una grande mongolfiera.
Difficile dire se il grosso pallone bianco e rosso sia in partenza o in arrivo. Una sottile ambiguità, probabilmente ricercata dall’’illustratore e colta dal lettore, in perfetta sintonia con la storia narrata.

Come accennato qualche riga sopra, questo albo illustrato è lo stesso con cui abbiamo iniziato il primo giorno della classe prima.
Lo stesso libro poi letto anche ai genitori, lo stesso giorno, nella prima riunione con loro.

Coincidenze o pensiero progettuale?

Amo la progettualità intesa come possibilità di pensare in grande, come capacità di mettersi in discussione, come disegno dalle mille sfumature. Si possono intraprendere numerose strade, si possono fare soste, addirittura qualche accelerazione, ma l’obiettivo finale deve essere ben chiaro.

Inizialmente mi sono seriamente interrogata su che insegnante avrei voluto essere, su quale potesse essere il mio ruolo educativo, su quali fossero i capisaldi del mio insegnare.

Ho pensato…

Ho pensato alla metafora del viaggio, perché il peregrinare fa riflettere e fa crescere.
Ho pensato al potere delle storie, all’importanza di immaginare e di imparare a farlo per uscire dagli schemi.
Ho pensato a quanto siano importanti per me gli albi illustrati.
Ho pensato che preferisco leggere ad alta voce che usare la voce alta.
Ho pensato all’importanza di fare poche cose fatte bene e di farle insieme.
Ho pensato che prima di acquisire conoscenze ci deve essere un luogo accogliente in cui farlo.
Ho pensato che si può apprendere facilmente solo se, oltre all’ambiente, c’è un buon gruppo.
Ho pensato che non si può essere gruppo se non si gioca. È nel gioco che si impara a rispettare le regole, è nel gioco che, pur facendo finta, si è veramente autentici, è nel gioco che si impara a vincere, ma anche a perdere. È nel gioco che si impara a stare insieme.
Ho pensato che per viaggiare insieme è fondamentale la fiducia. Simmetrica, asimmetrica, incondizionata.
Ho pensato che le relazioni sono fondamentali, non determinano tutto, ma sicuramente molto.
Ho pensato che l’importante sarà imparare ad imparare, perché solo così non si finirà mai di crescere.
Ho pensato di affrontare l’errore non come un ostacolo ma come una potenzialità.

Da tutto questo pensare…

È nata l’idea di proporre fin da subito una buona lettura, a tutti, genitori, bambini, insegnanti.
Ritengo la lettura una conditio sine-qua-non. La lettura è sempre un buon inizio, soprattutto se condivisa.
E se all’inizio era un “buon viaggio” in potenza, giunti alla fine posso dire lo sia anche in atto. Un viaggio buono. Un viaggio nel viaggio. Un viaggio che continua.

In questo viaggio ho applicato, o perlomeno ho provato ad applicare, gli insegnamenti della professoressa Lucangeli con la quale ho potuto condividere i momenti più intensi della mia formazione universitaria e post universitaria. Ho cercato di inviare sempre messaggi positivi al sé, di accogliere con il sorriso e, dove non bastava la parola, raggiungere con l’abbraccio.

Daniela Lucangeli riprende l’I care di don Milani con un radicale cambio di persona, e quindi di prospettiva: dall’Io mi prendo cura di te al Tu mi stai a cuore. Questa attenzione porta l’altro in quanto soggetto ad accogliere la sfida, a farsi protagonista, a dare il meglio di sé. Nella relazione educativa si dà fiducia all’altro e questo accoglie il dono. Non si deve far nulla per meritare fiducia. Qualcuno ha fiducia in noi e per questo faremo del nostro meglio. Ecco cosa alimenta la fiducia in sé, il senso di auto efficacia e la motivazione ad apprendere.

Veniamo allora alla (ri)lettura in classe de “Il buon viaggio”.

Mostro la copertina…

“Chiara, me lo ricordo…”
“Io no…”
“Io mi ricordavo il disegno col faro”


Prendo il libro, lo apro, cala il silenzio, inizio a leggere…

Uno ti dice Buon viaggio
quando ti vede andar via
pronto per un lungo cammino
per stare solo
per vedere cose e posti e persone che non avevi mai visto
per scoprire tesori che ancora non sai.
Tu dici grazie e poi parti
e non ci pensi più
perché pensi soltanto al tuo viaggio
che sta per cominciare
ed è la cosa più importante di tutte.
O almeno così sembra.
Ma quand’è che un viaggio è buono?

Pagina dopo pagina, una lettura lenta, poetica, d’effetto.
Pagina dopo pagina, illustrazioni evocative, tenui, efficaci.

Pagina dopo pagina, un viaggio che richiama tutti i possibili viaggi e in ogni singolo viaggio la possibilità del tutto e del suo contrario, “ma va bene così” (cit.).

Ultima pagina…

Uno ti dice Buon viaggio
quando ti vede pronto per andar via
e non sai dove vai
e nemmeno perché
ma crede che tu sappia tutto
e invece non sai niente
ma va bene così.
A volte non sai niente nemmeno alla fine,
perché non sai se quella è la fine
o se è solo una tappa.
Allora vuol dire che hai fatto davvero Buon viaggio,
perché sei già pronto per cominciarne un altro”

A seguire l’immancabile momento di scrittura: il tema finale.

“Il buon viaggio.
La scuola primaria sta per finire.
Cosa porto nella mia valigia?

Ripenso a questi cinque anni di scuola come se fossero stati un viaggio. Quante esperienze ho vissuto? Racconto le più significative, quelle che voglio portare con me, quelle che voglio ricordare, quelle che mi hanno aiutato a crescere. Poi mi chiedo: “È stato un buon viaggio?”

Le valigie sembrano sempre troppo piccole. Eppure saper togliere e scegliere solo l’essenziale è fondamentale quando si deve partire.

Non è stato un compito facile.

Tutti, a modo loro, sono riusciti ad organizzarsi. Qualcuno ha deciso di suddividere il viaggio in cinque tappe, una per ogni anno scolastico. Qualcuno ha posto di più l’attenzione sulle amicizie, qualcuno sulle maestre. Qualcuno ha narrato episodi bizzarri che rimangono impressi nella memoria, non particolarmente significativi ai fini dell’apprendimento, perlopiù avventure di vomito che solo i bambini possono trovar divertenti. Qualcuno infine è riuscito a fare estrema sintesi e a scrivere un testo personale e originale.

Ecco:

“Metterò in valigia «Mamma materasso» perché è il primo libro che sono riuscito a leggere da solo”.
“Una cosa che porterò sempre con me è il fatto di aver cambiato maestre in questi cinque anni, questo mi ha insegnato a lavorare con metodi diversi”.
“In valigia metterò una scoperta. Ricordo quando in terza la maestra Chiara ci fece scoprire la poesia. Da allora ne scrivo di ogni genere. Le mie preferite sono quelle in rima”.
“Questi cinque anni sono stati stupendi. A me in realtà la scuola piace molto, però a volte mi capita di dire, o far capire, il contrario”.
“La mia parte preferita è stata quando abbiamo cominciato le lettere. La R era mia preferita. La F e la Q, invece non le sopportavo. Porto con me le lettere, perché senza queste non potrei scrivere”.
“Una cosa che la maestra Chiara ci ha fatto conoscere fin da subito sono stati i libri. Albi illustrati, libri in inglese o di fantasia, non importa che libro sia, basta che sia lei a leggercelo”.
“Un’altra componente che metterò nella mia valigia sarà l’aver imparato a lavorare in gruppo, all’inizio non riuscivo a farlo, mi dava fastidio il fatto che qualcuno potesse contestare o modificare le mie idee”.
“Un ricordo che voglio portare con me riguarda il periodo che precede il Natale. Avevamo un calendario dell’Avvento e in ordine alfabetico aprivamo una casella e prendevamo un cioccolatino e una poesia da leggere a tutta la classe”.
“In quinta la maestra Chiara mi ha fatto trovare il libro giusto per me e finalmente ho cominciato a leggere davvero.”

Che viaggio meraviglioso!

Tutti hanno scritto cose diverse, ma in tutti ho ritrovato un elemento comune: i libri!
La lettura è stata per ciascuno una grande conquista ed è tuttora un’inesauribile scoperta.
Ecco perché abbiam deciso di prepararla per davvero una valigia. Una valigia di libri.
Prima abbiam fatto il classico brainstorming in cui ciascuno poteva scrivere i titoli che ricordava tra i libri letti assieme ad alta voce durante tutti e cinque gli anni. Incredibile: più scrivevano, più ricordavano. Alcuni non li ricordavo nemmeno più io.

Poi ciascuno ne ha scelto uno, quello che ha sentito particolarmente affine, che lo ha emozionato o semplicemente colpito, e poi ne ha scelto un passo. Una volta scelte le citazioni le abbiam condivise e lette ad alta voce nella festa di fine anno condividendole anche con genitori e nonni, per renderli partecipi di questo tratto di strada di cui comunque hanno fatto costantemente parte.

Infine… abbiamo chiuso la valigia: è giunto davvero il momento di partire…

E che sia per tutti e per ciascuno un nuovo “buon viaggio”.

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