La ragazza della luce
Anna Woltz è una di quelle autrici contemporanee che bisogna senz’altro tenere sempre d’occhio, una di quelle autrici di cui si aspetta il prossimo romanzo, su cui le aspettative sono elevate e ancora di più la speranza che non vengano deluse. Ma tanto poi che non si sarà delusi è quasi una certezza, quello che non è certo è come anche questa volta l’autrice riuscirà a catturare il lettore o la lettrice.
Con La ragazza della luce, edito da Beisler, Anna Woltz ancora una volta ci offre una prova di scrittura (che leggiamo naturalmente nella traduzione di Anna Patrucco Becchi) diversa da quelle cui ci aveva abituato. Se pensate alla vivacità di Tess, o alla misteriosità di Alaska preparatevi a scoprire un’altra, ancora diversa, modalità narrativa.
La ragazza della luce è innanzitutto quello che si potrebbe definire, tra le altre cose, un romanzo storico: l’ambientazione è quella della Londra bombardata durante la Seconda Guerra Mondiale, la focalizzazione narrativa interna, in prima persona ci fa vivere i bombardamenti da molto vicino e con gli occhi di una ragazza, Ella, zoppa, che sera dopo sera con il fratellino e la famiglia e altre migliaia di persone va a dormire nella metropolitana della città per sfuggire ai bombardamenti.
Incredibile dire quanti sentimenti, emozioni, amicizie, in una parola quanta vita si possa trovare anche tra le macerie di una città bombardata, quanto l’immaginazione e la forza di volontà possano anche in una situazione del genere, se non ci credete affidatevi ad Ella e lasciatevi andare godendo le sue parole e la sua storia dall’inizio alla fine…. Ecco sì, dall’inizio alla fine anche se l’inizio, il primo capitolo, è, come spesso necessario nelle narrazioni in prima persona, un’anticipazione di una fase molto avanzata della narrazione che permette al romanzo di avere una struttura quasi circolare.
Adesso siamo in tre.
Eravamo in quattro, ma uno di noi morirà.
E’ meglio che tu lo sappia. Già adesso, prima che cominci.
Uno di noi morirà, ma non si tratta di questo. Ha cambiato tutto, certo, ma si tratta del fatto che soltanto tre di noi resteremo vivi.
Noi tre abbiamo sopportato qualunque cosa: le bombe, gli incendi, le notti. Siamo ancora qui.
La nostra vita inizia soltanto ora.
Sì, lo so che lo state pensando anche voi, come l’ho pensato io, “mamma che incipit!”.
E sì, questo è l’inizio, e il seguito non deluderà; quel “tu” a cui Ella si rivolge, quel lettore o lettrice che lei sa perfettamente esserci dall’altra parte della pagina, dall’altro lato della realtà, sarà abbondantemente soddisfatto, appagato da un romanzo che ha il passo dei romanzi storici “classici” solo che qui tutto è portato ad altezza di ragazza, non di adulto.
Ella è il motore di tutta la narrazione, e non solo perchè è lei a raccontare, ma perché è lei la persona attorno alla quale riescono a convogliare a sciame tutte quelle situazioni che metteranno in moto la vita, la vita che si salva dopo notte notte nella metropolitana di Londra, la vita che verrà dopo, dove una di loro si sarà persa.
Chi sono dunque gli altri protagonisti insieme a Ella?
C’è Robbie, il fratello più piccolo di Ella che di lei si prende cura quasi come facevano i medici quando Ella era in ospedale (e no, non vi dirò perché era in ospedale e perché è zoppa); poi c’è Jay che è un ragazzino tuttofare molto più vicino alla delinquenza che non alla vita civile, a cui dobbiamo le svolte principali della storia; ultima ma non ultima c’è Quinn, una lady quindicenne scappata dalla gabbia dorata della famiglia per fare la propria parte di assistenza ai bombardati in città.
Un gruppetto improbabile, di quelli che solo una situazione caotica, fortuita e terribile come la guerra può permettere di esistere, non a caso le ambientazioni dei romanzi devono creare gli spazi e i tempi adeguati perché i personaggi possano esprimersi e sperimentare al meglio loro stessi.
Questa è una narrazione fatta al tempo stesso di situazioni abnormi che travolgono il nostro gruppetto di protagonisti, e di cose minime che lavorano dall’interno, scavano le loro esistenze e li fanno crescere, bomba su bomba, direbbe Venditti.
Non succedono grandi cose nella trama, quello che succede però è la lotta per restare in vita, giorno dopo giorno, resistere quel tanto che poi permetterà davvero alla vita di iniziare, per chi sopravviverà.
Insomma, questo è un romanzo dal passo quasi “classico”, dalla narrazione travolgente come un film di amore e guerra. Un romanzo da godersi e da proporre, magari, per le vacanze estive, e se non conoscete questa autrice questo sarà un bel modo per incontrarla e poi andare a ritroso a recuperare gli altri suo libri.
Buona lettura.
p.s. se volete divertirvi a cercare i punti di contatto tra questo libro e i precedenti , andare alla scoperta della poetica che si dipana tra le varie opere di un autore o autrice, vi propongo una strada e un indizio: occhio alla focalizzazione… e agli incipit!
p.p.s. Il titolo originale del romanzo è “De Tunnel” che rendeva molto bene sia in metafora che sotto l’aspetto realistico la narrazione, chissà perché a volte i libri cambiano nome, a me piace notare queste differenze e interrogarmi sul mondo editoriale, e a voi?