Lo sai chi siamo?

Lo sai chi siamo? di Tana Hoban edito da editoriale scienza è uno di quei libri su cui potremmo soffermarci a lungo soprattutto per due motivi: innanzitutto per comprendere il valore di una semplicità così netta da apparire ostentata, e in secondo luogo per ragionare sul senso dell’originalità applicata alla semplicità.

Ma andiamo con ordine e iniziamo col dire che Lo sai chi siamo? è un piccolo cartonato di sole 6 aperture che ci presenta le silhouette di un animale adulto e il o i suoi cuccioli su sfondo completamente bianco. Un libro quindi in bianco e nero, come ama spesso fare Tana Hoban che mette insieme pochi ed essenziali elementi iconografici. Un libro talmente semplice da spiazzare, uno di quelli che può persino lasciare perplessi e far affermare “lo potevo fare anch’io!”

Non so se ve lo ricordate ma diversi anni fa uscì un libro di arte contemporanea che proprio si intitolava Lo potevo fare anch’io scritto da Francesco Bonami edito da Mondadori, che ragionava proprio sulla questione dell’orginalità dell’idea e della sua riproducibilità e molto altro ma quello che mi interessa rispetto al lavoro della Hoban è la semplicità che appare in maniera epifanica ma a posteriori.

Provo a spiegarmi: sfogliando i libri della Hoban e Lo sai chi siamo? in particolare, l’immediata percezione di disarmante semplicità deve portarsi dietro la consapevolezza che quella semplicità appare tale, quasi scontata, solo dopo che qualcuno (la Hoban in questo caso) ha avuto l’idea.

Quale idea? Mah, proviamo a dirne solo qualcuna: quella di usare il bianco e nero per rivolgersi ai piccolissimi lettori e lettrici; quella di riprendere un “tema” centrale come quello della relazione grande-piccolo, adulto-cucciolo, genitore-figlio e di modularla insieme al gioco della scoperta attraverso il solo uso delle silhouette, delle ombre; quella di fare tutto questo rivolgendosi a chi sta leggendo con una domanda Who are they? è il titolo originale che forse avrei lasciato così com’è senza quel “Lo sai”. “Who are they?” mette in relazione l’autrice e il lettore o lettrice, un “chi sono?” che vuol dire tanto li conosci quanto li ri-conosci con una sottile distinzione di senso, mi rendo conto, ma la conoscenza, soprattutto quando passa per via emotiva si muove sulle piccole sfumature di senso spesso.

Inoltre pur nella sua incredibile semplicità anche la costruzione del libro risulta essere perfettamente studiata ed elaborata per rendere il ritmo adatto alle attese, ai tempi e alla curiosità di chi sta entrando in relazione con il libro: nella prima doppia pagina abbiamo un adulto a sinistra e un cucciolo a destra, nella seconda abbiamo l’adulto a sinistra e due cuccioli a destra, nell’apertura centrale si rompe la divisione destra e sinistra e il bassotto adulto occupa entrambe le pagine e i suoi 3 cuccioli insieme a lui, e poi andiamo verso la chiusura ritornando sul sinistra-destra, adulto cuccioli: un gatto adulto e 4 gattini, una papera adulta e 5 anatroccoli che ci riportano alla copertina da cui eravamo partiti ma in cui i gli anatroccoli erano solo 3…

Cosa insegna un libro come questo? A cosa serve un libro come questo?

1- i libri non devono per forza servire a qualcosa, e comunque non in maniera diretta e immediatamente utile agli scopi dell’adulto educante

2- un libro come questo educa lo sguardo, introduce al dettaglio, prepara le capacità deduttive ed inferenziali e se volete vado avanti così per qualche altra riga…

Nulla, nemmeno il più piccolo dettaglio è lasciato al caso in un libro come questo, ed è questa una delle grandissime “lezioni” silenziose che Tana Hoban, così come in altri modi Helen Oxembury, lascia a chi si cimenta e si cimenterà con i libri per bambini e bambine piccolissimi. Lezione non così semplice da replicare probabilmente probabilmente perché richiede un livello di competenza, capacità di limatura del lavoro ed anche conoscenza e rispetto dei piccoli e piccolissimi lettori e lettrici non così semplice da raggiungere o che forse non si ritiene così necessario raggiungere… dopotutto, quante volte ancora lo sento dire, sono libri per bambini molto piccoli, durano poco (i libri come i bambini piccoli) e non servono a granché visto che i bambini non sanno leggere e non capiscono molto.

Sbaglierò ma continuo a pensare che quando cambieremo questa mentalità superficiale, stereotipata e sostanzialmente ignorante, quando finalmente riconosceremo all’infanzia la propria essenza, la propria competenza e impareremo a metterci alla sua altezza senza sminuirla allora forse avremo qualche speranza di progredire come società e civiltà.

Teste fiorite Consenso ai cookie con Real Cookie Banner