John della notte

Il libro che vi propongo oggi, giornata del ricordo della tratta degli schiavi e della sua abolizione, recensione uscita in esclusiva L’Innaffiatoio ma per il quale mi perdonerete l’eccezione, è John della notte di Gary Paulsen edito da Equilibri.
Il libro uscì molti anni fa in quella bella e coraggiosa collana Mondadori che io stessa leggevo da ragazzina ma torna finalmente disponibile grazie alla bellissima edizione di Equilibri.
Si tratta di un breve romanzo ambientato in una piantagione dell’America del sud in cui gli schiavi vengono trattati molto peggio delle bestie e degli oggetti. Una bambina racconta la sua esistenza in questo contesto e dell’eccezionale arrivo di unno schiavo fuori da ogni inquadramento possibile: John, John della notte, appunto. Uno schiavo speciale non solo perché resiste ad ogni tipo di punizione, leggi tortura, ma perché è uno schiavo che sa leggere e che se si trova ancora una volta tra gli schiavi a subire i soprusi dei bianchi pur essendo riuscito a liberarsi e salvarsi già una volta è per l’ostinatissima volontà di tornare ogni notte ad insegnare quelle lettere che sole hanno il potere magico di liberare i neri dal giogo dei bianchi.

Nulla c’è di più temuto dai padroni neri del fatto che uno schiavo possa imparare a leggere e scrivere, ovvero possa acquisire quegli strumenti che soli, di fatto, non solo li distinguono una volta per tutti dagli animali ma li ammettono, una volta per tutte, tra gli umani.
Perché i neri, gli schiavi, non sono umani lo stesso, anche se non sanno leggere e scrivere? 
Non per tutti, non in ogni parte del mondo e non è sempre stato così, mentre sempre e dappertutto chi sa leggere e scrivere ha degli strumenti che potenzialmente possono rendere liberi.

Lo diceva Rodari, naturalmente, “Vorrei che tutti quanti leggessero non per diventare letterati o poeti ma perché nessuno sia più schiavo”.

Dubito Rodari conoscesse Paulsen e il personaggio di John della notte ma la famosissima frase è la sintesi esatta della storia di questo romanzo che sarebbe importante incontrare sulla propria strada di lettori.
Vi avviso: è un romanzo crudo in cui nulla viene risparmiato nei dettagli, la lettura non la abbasserei sotto i 12 anni salvo lettori davvero forti e preparati ed in ogni caso, dato il tema ed il modo di trattarlo, valuterei di consigliarlo a dei lettori pronti a questo tipo di narrazioni. Agli altri offrirei anche Oh Harriet di Francesco d’Adamo che lavora sugli stessi temi, è un gran bel romanzo, forte ma non tanto come quello di Paulsen che però ha anche un altro valore letterario.

Vi segnalo il video dedicato ad un percorso di letture dalla schiavitù all’abolizione dell’aparteid.

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