Storie di animali per quattro stagioni
Ve le ricordate le lettere dello scoiattolo alla formica?
Beh, se ve le ricordate e vi hanno innamorato allora prepratevi a gioire ancora di più di questo meraviglioso Storie di animali per quattro stagioni di Toon Tellegen illustrato da Sylvia Weve edito da Sinnos con la traduzione di Laura Pignatti.
Se invece non avete mai incontrato Tellegen sulla vostra strada questa è l’occasione che fa per voi, coglietela al volo!
Storie di animali per quattro stagioni è una raccolta di piccoli racconti autoconclusivi dedicati ognuno ad un animale, si parte dall’oritteropo e si chiude con L’orsetto lavatore, passando le l’elefante, la balena, il bruco e, naturalmente, lo scoiattolo, la formica e molti altri animali, sono 23 in totale. Ad ognuno dei 23 animali, salvo qualche eccezione, è dedicata una doppia tavola in cui l’illustrazione moltiplica il senso del testo che però funziona bene in autonomia. Questo non è un libro A figure, cioè un albo illustrato, ma un libro CON le figure. In questo caso direi che le figure richiedono una particolarissima e dettagliata attenzione perché per stile e per scelta iconografica vanno lettere e interpretate in ogni dettaglio per amplificare la risonanza del testo.

Ma veniamo, appunto ai testi. Il nostro narratore onnisciente ci presenta animale per animale costruendo delle narrazioni, piccole e perfette, che mettono insieme aspetti diversi e giocano con lo stile dell’animale ed anche della scrittura in maniera incredibile: anche se gli animali sono antropomorfizzati nella rappresentazione della loro quotidianità ed anche dei loro pensieri, Tellegen non perde mai di vista alcuni aspetti essenziali del loro essere animali in modo tale che il gioco narrativo costruito di volta in volta sull’identità di ogni animale risulti allo stesso tempo spiazzante e realistico.
Regna sovrana su tutte le costruzioni narrative l’ironia del narratore ma anche un’ironia intrinseca alla “vita” in quanto tale che ci fa sorridere spesso e che può agganciare e far sviluppare pensieri che non faticheremmo a definire filosofici.
I piccoli racconti di Tellegen hanno non poco a che spartire con gli apologhi filosofici: ogni animale in cerca di definizione della propria identità, qualcuno in maniera esplicita qualcun altro più mediata, si interroga su se stesso e fa emergere interrogativi sugli altri. Pensate alla Effimera, la farfalla che vive un giorno solo, che viene invitata ad una festa l’indomani ma lei non conosce la parola “domani”, e nemmeno la parola “ieri”, il suo essere è interamente concentrato sul presente che per altro usa per rispondere agli inviti alla festa esplicitando la propria difficoltà a comprendere la parola “domani”.
Oppure pensiamo al millepiedi che passa il tempo a contare i propri piedi cambiando ogni volta il proprio nome,
Il millepiedi scrisse una lettera agli animali:
Cari animali,
c’è stato un errore. Io non sono il millepiedi, ma il milledodicipiedi.
Avevo sbagliato a contare. Mi dispiace.
Cordiali saluti,
Il milledodicipiedi (ex millepiedi)
Se vero che nomen est omen allora il millepiedi fa bene a rimettere in discussione chi è in base al proprio nome e al numero esatto di piedi. Ma se invece ci fosse una differenza tra ciò che si è e ciò che si ha? Insomma i margini per immaginare continuazioni, dialoghi filosofici, lettere che producano un ipertesto a partire da questo testo ce ne sono a bizzeffe e credo che questa sia una delle possibilità eccezionali che questo libro si porta con sè.
Scusatemi ma non posso esimermi anche dal segnalare la possibilità, secondo me, di giocare con i testi di Tellegen anche da un punto di vista divulgativo, naturalistico, confrontando il “carattere” di questi animali ed il contesto in cui l’autore li colloca con le loro caratteristiche di natura. La prima tavola, ed anche nel corso del libro a dire la verità, ci aiuta in questo senso e interpreta il testo dell’oritteropo introducendo elementi scientifici sulle caratteristiche dell’animale.
Come sempre mi piace pensare che i confini non siano così definiti, che si possa giocare con i testi in molteplici modi, anche in un andirivieni, quando possibile, tra fiction e non-fiction per scoprire che l’una può dirci molto dell’altra e viceversa, non vi pare?
