Il mondo ti aspetta
Questo post è scritto da Chiara Costantini che cura la rubrica “Un libro in cartella” ogni due giovedì.
“Il mondo di aspetta”
Età: da 5 anni
Pagine: 46
Formato: 22.3 x 31.2
Anno: 2020
Editore: Terre di Mezzo
Autore: Kobi Yamada
Illustratore: Gabriella Barouch
Oggi in cartella un albo illustrato dalla copertina rigida e lo sfondo stellato. Il titolo inciso a chiare lettere, spicca per la tonalità oro che le conferisce un ché di prezioso. Seduta per terra, sul prato collinare e fiorito in fondo alla copertina, una bambina, con lo sguardo altrove, guarda verso l’alto: scruta il cielo e oltre. Un copricapo fatto di fitte foglie le avvolge la testa. Tra il fogliame spicca un becco. È molto più di un semplice copricapo ed è semplicemente splendido.

L’inizio è sempre l’inizio
Come la salita in montagna: all’inizio si percepisce di più, ma è solo un fatto di percezione. In questi giorni di avvio, piuttosto impegnativi, ripenso a “Cecile”. Marie Aude Murail nel suo libro narra le vicende di una maestra alle prime armi. Da un lato il sogno da sempre di fare la maestra, di contro una realtà scolastica non facile. Cecile, alla sua prima esperienza di insegnamento, fatica a far quadrare tutto, a tener buoni i bambini; eppure, quando inizia a raccontare le avventure di “Coniglietto Cacchetto”, tutti, ma proprio tutti, ascoltano a bocca aperta. Ecco, in questi giorni di trambusto ho ripensato spesso a Cecile.

Inizio di un nuovo ciclo
Inizio di un nuovo percorso, inizio di un nuovo viaggio.
Ho cercato a lungo l’albo illustrato con cui dare avvio a questi cinque anni.
Non è stato facile trovare l’albo giusto.
Cercavo un libro che parlasse di peregrinazione, scoperta, crescita…
Cercavo un libro che parlasse della fiducia in sé.
Cercavo un libro che affrontasse l’errore, non come sconfitta, ma come opportunità.
Cercavo un libro ad ampio respiro.
Cercavo un libro breve ma intenso, per poter essere colto dal range attentivo di chi ama ascoltare molto, ma soprattutto da chi riesce ad ascoltare poco.
Cinque anni fa…
Per iniziare lo scorso ciclo scolastico avevo proposto “Il buon viaggio” di Beatrice Masini e Gianni De Conno, ma non volevo riutilizzare lo stesso testo. Mi piace cambiare.
Pur facendo sempre le “stesse cose”, quelle in cui credo!, mi piace farle in maniera sempre diversa.
Credo nel potere delle storie, credo nella potenza degli albi, credo nella fiducia.
Partendo dal presupposto che, come dice Danilo Dolci, “ciascuno cresce solo se sognato”, ho pensato di iniziare proponendo la lettura dello stesso albo illustrato sia ai bambi che, in separata sede, in occasione della prima riunione, ai loro genitori.
Vi racconto come sono andate le due letture.
Con i grandi

Prima riunione genitori. Prima occasione di incontro. E come tutte le prime occasioni il rischio è quello di dover dire talmente tante cose… da perdere il focus. Ecco allora l’idea di partire con la lettura prima di trattare i necessari aspetti tecnici. Genitori presi in contropiede. In un primo momento stupiti. In un secondo momento rapiti dalla lettura. Bello! Sempre molto bello poter assistere al potere della lettura condivisa.
A seguire, prendendo spunto dal testo una breve attività sulle aspettative che altro non saranno che i piccoli semi da piantare, curare e crescere durante questi anni di scuola primaria.

Con i piccoli

Il setting
L’ambiente di apprendimento svolge un ruolo cruciale. Non ha niente a che fare con i contenuti eppure come un terreno fertile permette che ai semi di germogliare. L’ambiente può condizionare positivamente o negativamente la lezione. Scegliere di leggere in un luogo piuttosto che un altro può portare al successo o all’insuccesso della lettura o dell’attività proposta. Ebbene, data la classe numerosa e vivace ho pensato di proporre la lettura in palestra. L’idea era di sedersi a semicerchio e leggere insieme. Ahimè si è rivelata un’idea pessima. Avrei dovuto immaginarlo.
C’è stato un fraintendimento d’intenti e in questo momento in cui le regole sono in fase di rodaggio non è stato producente. Per me “palestra” significava luogo ampio e tranquillo dove poter leggere liberamente. Per buona parte di loro era un luogo ampio dove poter fare ciò che si voleva. La cosa mi ha fatto riflettere. Nell’apprendimento intervengono davvero un’infinità di variabili. I giorni precedenti la lettura si era rivelata un’ancora di salvezza anche con un gruppo più ampio.
Questa volta, invece si è rivelata un “flop”.
Essendo pomeriggio, poi, i bambini erano più stanchi. Il tempo pieno è davvero un po’ troppo impegnativo per questi bambini di 6 anni non ancora abituati ai tempi serrati della scuola.
Inoltre i bambini hanno probabilmente avvertito la mia insicurezza.
Alla fine il libro non aveva dato l’effetto sperato. Io mi son trovata spiazzata e loro lo hanno colto.
Niente paura, può succedere, l’importante è non rinunciare.
Il giorno seguente ho deciso di riproporre la lettura in classe. Spazio definito. Ciascuno al proprio banco. È andata meglio. Sebbene non tutti si siano lasciati coinvolgere.

Perché sei qui? Te lo sei mai chiesta?
Tu sei unica.
Non esiste, e non esisterà mai, un’altra come te.
Puoi fare tanto.
Puoi inventare qualcosa
Che nessuno ha mai visto prima
…
La storia continua così, pagina dopo pagina, un inno al sé come dono, come potenzialità, come possibilità. Il testo è poetico, le illustrazioni di più.

Commenti a caldo
“No… di nuovo libri, uffa…” [prima della lettura]
“Che bello, ce lo rileggi?” [dopo la lettura]
“Anche a me piace soffiare sui soffioni quando vado in montagna”
“Cosa c’è dentro i vasetti? È un razzo quello? Posso vederlo?”
“Cosa vuol dire fallire?” [Chiede D.]
“È quando ti poni un obiettivo, ma non riesci a raggiungerlo” [Risponde B.]
“È quando vuoi fare una cosa, ma sbagli, allora fallisci” [Spiega A.]
“Ma la barca è un guscio di noce? Posso vederla?”
“Guarda le bandierine come quelle che abbiamo in classe”

Poi ho ripetuto la conclusione del libro:
Dal momento che tu sei qui… tutto è possibile.
[toccando ciascuno sulla testa]Dal momento che tu e tu e tu… sei qui tutto è possibile
Dal momento che voi siete qui… tutto è possibile
Cosa vorreste che fosse possibile? Cosa vorreste fare voi qui in classe o per la classe?
“Io vorrei poter consolare qualcuno quando è triste”
“Io vorrei fare i compiti”
“Imparare a leggere”
“A me non piace venire a scuola”
“Vorrei che tutti gli oggetti inanimati prendessero vita”
“Vorrei stare sempre in giardino”
“Vorrei imparare a scrivere”
“Vorrei ci fossero i giochi come alla scuola materna, lo scivolo e quelle cose lì”




Una brevissima riflessione sulla visione micro e macro.

L’osservazione dei bambini è fondamentale per conoscere e capire i loro bisogni più profondi.
Alcune cose vanno guardate più da vicino.
Altre più da lontano.
Per tutto ci vuole uno sguardo accogliente.

A mio avviso all’inizio è indispensabile lavorare sul gruppo. Il programma per il momento può aspettare. Classe è un nome collettivo, ma c’è una grande differenza tra un insieme di bambini e un gruppo di bambini. La stessa differenza che intercorre tra la capacità di integrare e quella di includere. Credo l’attenzione verso l’altro, la capacità di attivare piccoli gesti di cura e gentilezza sia la chiave per uscire dal proprio egoismo e collaborare per il bene comune. Da qui il primo atto indispensabile per la convivenza: stabilire poche, semplici, chiare regole per stare bene assieme e queste vanno decise assieme, quindi rispettate. Questo è il patto, questa è la regola.

Concludendo…
Il mondo ti aspetta è un libro a figure eclettico, dalle mille sfaccettature, aperto, inclusivo, peculiare.
È un libro per adulti o per bambini?
Da quanto ho potuto osservare è un libro forse apprezzato più dai grandi che dai piccoli.
Con i piccoli funziona meglio in una lettura intima ed esclusiva.
In generale i bambini apprezzano la poesia e la dimensione immaginifica del testo.
Per i grandi basta una sola lettura. Per i piccoli ce ne vogliono almeno due e qualche pausa per dare spazio al dialogo.
Infine mi piace molto come conclude questo libro, perché non si tratta di una chiusa ma di una vera e propria apertura: tutto è possibile.
Credo valga anche per me come insegnante. Mi è stata affidata questa classe, sicuramente non mancheranno le difficoltà, ma è proprio qui il posto in cui devo stare e dal momento che sono qui farò il meglio possibile.
