La sedia blu
Questo post è scritto da Chiara Costantini che cura la rubrica “Un libro in cartella” ogni due giovedì.
“La sedia blu”
Età: da 4 anni
Pagine: 36
Formato: 20.5 x 25.9
Anno: 2011
Editore: Babalibri
Autore: Claude Boujon
Oggi in cartella la sedia blu…
No, non una vera e propria sedia. Certo che no.
“La sedia blu” è un piccolo albo illustrato, esile e agile, dall’effetto assicurato. Si presta bene sia per una lettura ad alta voce che per una lettura animata, senza per questo alterare la storia.
È un libro che piace ai piccoli, ma anche ai grandi.
“La sedia blu”, nella sua semplicità, possiede tutte le caratteristiche dell’albo di qualità.
Testi brevi, illustrazioni didascaliche, ma mai banali, rafforzano il senso del racconto. Una bella storia tiene alta l’attenzione del lettore fino alla fine. La conclusione giunge inaspettata, una freddura, al contempo spiazzante e divertente.
Si tratta di una narrazione che permette al lettore bambino di identificarsi facilmente. È breve e inclusiva. Tutti riescono a seguire la vicenda. La storia richiama il gioco simbolico, il “facciamo finta che…”, gioco che tutti i bambini adorano. I due protagonisti hanno sembianze animali ma ingegno umano e rievocano lo stile favolistico.
La sedia blu
“La sedia blu” narra di due amici, Bruscolo e Botolo, che facendo una passeggiata nel deserto avvistano un oggetto blu. Presto scoprono che l’oggetto in questione è una sedia che però può essere tanto altro. Una sedia può essere qualcosa di magico. I due amici fantasticano fino a quando giunge un camelide.. ma non vi svelerò null’altro.
Perché ho scelto questo libro?
Ho scelto questo libro per svariate ragioni.
Innanzitutto un legame affettivo.
Ricordo quand’ero piccola e mia mamma doveva rassettare la cucina, per pulire al meglio trasferiva le sedie nel corridoio adiacente. Erano quattro sedie massicce, struttura in legno e seduta in paglia compressa, sopra la seduta un cuscino. Ricordo che con mio fratello ribaltavamo le sedie appoggiando lo schienale a terra. Poi le univamo una davanti all’altra così si formavano dei piccoli vani (alias vagoni). Questo era il nostro treno. Era più il tempo che impiegavamo a preparare che quello di gioco effettivo, ma la preparazione faceva parte del gioco. Adoravamo quel gioco e lo ripetevamo ogniqualvolta mia mamma trasferisse momentaneamente le sedie della cucina in corridoio.
La sedia – come afferma saggiamente Bruscolo – è un oggetto magico!
In secondo luogo…
Ho scelto questo libro perché mi sembrava il libro giusto per questo momento.
Uno dei primi obiettivi per questi bambini di prima sarà imparare a leggere. Un’abilità che richiederà impegno, costanza, a volte un po’ di fatica. Per poter affrontare la fatica, a mio avviso, è indispensabile avere la giusta motivazione, sapere che ne vale la pena. Ecco perché ha senso leggere a loro prima che loro inizino a leggere autonomamente. Le belle storie daranno la giusta energia per apprendere una competenza non innata.
Infine…
Di recente è nata una nuova casa editrice, Officina Babuk, frutto della collaborazione tra Uovonero e Babalibri, che ha pubblicato questo stesso albo mantenendone le illustrazioni ma esprimendo il testo in simboli, scrittura CAA (Comunicazione Aumentativa Alternativa), risultando così ancor più accessibile e inclusivo.
Veniamo all’esperienza di lettura in classe.
“E adesso cosa facciamo?“
Passo dietro la cattedra, prendo la sedia, la porto avanti.
«Questa cos’è? »
Qualcuno azzarda la risposta a voce spiegata.
Strabuzzo gli occhi e cominciano magicamente ad alzare le mani.
La prima risposta è la più scontata: “Una sedia”
“Di solito la trovi vicino a un tavolo”
“Ti puoi sedere dritto o di lato”
A seguire una serie di risposte piuttosto “scolastiche”.
“Puoi usare la sedia quando devi raggiungere qualcosa che si trova in alto”
“Puoi usare la sedia come comodino, se non ne hai uno, per appoggiarti le cose vicino al letto”
“Oppure puoi usare la sedia per appoggiarti i piedi e stare più comodo”
«Qualche altra idea?!?» chiedo.
Silenzio.
Poi si alza timidamente una manina: “Io qualche volta la uso per farci una tenda”
A questo punto apro lo zaino e prendo il libro.
“Oh finalmente, ci hai portato un bel libro dei tuoi?”
[Sorrido e penso a quanto potenti sia le belle storie]
Inizio a leggere.
Un giorno Bruscolo e Botolo passeggiavano nel deserto.
«Non c’è molta gente», disse Bruscolo.
«È un vero deserto» borbottò Botolo che amava la precisione.
«Oh guarda! Laggiù c’è qualcosa di nuovo!» annunciò Bruscolo indicando una macchia blu in lontananza.
Quindi i due amici si avvicinano e appurano che la macchia blu in realtà è una sedia, una sedia blu per la precisione.
«Una sedia è qualcosa di magico. Si può trasformare in una slitta, in un camion dei pompieri, in un’ambulanza, in un’automobile da corsa, in un elicottero, in un aereo, in un qualsiasi cosa si muova o voli…»
Io mi lascio guidare dalla lettura, leggo, imito, salgo e scendo dalla sedia. Entro nel libro io. Entrano nel libro loro. E la storia prende vita. Quando arriviamo alla sedia come bancone del bar, a turno si alzano spontaneamente dalla loro postazione e vengono a prendersi qualcosa… una coca cola, un gelato, delle patatine, pagano e tornano al posto. Pura magia.
Infine giunge un camelide.
Leggo fermamente quanto dice [ma, come detto, non vi rovinerò la sorpresa].
Poi, senza esitare, finisco la storia e chiudo il libro.
Silenzio.
Effetto stupendo.
Da assaporare.
Sul più bello che si erano staccati dall’ambito scolastico e si stavano lasciando trasportare dal pensiero divergente (nei bambini più comunemente detto fantasia), taac… arriva il camelide che lascia ben poco spazio alla fantasia. Spassosissimo.
Commenti a caldissimo
“Noo”
“Ma che brutto”
“Non può finire così”
“Cattivo camelide”
Sorrido
E prima di perdere l’attenzione introduco l’argomento della giornata che non c’entra un bel niente con la lettura fatta. La lettura non è vincolata al tema (almeno nella migliore delle ipotesi). Il trucco è prenderli in contropiede.
Qualche giorno dopo ho deciso di rileggere il libro perché, si sa, le belle storie piacciono e vogliono essere ascoltate. E ancora. Poi, senza tante parole ci siamo trasferiti in palestra dove avevo predisposto delle sedie, una ogni due bambini, dei foulard e un sottofondo musicale. Ingredienti ideali per dei giochi psicomotori. Poche regole chiare: si ascolta e non si fa male.
Commenti a caldo parte seconda
“Qual è Bruscolo e qual è Botolo?”
“Tu chi sei? Bruscolo o Botolo? Io voglio essere Bruscolo? Anche tu?”
“Il camelide sei tu?” [riferito a me, adulto. Ci sta!]
Poi il via al gioco ed ecco come il vincolo, ossia l’utilizzo di un determinato materiale (sedia e foulard) sia la miccia per innescare la creatività. Lo stesso fondamento alla base della grammatica della fantasia nel binomio di Rodari.
Poco importa se di blu qui c’è solo il pavimento.
La sedia è una sedia in legno con le zampe verdi in ferro.
Poco importa.
Può diventare qualsiasi cosa…
Un ampio spazio da abitare.
Un rifugio.
Una tana.
La tenda degli indiani.
Una casetta.
Un fortino.
Un nascondiglio.
E tanto altro ancora.
Infine un momento di debriefing per raccontare e raccontarsi.
A seguire il giorno dopo un’attività di disegno e scrittura per fissare e rivivere in segni su foglio l’esperienza, dal libro al gioco.
Bonus: alcune foto di… quante cose è “la sedia blu”