Salta!

Questo post è scritto da Chiara Costantini che cura la rubrica “Un libro in cartella” ogni due giovedì.

“Salta!”

Età: da 3 anni
Pagine: 32
Formato: 21 x 29
Anno: 2022
Editore: Kite
Autore: Davide Calì
Illustratore: Adalgisa Masella
 

Oggi in cartella un albo illustrato di medie dimensioni.

Copertina rigida, colori pastello tra il verde il blu. Il protagonista della storia in primo piano. Il titolo in corsivo. Nei grafemi il movimento, le singole lettere sembrano unite da liane: “Salta!”.

Salta!

Un imperativo. Un imperativo esclamativo. Un’esortazione forte, carica di coraggio e fiducia insieme.

Quando si salta?

Si salta quando si è pronti.
Mica facile saltare…
Presuppone una serie di azioni concatenate, consecutive, coordinate.
Per saltare bisogna avere coraggio.

Cosa significa saltare?

Staccarsi da terra in una successione di movimenti comprendente lo slancio, l’elevazione e la ricaduta sul punto stesso di partenza o a poca distanza da questo oppure lo staccarsi per raggiungere una superficie più in basso, più in alto o in avanti.

Chi salta?

Salta chi osa farlo. Potenzialmente tutti possono saltare. È un’abilità che si può apprendere.

È un albo che funziona per le illustrazioni magnetiche, i dialoghi incalzanti, la forza del personaggio protagonista.

Salta! – Copertina e retrocopertina

In copertina “Salta!”, nel retro di copertina “Cosa aspetti?
Tra il “Salta” e il “Salto” c’è tutto.
Si passa dal “tu” all’ “io”.
È un frangente di tempo breve eppure racchiude tutto. Una richiesta esterna, una rielaborazione interna, un’azione che risponde alla richiesta iniziale.

Una bella storia che…

Questo libro a figure oltre a narrare una bella storia, offre uno spunto di riflessione anche rispetto la figura del “maestro”.

Uno scoiattolo volante deve saltare per la prima volta e, come ogni prima volta, porta in serbo una buona dose di timore. Il suo istruttore lo accompagna e rassicura in questa delicata fase. Il tutto condito con una sana ironia, ingrediente indispensabile per sdrammatizzare le situazioni difficili.

Il “maestro”, istruttore, allenatore, insegnante che sia deve far leva sui punti di forza, credere nell’allievo, discepolo, alunno e far sentire questa fiducia. In questo modo cresce e si consolida il senso di autoefficacia e la fiducia in sé. Il “maestro”, istruttore, allenatore, insegnante che sia, è e deve essere anzitutto un educatore, ossia colui che è capace di tirar fuori il meglio di sé. Dà la possibilità di sviluppare il potenziale. Di crescere. Di saltare.

Ogni salto deve avvenire al momento giusto… dello sviluppo cognitivo, motorio, relazionale.

È proprio in quel preciso momento che si spicca il salto.

È quella la soglia, il trampolino, la zona di sviluppo prossimale di Vygotskij. È l’intervento dell’adulto che rende possibile lo scatto di crescita. La figura di riferimento non sostituisce il bambino, ma offre le strategie e la fiducia perché egli possa fare da solo. E allora: Salta!

Salta!

In queste cinque lettere accompagnate dal punto esclamativo c’è molto di più, è un “salta, perché so che ce la farai e io sono con te, anche se a saltare sei tu”.
“Salta, perché è arrivato il momento ed è quello giusto”.
“Salta!” una sintesi che incoraggia, dipana le paure, ricorda le potenzialità.

Nel testo ritroviamo anche il riferimento agli altri, non tanto come termine di confronto ma per contestualizzare e ridurre le proprie paure. È diverso provare paura da soli o provare paura insieme. È diverso far fatica da soli o far fatica insieme. È diverso esser felici da soli o esser felici insieme.

È proprio l’insieme ad alleggerire, a ridimensionare e allo stesso tempo a fungere da cassa armonica, a riverberare, a moltiplicare. Siamo esseri sociali. Abbiamo bisogno dell’altro, non per dipendere ma per dare un senso compiuto a ciò che siamo.

Veniamo ora alla lettura vera e propria.

In realtà doppia lettura perché quando le storie piacciono si possono leggere più volte.

Nella vita di ogni scoiattolo
arriva il giorno in cui deve imparare
a saltare da un albero all’altro.
Quel giorno però Maicol non aveva proprio
nessuna intenzione di saltare.
Molti l’avevano già fatto e tanti altri aspettavano
il loro turno, ma lui non ne voleva sapere.

– Saltare nel vuoto? – disse – Non ci riuscirò mai!
– Sì, che ci riuscirai. – lo incoraggiò l’istruttore – Ci sono riusciti gli altri prima di te e sono sicuro che ci riuscirai anche tu.

La storia continua

Maicol, lo scoiattolo pone l’istruttore di fronte ad una serie di eventualità che potrebbero determinare il fallimento del suo salto. Parte da situazioni plausibili come il mancare un albero o la caduta ad altre più assurde come finire tra le fauci di una tigre o di un coccodrillo. [Situazioni che ovviamente i bambini non trovano così assurde, come assurdo non è avere un mostro sotto al letto o nello sgabuzzino di casa]. L’istruttore paziente lo rassicura. Lo prepara. Lo aiuta a legarsi il casco. Alla fine Maicol si convince a saltare.

Così prese una bella rincorsa e spiccò un salto.
Fu in quel momento che l’istruttore gli urlò…
– Ricordati che sei uno scoiattolo volante!

Commenti a caldo

“Che bello… ce lo leggi di nuovo?”
“Posso disegnare lo scoiattolino?”
“Lo scoiattolo è troppo tenero, posso vederlo da vicino?”
“A me è piaciuto tanto quando gli grida… e ricordati che sei uno scoiattolo volante e… hop… apre le ali e riesce a volare”
“Maicol aveva paura perché era piccolo”
“Forse si era dimenticato che aveva le ali”
“Secondo me, pensava di non riuscire”
“La tigre e il coccodrillo erano delle scuse”
“Forse aveva paura dell’altezza”
“O di fare figuracce”
“Per me, aveva paura di cadere e farsi male”
“A me è capitato in montagna di aver paura di saltare e cadere nel burrone”
“Io avevo un po’ di paura il primo giorno di scuola”
“Io ho paura quando salgo troppo in alto”
“Io ho paura quando cambio baby-sitter”

Dopo la lettura

Ho lasciato il tempo per la consueta “data” sul quaderno e il disegno di un particolare momento della storia. Libro a disposizione per essere sfogliato, rileggere la storia, guardare i disegni.

In palestra

Dopo alcuni esercizi sugli schemi motori di base, spazio al “gioco libero”. Il gioco fatto di sole due regole: non si fa male e si ascolta. Un gioco fatto di pochi materiali a disposizione e una buona dose di fantasia… qualche cerchio, qualche mattone, dei foulard.
Ah… i foulard che oggetto magico, possono trasformarsi in mantelli, veli, tappeti volanti, tende, cappelli, bandane, coperte.

Vedo a terra due cerchi e due compagni, molto amici fra loro, confabulare. Si posizionano il foulard trattenendolo nel pugno. Il primo entra dentro al cerchio. Si concentra. Poi spicca un salto nell’altro cerchio. Nel mezzo apre le braccia. Poi atterra. Si volta. Mi vede. E dice: “Che c’è…?!? Siamo scoiattoli volanti!”

Che meraviglia il gioco!

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