Dove abitano i mostri

Vi ricordate di Senza una buona ragione?

Romanzo nero, duro, intenso e molto ma molto bello in cui la protagonista Bianca veniva travolta da un male incomprensibile fattole da una persona a lei molto vicina. Ecco che la storia di Bianca e del mondo che la circonda, nel bene e nel male, torna in questo Dove abitano i mostri, l’ultimo romanzo di Benedetta Bonfiglioli edito, come il precedente, da Pelledoca.

Dove abitano i mostri condivide con Senza una buona ragione la struttura narrativa e l’organizzazione ritmica giocando con i punti di vista, le focalizzazioni, con il tempo narrativo ma anche con il dialogo… ma adesso provo a spiegarmi meglio.

Iniziamo col dire che anche Dove abitano i mostri è diviso in due parti saldamente distinte da una pagina nera di spirali. La prima parte ci racconta, attraverso vari personaggi, cosa è successo in quegli 82 giorni in cui Bianca scompare da casa, quei giorni che Bianca trascorre in montagna e rimette in piedi se stessa che abbiamo goduto nella seconda parte di Senza una buona ragione, e che adesso scopriamo visti dall’altra parte. Assistiamo allo scrutinio in cui Bianca viene bocciata per cattiva condotta, ma anche assistiamo al disvelamento di cosa davvero è successo, alla scoperta del male fatto da Mia, alla ricostruzione di ogni singolo passo che ha portato Bianca nel baratro, ci sentiamo anche quasi sollevati dal poter finalmente condividere con le altre persone che circondavano Bianca e che non si erano accorte di niente, la verità profonda di ciò che questa ragazza ha subito, appunto, senza una buona ragione. Noi che eravamo stati spettatori increduli del male perpetrato da Mila su Bianca qui possiamo forse riprendere a respirare vedendo qualche tassello andare al proprio posto. Nella seconda parte invece Bianca torna a casa e assistiamo al momento in cui la vede la madre per la prima volta, il padre, il fratello (anche lui preso nella rete di Mila) gli amici, quelli veri… Insomma in Dove abitano i mostri sembra che Bianca torni a cercare di riappropriarsi della propria vita. Detto così sembrerebbe di avere tra le mani un romanzo luminoso e invece così non è, in Dove abitano i mostri se possibile il travaglio si moltiplica, il sapere il dietro le quinte di ciò che è accaduto in assenza di Bianca a tratti sembra far montare l’incredulità verso la cecità di questi adulti incapaci di vedere cosa stava veramente accadendo, come sia facile, tutto sommato, provocare un male indicibile senza una buona ragione e passare per impuniti fino a quando un atto mancato (e meno male che ci sono pure quelli) di Mila permette di scoprire il diario in cui ogni cosa è spiegata. Mila sarà seguita come merita, Bianca forse francamente un pochino meno di quanto vorremmo ma credo che anche questo sia molto realistico.

Non mi metterò certo a ripercorrere i meandri dell’intreccio sapientemente costruito, ma su due cose vorrei soffermarmi, una legata al “contenuto” e uno alla forma: il romanzo, come già il precedente, è intrapuntato di pagine di diario in prima persona, sono pagine che rompono il ritmo e la focalizzazione offrendoci una prospettiva interna e che anche influenzano la nostra lettura , ma sono anche pagine a cui dobbiamo un colpo di scena finale che vi lascerà a bocca aperta. Adoro i colpi di scena ben riusciti! Altro non aggiungo ma tenete d’occhio quel diario e non accontentatevi delle apparenze!

Dal punto di vista formale invece quello che mi preme sottolineare è la potenza del discorso indiretto libero che qui la Bonfiglioli gioca alla grandissima e che permette un gioco interno sottilissimo di focalizzazione che arriva a scaldare quella terza persona narrante che altrimenti sarebbe potuta restare un po’ più distante e che invece viene continuamente tirata dentro dai dialoghi diretti liberi che senza punteggiatura si sciolgono nella prosa.

Facciamo un bell’elogio della potenza del discorso diretto libero! Che potenza che hanno gli strumenti narrativi nelle mani di un bravo scrittore o scrittrice! La sostanza non sarebbe nulla senza la forma in letteratura come in tutta l’arte e vi sembrerà ozioso e inutile ma credo che sia importante ribadire il concetto perché questo, Dove abitano i mostri, così come prima di lui Senza una buona ragione, è un bel romanzo ma non lo è perché racconta una, se volete l’ennesima, storia di bullismo o di male tra adolescenti, NO, non è per questo, è un gran bel romanzo per COME è scritto! Perché questo intreccio costruito sapientemente, i tempi ritmati, il diario che sorprende di tanto in tanto, questi dialoghi che irrompono come correnti nel mare, fanno tutta la differenza del mondo nella scrittura.

Qui mi fermo e vi auguro di leggere Dove abitano i mostri avendo la cura di notare che in questo titolo non c’è un punto di domanda, resta lì come un’affermazione e alla fine, chiuso il libro, alla luce di un finale francamente inatteso, questo piccolo, apparentemente, dettaglio, apparirà significante e vi troverete voi ad aggiungerlo quel punto di domanda per chiedervi, a pagine chiuse, quale fosse, davvero, il luogo dove abitano i mostri.

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