“Alcuni bambini” di Jean-Jacques Sempé

Alcuni bambini sono capaci di resistere strenuamente al mondo adulto, altri…si rompono facilmente. Ci sono diversi modi di guardare e raccontare l’infanzia, quelli che ne mettono in scena la forza e quelli che ne riconoscono la fragilità, tra gli altri, ma tutti, TUTTI, hanno in comune un elemento essenziale: sia chi riesce a raccontare e mostrare la potenza che chi ne sente le difficoltà ha l’incredibile capacità di mettersi dalla parte dell’infanzia.

Raccontare l’infanzia vuol dire fare una scelta di campo, separarsi in qualche modo, se volete per qualche tempo, dall'”adultità” per tornare ad ascoltare l’orecchio acerbo che hanno avuto la cura, e anche la fortuna, di tenere sempre in allenamento.

Uno degli autori che ha saputo stare dalla parte dell’infanzia con una forza, e al tempo stesso con una leggerezza, incredibili è senza dubbio Jean-Jacques Sempé.

Alcuni bambini, di Jean-Jacques Sempé, edito da 21 lettere con la traduzione di Dylan Rocknroll, (la prima edizione in lingua originale è del 1984, l’edizione italiane del dicembre 2022) è una raccolta di disegni, vignette, se volete, per lo più senza parole, che mettono in scena senza mezzi termini l’opposizione tra bambini e bambine e adulti. L’infanzia e l’età adulta non si trovano qui contrapposte “solo” per la scelta di come stare al mondo, per la leggerezza della prima contrapposta alla “pesantezza” della seconda, ma soprattutto per l’indifferenza con cui i grandi guardano, o forse sarebbe meglio dire non guardano, ai piccoli.

La prima pagina, da bravo incipit, parla molto chiaro e ci apre a cosa accadrà per tutto il libro: il piccolo protagonista muove i suoi primi passi mentre i genitori non si accorgono di niente intenti come sono a guardare la televisione. Da qui in poi sarà un continuo di prove di forza dell’infanzia nei confronti di genitori, insegnanti e adulti in generale, che oscillano tra la disattenzione e l’incapacità totale di comprendere l’infanzia.

Sempé come sempre torna alla sua infanzia per prendere spunto, ritroviamo le classi numerosissime dei suoi anni di scuola, quando venne espulso per cattiva condotta, il latino alle medie, le punizioni corporali, i ceffoni e i giochi all’aria aperta eppure i suoi disegni parlano di, e a, bambini e bambine di sempre e dovunque. Nulla nella rapidità con cui Sempé ritrae e disegna l’infanzia “puzza” di datato o di adulto. Lui, Sempé, fino all’ultimo ha tenuto vivissima la memoria di qualcosa di presente, la consapevolezza di dover riconoscere a quei bambini e a quelle bambine tutto il rispetto e l’amore che si deve a delle creature che sanno resistere praticamente a tutto, nonostante gli adulti che li circondano.

Alcuni bambini è un libro in cui bambini e bambine di possono ritrovarsi con immediata semplicità, ma anche un libro che gli adulti che hanno a che fare con l’infanzia, a qualsiasi titolo, dovrebbero leggere e possibilmente meditare e comprendere, un modo per guardare quasi dietro le quinte di ciò che succede nel rapporto adulto-bambino, senza che ce ne rendiamo conto.

Alcune pagine di questo libro stanno a sé e significano in tutta la loro forza con una immediatezza icastica, altre invece costituiscono delle sequenze che vale la pena seguire in ogni dettaglio per ritrovare la dinamica della relazione, spesso sorprendente, tra causa e azione nelle reazioni di bambini e bambine alla realtà che si trovano ad affrontare.

Incredibile come pochi tratti rapidissimi di matita alcune ombre di acquerello riescano a diventare tanto significanti e comunicare non solo con tanta immediatezza ma anche con una straordinaria ironia. Un’ironia che mai sminuisce la grandezza dei piccoli protagonisti ma piuttosto si mette lì tra gli elementi testuali a significare il contrasto tra realtà e immaginazione, tra ottimismo della volontà e pessimismo della conoscenza, tra verità e interpretazione, tra mondo e punto di vista adulto e quello dell’infanzia.

Se ironia c’è, e si fa sentire forte, non serve a sminuire ma se possibile ad amplificare la forza di opposizione alla realtà di cui solo alcuni bambini, appunto, sono capaci.

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