Doppio passo

Conoscete Lily Parr?

Io, francamente, ne ignoravo nome ed esistenza.

Ma non conoscevo nemmeno Martin il narratore di questa storia….

Ma iniziamo col dire che la storia che vi racconto oggi è quella del libro Doppio passo di Alice Keller e Veronica Truttero edita da Sinnos nella collana Graphic Novel, un bel libro che tra fumetto e narrativa racconta per testo e immagini la storia di due ragazzi che si assomigliano come due gocce d’acqua e che tuttavia in comune, apparentemente hanno davvero poco… a iniziare dal sesso di appartenenza.

Siamo in Inghilterra durante la prima guerra mondiale, quando nei paesi si potevano trovare solo le donne, impiegate nella fabbrica di munizioni, i ragazzi troppo giovani per essere chiamati al fronte, le ragazze, i bambini e le bambine; nel quartiere dove abita Martin, come in tutti gli altri quartieri a dire la verità, c’è un cortile in cui settimanalmente tutti gli undici ragazzi del vicinato si ritrovano per giocare a calcio. Dall’altra parte della fabbrica, c’è una specie di deja-vu architettonico, stessa conformazione del quartiere, stesso cortile, una palla da calcio che rimbalza ma a calciare c’è una femmina, non undici maschi, una ragazza di nome Lily.

Martin e Lily si assomigliano come due gocce d’acqua, Martin non si accorge nemmeno che è femmina fino a quando lei non si sfila la maglia e i pantaloni con cui gioca a calcio e rimette il vestito a fiori per correre a casa dalla mamma che la reclama.

Quanto Lily è incredibilmente forte a giocare a calcio tanto Martin ne è terrorizzato e capirete in un attimo cosa gli passa per la mente quando i ragazzi del quartiere organizzano un’importante partita a cui assisterà un talent scout….

Lily Parr è forse la più forte calciatrice di tutti i tempi, la sua potenza non era solo nelle gambe ma anche nella capacità di entusiasmare il pubblico, maschile e femminile, tanto da spaventare gli organizzatori del campionato inglese che prenderanno provvedimenti per cercare di arginare il “fenomeno Parr”.

Basta, ho detto decisamente troppo della storia di questo libro e non è da me, scusatemi, ma c’è u motivo per cui mi sono lasciata andare: Doppio passo è un belllissimo e non così frequente esempio di come fiction e non-fiction si possono intrecciare senza soluzione di continuità, di come la narrazione può amalgamare le storie vere e quelle verosimili per di più facendosi forte del linguaggio del disegno, insieme a quello delle parole.

Come accade anche in Contro corrente le due autrici, Alice Keller e Veronica Truttero, raccontano la storia vera di questa grande calciatrice in maniera trasversale partendo non solo dall’infanzia, ma centrando la narrazione su un personaggio terzo, per altro non storicamente esistito. Quanto conta che Martin sia esistito davvero o sia un personaggio verosimile? Potremmo intavolare una discussione lunga e secondo me interessante sull’argomento, ma ciò che resta indiscutibilmente, secondo me, è che la finzione può venire in aiuto alla realtà.

Martin racconta in prima persona, tra testo e baloon con una focalizzazione mista tra l’interna e l’esterna tipica delle sceneggiatura del fumetto, la sua storia perfettamente all’altezza di lettore e lettrice coetaneo, Lily, dal canto suo, come personaggio interno alla narrazione, fa emergere la sua, di storia… L’una è vera, l’altra non è falsa bensì verosimile…

Qual è il risultato di questa operazione?

Qual è il movente per un libro costruito in modo tale?

L’efficacia narrativa. La costruzione di una narrazione diagonale che, come quasi sempre, riesce ad avere più forza delle narrazioni dirette.

In un mercato stracarico, e non è un dato positivo di per sé, anzi, di biografie che raccontano grandi personalità realmente esistite, Doppio passo si colloca in una posizione laterale e, secondo me, vincente come scelta narrativa regalandoci una bella narrazione, ben scritta e ben disegnata in cui, certo, incontreremo anche uno spunto di realtà che magari ci aprirà uno spiraglio di approfondimento o aggancerà una curiosità di qualche natura soggettiva, ma che sta anche perfettamente stare insieme da solo, anzi soffrirebbe di esser schiacciato in una definizione netta.

Ormai lo sapete, per i libri che sanno stare sulle soglie, che tengono i piedi in due o più staffe ho un debole di gratitudine per non chiudere le possibilità della narrazione ma per moltiplicarle in dialogo aperto con i lettori e le lettrici.

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