La vecchia casa sul canale

Che gioia quando escono libri come questo… e che privilegio poter contare su un libro come questo per raccontare una storia importante, la Storia presa da una diagonale inattesa perfettamente calibrata per raggiungere lettori e lettrici di tante età diverse.

Sto parlando di La vecchia casa sul canale di Thomas Harding e Britta Teckentrup edito da Uovonero in collaborazione con la Anne Frankl House, con la traduzione di Sante Bandirali.

La vecchia casa sul canale è un albo illustrato di una bellezza mozzafiato, con quello stile concreto e immaginifico insieme che contraddistingue la Teckentrup, che racconta la storia di un luogo, di una casa, ovvero della casa in cui ha vissuto gli ultimi mesi di vita Anne Frank nascosta nascosta insieme alla famiglia e ad altre 4 persone. La storia della casa di Anne, dove oggi c’è il museo a lei dedicato, ad Amsterdam, non la storia di Anne, è qui che c’è tutta la potenza di questo libro.

La storia si apre con una doppia tavola meravigliosa di paesaggio rurale e acquatico, siamo in un tempo moooolto lontano (1580 ci dice la data in alto a destra) ma in uno spazio che non si muove mai, come se il libro fosse a camera fissa e riprendesse in time lapse cosa è successo in secoli e secoli nel luogo dove oggi c’è la Casa di Anne Frank. Dapprima, in quel luogo, come dappertutto, c’era la natura a regnare sovrana, poi, con il tempo, gli uomini hanno cominciato a costruire una città, in quel luogo, le palafitte, i muri, le case. In quel luogo venne costruita una deliziosa casa di mattoni, poi ne vennero costruite altre, a fianco, ci vissero diverse persone, famiglie numerose, ci furono feste, gli abitanti della casa vissero momenti terribili durante le pestilenze, le gelate, un enorme incendio…

Tutto cambia intorno alla casa di mattoni, cambiano gli abitanti, le funzioni a cui viene adibita, le condizioni storiche, il grado di manutenzione o degrado dell’edificio, il tempo della Storia scorre ma il luogo resta fermo, pronto per la storia successiva. La costruzione narrativa dell’albo procede velocemente, un’epoca ogni doppia tavola, sostanzialmente, fino alla metà quando, ad abitare la casa, arriva Otto con la sua famiglia e lo troviamo lì, sulla soglia della casa di mattoni immortalato in un foto con sua figlia Anne. Da qui in poi il ritmo rallenta, l’albo si prende qualche pagina per contestualizzare, raccontare la storia vera di chi si è nascosto ed è stato scoperto lasciando, ancora una volta, la casa vuota fino a quando…

La vecchia casa sul canale, come già La casa sul lago, firmato dagli stessi autori, racconta la storia di un luogo in un tempo, un luogo fisso in un tempo che scorre. Sarebbe senz’altro, e sicuramente è anche questo, un albo sul tempo, se al centro non ci fosse la storia di una bambina che conosciamo tutti molto bene, anche solo di vista o di nome, una bambina che ci ha raccontato tutto di sé nei suoi diari e che proprio grazie ai diari, molto tempo dopo, senza che lei abbia potuto saperne niente, ha ridato vita alla casa sul fiume che oggi racconta la sua vita. Il nome di Anne è dappertutto, l’apertura del libro contestualizza, la fine è un’appendice divulgativa, ma dentro il libro vero e proprio, tra le tavole il suo nome non è mai fatto.

Una scelta interessante non vi pare?

Io direi una scelta coerente con lo stile con cui questo libro è stato fatto, dicendo ciò che è necessario dire e tacendo ciò che dicono da sole le illustrazioni e lì Anne la vediamo molto bene, a metà libro. E poi, il nome di Anne avrebbe forse portato due conseguenze che avrebbero attenuato la forza narrativa del libro, da un lato esplicitando l’ovvio, dall’altro portando implicitamente l’attenzione dalla casa alla sua abitante.

E invece il gioco narrativo che Harding e Teckentrup fanno è proprio quello di raccontarci, come fosse una storia narrata a voce alta, in passato remoto narrativo e chiudendo al presente, la storia di un luogo. E d’altra parte se ci pensiamo quante più storie contiene un luogo rispetto ad una persona?

Raccontare la Shoah richiede sempre, soprattutto se lo si fa con bambine e bambini (dal secondo ciclo della primaria in su), ragazze e ragazzi, la scelta di una via trasversale, di una diagonale che significhi e sorprenda e insieme metta a riparo da una Storia troppo grande per qualsiasi lettore. La vecchia casa sul canale riesce in tutto questo in maniera straordinaria regalandoci un libro bellissimo da leggere, eccezionalmente bello da guardare e leggere insieme, e da lasciar sedimentare nel ricordo delle storie così da farlo riaffiorare quando tornerà la storia di Anne ma anche quando ci troveremo a immaginare come raccontare una storia. Come tutti i grandi libri, la spinta d’esempio è fortissima, si può raccontare una storia anche così, si può entrare nella Storia anche dalla porta di una casa, anzi dall’esistenza di un luogo prima che il luogo stesso esistesse per come lo conosciamo in un gioco di tempi trascinante ed emozionante.

Se siete rimaste a leggere questo post avendo resistito a correre a prendere il libro siete state brave, care teste fiorite, ma ora il tempo è giunto, fate entrare La vecchia casa sul canale nelle vostre case e scuola il prima possibile, non perdete l’occasione!

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