On the road con Mexikid
Questo post è scritto da Elena Poletti, in collaborazione col suo blog Immaginarie, che cura la rubrica “Libri in lingua” in uscita il primo sabato del mese.
Buon 2024, amiche e amici di Teste Fiorite!
Sono felice di essere nuovamente ospite di queste belle pagine per portarvi in un viaggio sia geografico, sia nel tempo.
Mexikid di Pedro Martín è una graphic novel corposa, pubblicata in inglese, che ci accompagna negli anni ’70 del secolo scorso. È un romanzo grafico autobiografico on the road che nasce da un fumetto diffuso in un primo tempo sul web.
È il 1977 e Pedro (detto anche Peter) è un ragazzino mexican-american come tanti altri che vive in California con la sua numerosa e rumorosa famiglia. Adora Happy Days, le action figure dei supereroi, le gite al supermercato Kmart e passa una parte considerevole del suo tempo a bisticciare più o meno amichevolmente con i suoi 8 fratelli e sorelle.
Pedro, che avrà 10 o 11 anni, è nato negli Stati Uniti, così come gli altri 3 fratelli più piccoli, mentre i 5 fratelli e sorelle maggiori, adolescenti o quasi adulti, sono nati in Messico, e questo crea una sorta di distinzione – scherzosa ma non troppo – all’interno del gruppo.
Il nostro protagonista incarna quello che gli statunitensi chiamano ‘third culture kid’: un figlio di persone immigrate, nato e cresciuto negli States a cavallo tra due sistemi culturali, e quindi sempre in qualche modo impegnato in un’intima ricerca di equilibrio tra le molteplici componenti della sua identità.
È estate, e all’improvviso i genitori annunciano un viaggio imminente: bisogna tornare nella loro cittadina natale a prendere il nonno novantenne, che verrà a vivere in California.
Pedro ha le sue perplessità: la loro casetta è già affollatissima, dove lo metteranno il nonno? Ma soprattutto, questo abuelo semisconosciuto che è una figura un po’ mitica, eroe della rivoluzione messicana, andrà d’accordo con il nipotino nerd? Si sapranno capire?
La famiglia parte, con un furgone e un grande caravan Winnebago, e sarà – cosa ve lo dico a fare? – un viaggio super avventuroso, pieno di incontri interessanti, sorprese di tutti i tipi e qualche momento di disagio, intestinale e non solo.
Poi arriva l’incontro vero e proprio con il nonno. Se prima i racconti di famiglia su Abuelito venivano raffigurati su tavole di colore seppiato, a trasmettere un senso epico di lontananza nel tempo, a questo punto i racconti si trasformano, nella mente di Pedro che sta conoscendo meglio il nonno, in tavole nello stile dei fumetti d’avventura (tipo Tex e simili) che si intervallano a quelle della narrazione principale.
Prima di lasciare il Messico il nonno ha una cosa importante da fare: trasportare in un luogo sicuro i resti della moglie, morta per un malore tanti anni prima e sepolta in un cimitero che sta collassando per effetto delle sabbie mobili. E qui si apre un episodio del memoir dai contenuti un po’ forti per il suo realismo, ma al contempo molto toccante. Perché sono proprio i familiari ad aiutarlo in questo compito.
Dopo una festa di addio, è ora di ripartire, e anche il viaggio di ritorno sarà costellato di imprevisti e incontri. Ma offrirà anche al nostro protagonista l’occasione di iniziare a conoscere Abuelito un po’ più da vicino.
Perché leggere Mexikid e proporlo a ragazzini e ragazzine (direi dai 12-13 anni in su, in linea di massima)? Innanzitutto è una lettura molto gradevole a livello di ritmo narrativo, incalzante al punto giusto per valorizzare i dialoghi serrati tra inglese e spagnolo (quest’ultimo con traduzione in calce, quasi sempre) e lo spiccato senso dell’umorismo dell’autore.
Lo stile estetico è morbido, accattivante, fortemente espressivo. Martín riesce a dare una voce distinta a molti personaggi, il che non è immediato, in una famiglia di 11 persone, più annessi e connessi. Alla fine del viaggio i genitori di Pedro sono ormai come dei vecchi amici che vorresti abbracciare, anche solo per solidarietà: a me sembra lungo un viaggio di due ore in auto con due bimbi, figuriamoci fare duemila miglia con 9 giovani creature condividendo spazi relativamente piccoli.
Lo humour si mescola e si alterna in modo equilibrato con altre componenti della narrazione più emotive e intime. L’ elemento nostalgia c’è, ma allo stesso tempo la storia ‘funziona’ al di là di questa cornice temporale vintage, perché al suo cuore ci sono temi – le complicate e ricche relazioni di una famiglia, le differenze culturali tra generazioni forse ancora più che tra paesi, il rapporto con le proprie radici – sempre estremamente attuali e caldi.
Il punto di vista del giovane protagonista mantiene un senso di autenticità nel corso della narrazione, restituendo un’idea dell’identità multisfaccettata di Pedro. La sua posizione di figlio di mezzo bersagliato nel ‘banter’ (le prese in giro reciproche bonarie)tra fratelli, la sua sensibilità, il desiderio di dimostrarsi abbastanza messicano e abbastanza “grande” anche se è ancora bambino sotto molti aspetti.
L’episodio del cervo ferito, verso la fine del viaggio (anche questo un po’ forte, perché vediamo rappresentato un animale sofferente), riflette bene, secondo me, questa complessità.
La sensibilità ecologica di Pedro, bambino cresciuto nel Nord America dei grandi parchi naturali, si scontra con il pragmatismo dei genitori e del nonno. Pedro vuole fare la cosa giusta per salvare il cervo, e allo stesso tempo fare una buona impressione sul nonno. Si fida dei suoi genitori, prova a seguire le indicazioni della mamma, anche se è spaventato, per poi rimanere sconcertato nel capire le intenzioni del papà, che a sua volta vorrebbe anche lui dimostrare al nonno di essere un bravo padre di famiglia, virile al punto giusto. La dimensione delle aspettative di genere non viene messa a tema ma è lì, un po’ trasversale a tutto.
A conclusione delle oltre 300 pagine del romanzo grafico, una sezione con foto di famiglia e curiosità.
Se vi ho convinto a salire a bordo…¡buen viaje!
Martín, P. (2023). Mexikid. Dial Books for Young Readers, Penguin Random House.