Tocca a te!
Care teste fiorite benvenute nel 2024!
È difficile scegliere con quale libro aprire un nuovo anno di recensioni, un nuovo anno di lavoro sui e con e per libri. Il primo libro dell’anno vorrei che fosse doppiamente significativo: di per se stesso, com’è giusto e naturale che sia, e per teste fiorite come metafora o se volete persino allegoria del senso profondo del suo agire.
Alla fine la scelta è ricaduta su un albo pubblicato da pochissimo di un’autrice che amo moltissimo, sto parlando di Marianne Dubuc e del suo ultimo Tocca a te! edito da Orecchio acerbo. Forse chi è abbonato al canale youtube ricorderà che avevo dedicato un piccolo video monografico a questa straordinaria autrice di albi illustrati che porta avanti una poetica complessa e riconoscibile con due filoni principali editi in Italia da Orecchio acerbo e La Margherita. Ma vediamo nel dettaglio che cos’è Tocca a te!
Tocca a te! è un bellissimo libro illustrato diviso in capitoli che forse farei fatica a collocare tra l’albo illustrato e il fumetto: se la sua organizzazione visiva e il modo di lavorare della Dubuc ci portano senz’altro verso il libro a figure, la scelta di come gestisce focalizzazione e sceneggiatura è senz’altro tipica del fumetto (per altro scritto in maiuscolo e dunque perfetto anche per delle prime letture autonome).
Comunque, definizioni a parte, Tocca a te! racconta la storia di quattro amici che trovano un uovo e che decidono di prendersene cura a turno fino. Ecco, vedete come sono fuorvianti e limitative le trame? Se mi fermassi a questo il libro potrebbe scivolare via senza catturare la nostra attenzione. E invece, per COME è fatto merita assolutamente qualche pensiero in più.
Il libro si apre e si chiude nel bosco ma lo sviluppo dei quattro capitoli avviene per lo più all’interno delle case: prima di topo, poi di orso, poi di lepre, poi di tartaruga, poi di tartaruga ancora e poi…non ve lo dico 😉
Ecco già la disposizione dei capitoli e i loro titoli ci fa intuire che il ritmo del libro è arricchito da quei cambi che permettono alla narrazione di sorprederci, di creare quei picchi narrativi che meravigliano e portano il lettore a girare pagina.
Quando l’uovo è a casa di Topo è ancora chiuso nel suo guscio ma già parla e si esprime, poi arriva da Orso e si schiude, il suo tragitto di crescita da Lepre in poi si farà più repentino e soprattutto meno controllabile, chiedetelo a Tartaruga se non ci credete!
Il pulcino ha un bel carattere e spirito d’iniziativa e dimostra da subito di essere competente già di parecchie cose e di avere piacere a ricevere le cure degli altri animali ma fino ad un certo punto. Sarà proprio lui a spiegare nei fatti che anche lasciando autonomia si potrà prendersi cura e restare vicini gli uni agli altri, non in una dinamica a senso unico dei grandi verso il piccolo.
Man mano che il pulcino cresce e prende consapevolezza di sè comincia a porsi le domande essenziali, prima tra tutte quella sul proprio nome: se la lepre si chiama Lepre, e l’orso Orso e la tartaruga Tartaruga e il topo Topo lui, pulcino, come si chiamerà?
No, non si chiamerà uccello e nemmeno piccolo uccello come propongono gli amici, nome che lo avrebbe fissato in uno status da cui manco Sansone sarebbe riuscito ad uscire. Sarà il pulcino a scegliere un nome per se stesso e vi assicuro che vi sorprenderà… forse…
Dunque dunque dunque, in Tocca a te! ritroviamo tutti gli elementi tipici della poetica della Dubuc, la cura in primis, la dinamica piccolo-grande grande-piccolo, l’identità e, dal punto di vista visivo, gli animali amati, il ritmo sostenuto e non continuerò a cercare le similitudini iconografiche tra i vari libri altrimenti non la finirei più….
La Dubuc ha sempre la capacità straordinaria di creare storie lievi e profonde al tempo stesso, di trovare la misura perfetta tra detto e non detto, di riuscire a maneggiare storie che potrebbero in un attimo perdersi nella banalità e che invece si sollevano libere al di sopra di ogni stereotipo. Adoro la Dubuc forse proprio per questa sua leggerezza stratificata tale per cui se volete andare a fondo potete farlo, ma se preferite stare in superficie a godervi la sua profondità vi troverete perfettamente a vostro agio.
In Tocca a te! ho visto messi in scena, e per questo è qui ad aprire questo decimo anno di vita di teste fiorite, due elementi essenziali del modo di lavorare di Teste fiorite: la cura, innanzitutto, non fine a se stessa ma ripensata man mano secondo le esigenze del soggetto della cura stessa; ma anche la turnazione, questo passaggio di testimone del pulcino, alias delle storie, che vanno di mano in mano prendendo di volta in volta sempre più forza, sempre più autonomia e sempre più senso nella vita di chi gli sta attorno, ma senza lasciarsi catturare e rinchiudere. Il pulcino insomma, per me, fuori di metafora, sono i lettori e le lettrici, certo, ma anche le storie, le grandi narrazioni, che abbiamo il compito di far passare da un lettore all’altro, di tramandare, senza posa e senza bloccarci e bloccarle in un ruolo.
Io ho iniziato e continuerò senza posa, ora tocca a voi….