Il top del top

Mettetevi comodi, trovate il posto migliore per leggere e leggere ad alta voce, fate accomodare lettori e lettrici attorno a voi o in braccio, a seconda della situazione in cui vi trovate, e preparatevi ad una lettura di quelle che gratificano come poche, che diverte, permette di immedesimarsi e porta alla richiesta dell’iterazione della lettura.

Mettetevi comodi perché la lettura di oggi è Il top del top di Beatrice Alemagna appena edito da Topipittori, secondo episodio dedicato alla pipistrella Pasqualina già protagonista di Manco per sogno.

Pasqualina – anzi il narratore (o se preferite la narratrice) – torna a raccontarci un momento della sua quotidianità: oggi la pipistrellina non va a scuola per la prima volta ma accompagna la mamma al supermercato, non-luogo per eccellenza, in cui, come ogni bambino o bambina che si rispetti, inizia a chiedere alla mamma di comprare le cose più assurde che tuttavia risultano essere il top del top ai suoi occhi. Pasqualina sbava talmente tanto da diventare una lumaca… e da qui in poi la narrazione cambia ritmo e va risolvendosi in una maniera che non vi svelerò se non dicendo che approderà ad una catarsi… per la mamma e per Pasqualina.

Ma entriamo nel dettaglio di questo libro a figure dalla costruzione ritmica e non solo perfetta che ci porta in un attimo nel punto di vista di Pasqualina in cui ogni lettore e lettrice non farà fatica a immedesimarsi: come già in Manco per sogno la narrazione ha un movimento ritmico ternario in cui al centro c’è l’avventura metamorfica di Pasqualina che passa dallo stato “solido” di pipistrella a quello “molliccio” di lumaca senza guscio con tutto ciò che il “passaggio di stato” comporta.

Come sarà essere una lumaca? E come sarà poi ritrovare la mamma e la propria identità in un’esplosione di gioia? La tavola in cui Pasqualina e la mamma si ritrovano è infinitamente bella (peccato le foto non rendano il meraviglioso fluo di Pasqualina!)

Dunque proviamo a metter un po’ in ordine i punti di forza di questo libro: innanzitutto metterei la costruzione del personaggio che resta secondo me uno dei “poteri magici” della Alemagna e che qui prende una forza nuova trattandosi di un personaggio, quello di Pasqualina, che si va definendo quasi come seriale e che quindi porta in sé un carattere e delle situazioni narrative che si compongono di novità e conferme. In secondo luogo, ma non in ordine di importanza, metterei il ritmo che la fa da padrone per gestire i colpi di scena della narrazione che accompagnano la metamorfosi fisica del personaggio. Poi c’è la lingua che, insieme alla storia raccontata, rinsalda l’identificazione tra lettore e personaggio facendo di questo libro, una volta di più, secondo me, un libro dalla narrazione mimetica in cui ritrovarsi in emozioni e azioni e, forse, anche gergo.

Insomma, non la faccio troppo lunga anche se mi piacerebbe (magari ne avrò modo nei corsi!), Il top del top è tale di nome e di fatto e conferma la straordinaria capacità di Beatrice Alemagna di ascoltare la voce profonda dell’infanzia e di farla propria con storie minime, umoristicamente metaforiche, in cui rintracciare tanti livelli di lettura e interpretazione quanti sono i lettori, ma in cui anche solo il livello letterale della narrazione risulta perfettamente appagante. Segnalo qui l’interessante articolo di Giovanna Zoboli per approfondire un aspetto interessantissimo di questo libro che qui ho tralasciato ma che risulta essenziale, ovvero la centralità del sentimento della frustrazione ed anche della relazione adulto-bambino.

Buona lettura!

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