Il cavaliere inesistente a fumetti di Sualzo
Eccolo, finalmente c’è, è lui, Il cavaliere inesistente di Sualzo, ops, di Calvino e Sualzo insieme, edito da Mondadori. La versione a fumetti del terzo romanzo della cosiddetta trilogia dei nostri antenati che era stata preceduta dai molto belli Barone Rampante e il Visconte dimezzato rispettivamente di Sara Colaone e Lorenza Natarella.
Devo dire che aspettavo moltissimo questo cavaliere inesistente di Sualzo, ero curiosissima di vedere come avrebbe rielaborato il romanzo più metafisico di Calvino sicura che avrebbe trovato una chiave interessante per riprendere in mano un testo difficile di Calvino e che credo ora come ora risuoni poco alle orecchie di giovani lettori e lettrici.
Ero curiosa anche per un altro motivo, questo del tutto personale e dunque di pochissima se non nulla importanza ma che condivido qui con voi: Il cavaliere inesistente è stato un mio romanzo feticcio per moltissimi anni, ne ho portato interi passaggi a memoria e in questi giorni, leggendo il libro di Sualzo, mi sono resa conto che le parti che più mi affascinavano, all’epoca, erano quelle della voce narrante che qui ho ritrovato in tutta la sua forza.
Ma andiamo per ordine, provo a dire in due parole che cosa è Il cavaliere inesistente di Sualzo: come già per gli altri due romanzi a fumetti della “serie” dedicata alla trilogia di Calvino in occasione del centenario, si tratta della trasposizione in linguaggio di letteratura disegnata, arte sequenziale, ossia a fumetti, dell’omonimo romanzo di Calvino, e fin qui nulla di nuovo.
Il punto è come Sualzo ha lavorato a questa riscrittura perché, a differenza degli altri due libri che erano riusciti in maniera sorprendente a riportare praticamente per intero il testo di Calvino lavorando moltissimo in quei margini di testo che sono le didascalie e poi mettendo a fumetti i dialoghi dei romanzi di Calvino, mi pare che in questo caso Sualzo abbia fatto un lavoro più autoriale, più personale scegliendo come e cosa del romanzo originale trasportare nel linguaggio del fumetto. Ecco dunque che alla voce narrante corrispondono le narrazioni in didascalia ed anche una colorazione diversa delle tavole, solitamente sono quelle di apertura dei capitoli (come accade nel testo di Calvino), mentre tutto il resto della narrazione è il dialogo, la sceneggiatura dei personaggi.
Provo a spiegarmi meglio: Sualzo ha selezionato e cadenzato la sceneggiatura del testo staccandola dalle parti narrative e lasciando che questa prenda il sopravvento nell’insieme della cornice narrativa. Dove invece non c’è dialogo, e i ballon vengono sostituiti dai riquadri che portano la voce narrante in prima persona, si crea un movimento narrativo tra cornice e “interno” del quadro narrativo che nella versione di Sualzo acquista più forza che nel romanzo. La sceneggiatura è tutta fatta delle battute dei personaggi scritte da Calvino con alcune selezioni utili a tenere il ritmo del fumetto.
Una scelta, quella di selezionare e rimodulare leggermente la narrazione che ho trovato assolutamente funzionale perché il romanzo risuoni al massimo in questa nuova veste a fumetti; una rielaborazione, una riscrittura fedele ma originale che restituisce al romanzo una forza di possibile lettura anche da parte di giovani lettori e lettrici che credo abbia perso da tempo.
Ma ora veniamo all’aspetto che forse, tra i tanti, ho amato di più della riscrittura di Sualzo: l’ironia.
Se c’è un elelemento che spessissimo si perde nelle riscritture, rielaborazioni o narrazioni, delle opere di Calvino – e non fanno eccezione i romanzi della trilogia così troppo spesso schiacciati dal loro contenuto metaforico e letterale – è l’ironia che ne Il cavaliere inesistente pervade fortissima tanto i personaggi, al limite dell’incredibile, quanto la scrittura.
Ecco, nei disegni di Sulazo io questo elemento l’ho finalmente trovato riconosciuto e rappresentato: le espressioni, le ambientazioni, i sorrisetti, che significano di per sé e in contrasto con la formale rigidità di Agilulfo, rendono a mio parere visibile ciò che nel romanzo restava legato alla finezza d’orecchio.
Provo a sintetizzare perché resterei a lungo su questo libro ma so che questa non è la sede adatta, ciò che mi ha più colpita de Il cavaliere inesistente di Sualzo è stata l’originalità che però quasi si camuffa nel tentativo, anch’esso riuscito, di restare fedele al testo e all’intenzione dell’autore. Originalità di costruzione narrativa, ritmica, e anche di lavoro sulla focalizzazione che ne viene fuori molto più “pulita” che nell’originale per aderire al massimo e al meglio alle esigenze proprie del linguaggio del fumetto.
Non vado oltre, ma vi raccomando proprio tanto di tenere tra le mani questo cavaliere inesistente che finalmente trova fisicità, e non penso solo ad Agilulfo ma anche al suo alter ego Gurdulù e poi a Bradamante e Rambaldo e Torrismondo….
Buona lettura!