Per mille camicette al giorno

Era il 25 marzo quando 1911 quando dall’Asch Building di New York volarono comete

E fu per 1000 camicette al giorno.

Oggi 113 anni dopo, Per mille camicette al giorno di Serena Ballista e Sonia Maria Luce Possentini, edito da Orecchio acerbo, ci racconta la storia di quelle comete e di quelle camicette…

Quello del 1911 è stato uno dei più grandi incidenti sul lavoro e il più grande che all’epoca coinvolse le donne, si trattò infatti dell’incendio propagatosi nella fabbrica di camicette in cui lavoravano per lo più donne, molte delle quali, per altro, immigrate italiane che infrangevano tra quelle mura il loro sogno americano dopo essere passate ai controlli di Ellis Island.

Per mille camicette al giorno racconta la storia di queste donne, di due in particolare, della loro vita, dei loro desideri e della loro fine che per molte è stata tragica.

La costruzione dei personaggi evocati nell’economia narrativa riesce a tessere un doppio intreccio da un lato con la lotta femminista che si va rafforzando in quegli anni, dall’altro col legame con l’Italia, la Sicilia in particolare. Il nome Rose diventa centrale per evocare uno dei due nuclei semantici attorno a cui ruota la narrazione: le rose (ci sono due Rose nel racconto), che le donne rivendicavano insieme e oltre, e forse di più, del pane; e il fuoco, la fiamma, che richiama l’incendio ma anche il fervore della rivolta delle donne che lottano per i propri diritti.

La focalizzazione interna è interessante e si svela solo alla fine: la voce che narra in prima persona non è quella di una delle donne lavoratrici… diciamo che è una voce che non vi aspettereste e che rappresenta un buon elemento originale della struttura del testo nonché un piccolo colpo di scena finale quindi non ve lo svelerò ma prestateci orecchio!

Una storia impegnativa quella raccontata da Per mille camicette al giorno, una storia intrisa di Storia, narrata con la delicatezza e al tempo stesso la forza che si deve ad un libro che deve raggiungere ragazzi e ragazze e non solo. Una storia impegnativa nel senso che ci coinvolge nel sapere come sono andate le cose, cosa c’è dietro l’8 marzo, molto molto lontano dalle mimose. Una storia che si impegna a tramandare una narrazione e al tempo stesso a cercare connessioni con la nostra contemporaneità.

Ma se dovessi dire qual è la forza del libro al netto della Storia che ci racconta direi, senza esitazione, l’illustrazione.

La mano di Sonia Maria Luce Possentini è sempre una mano materica, impegnata, che lascia un segno che si fa sempre riconoscere per ciò che è, qui alcune tavole raggiungono un’insieme di mimesi e di interpretazione del reale veramente impressionante. Sembrano essere puramente realistiche e magnificamente disegnate e invece hanno sempre dentro una presa di posizione, un’interpretazione della storia che stanno raccontando, tale da renderle pienamente protagoniste della narrazione. Per altro la scelta, consentita dal doppio codice linguistico del libro a figure, di separare la focalizzazione del testo da quella delle immagini, dona forza all’intera narrazione portandoci ad avere una lettura stereofonica che per orecchie segue una linea e con gli occhi un’altra.

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