Saresti così bella
Saresti così bella, periodo ipotetico del secondo – o forse, chissà, del terzo tipo – monco, ecco cos’è il titolo del nuovo romanzo edito da Camelozampa.
Saresti così bella di Holly Bourne con la traduzione di Sara Saorin è il romanzo che vorrei raccontarvi oggi con l’esplicito invito a leggerlo, questo romanzo, a proporlo spudoratamente e senza alcuna remora a ragazzi e ragazze delle secondarie di primo e secondo grado.
Saresti così bella racconta la storia di due ragazze, Belle e Joni che vivono in un’età post Tempi Difficili, quando si è raggiunta finalmente la Parità di Genere e la Dottrina induce le ragazze ad essere Bellissime e desiderabili come massima espressione della loro Libera Scelta. Poco importa che la Dottrina divida la società in Bellissimi, Vorrei-Ma-Non-Posso e Discutibili, ognuno sceglie liberamente in quale gruppo stare, se ricostruirsi la propria faccia e il propio fisico per ore e ore al giorno e rientrare nella Dottrina o scegliere un’altra strada ed essere un Invisibile. Inutile che vi dica che la questione è piuttosto complessa, che la Dottrina è la massima espressione del patriarcato con in più la presa in giro della Libera Scelta…
È invece forse utile che vi dica qualcosa in più di come è fatto questo romanzo. Inizierò col dire che Saresti così bella è un romanzo corale in cui le due voci narranti, quella di Belle e quella di Joni, raccontano il loro punto di vista sulle medesime giornate, sui medesimi accadimenti. Si tratta di due punti di vista in apparenza diametralmente opposti, Belle è una Bellissima Prescelta che sta per vincere la Cerimonia coronando così i suoi Anni Perfetti; Joni invece è per scelta una Discutibile che non solo vede ogni lato della Dottrina ma si prende anche la briga di cercare di risvegliare chi, come Belle, vi aderisce fino allo stremo delle proprie forze (fisiche e psichiche). La narrazione si apre con Belle e Joni che raccontano un evento traumatico della loro infanzia, costruisce la narrazione per la quasi intera durata del romanzo su ciò che avviene a dieci anni da quell’evento traumatico, e si chiude con le loro voci che raccontano cosa accadde una settimana dopo la chiusura della narrazione principale.
Vi avviso: il finale vi sorprenderà… non aggiungo altro perché vi rovinerei uno dei punti meglio riusciti del romanzo.
C’è da dire che in alcuni passaggi, sia Belle che Joni si fermano con parecchia insistenza nella spiegazione di ciò che accade loro e che la Dottrina impone, sia se si è del tutto assoggettati ad essa sia che la si rifiuti, tuttavia il romanzo è talmente ben costruito che queste ripetizioni non prendono la forma del didascalismo bensì contribuiscono in maniera sostanziale a far crescere il livello di angoscia che pervade la narrazione. Anche alcuni elementi che per un tratto della narrazione tendono allo stereotipo in senso contrario a quello della Dottrina vengono poi sciolti in soluzioni narrative pienamente riuscite.
La storia di Belle e di Joni e del loro mondo semplicemente vi trascinerà e se state pensando che si tratti di una distopia forse è il caso che vi ricrediate: da un lato una nota finale dell’autrice dal titolo Non è una distopia svelerà molto esplicitamente quando nella Dottrina siamo noi tutte sempre immerse assoggettate ad un controllo patriarcale che vuole rendere deboli le donne, dall’altro, e questo secondo me è il punto più significativo, sentirete delle scintille di utopia in questo finale così poco catartico. Forse è giunto il momento che le distopie, o presunte tali, sin troppo vicine alla realtà per come i ragazzi e le ragazze la sentono, lascino lo spazio per permettere il ritorno delle utopie di cui noi tutti, ragazzi e ragazze in primis hanno ben più bisogno.
Chiudo con una notazione sull’uso delle maiuscole che immagino rispecchi l’originale vista l’attenzione altissima che Camelozampa pone sempre alle traduzioni: tutto ciò che afferisce alla Dottrina porta la maiuscola a significare una sistematizzazione rigida e immutabile e, per questo, indiscutibile di come stanno le cose alla faccia della Libera Scelta che è anch’essa completamente codificata. Quando invece, e siamo proprio nelle pagine conclusive del romanzo, la bellezza inizia ad apparire per ciò che è e non per lo stereotipo che pone la Dottrina ecco che appare una nuova parola, mai usata prima nel romanzo (o così almeno mi è parso), la parola è “libertà” è non necessita di maiuscole perché lei la sua forza se la prende da sola, non ha bisogno di Dottrine ad impartirla falsamente.
Saresti così bella porta con sè una quantità di cose su cui ragionare a mente sciolta con i lettori e le lettrici che potrete scoprirle solo nella lettura del romanzo, possia anche provare a chiudere quel periodo ipotetico da cui il romanzo prende il via con il titolo.
Saresti così bella se…. leggete il romanzo e continuate voi!
p.s. il romanzo, come tutti i libri della stessa casa editrice, è in stampato con font alta leggibilità