Papera Coniglio e Grande Orso

È da parecchio tempo che ho un occhio speciale per i libri di Nadine Brun-Cosme e Olivier Tallec, da quando ci regalarono quella meraviglia di Lupo e Lupetto.

Oggi esce, per i tipi di Clichy con la traduzione di Tommaso Gurrieri, il loro ultimo libro Papera Coniglio e Grande Orso che mi ha colpito, ancora una volta, per la narrazione lieve e al tempo stessa diretta, netta.

Questa è la storia di 3 amici che stanno sempre insieme, fanno tutti insieme, ogni avventura e ogni perlustrazione del bosco, Papera Coniglio e Grande Orso trascorrono il loro tempo sempre assieme e vanno dappertutto… “ma non vanno mai insieme per il lungo e tortuoso sentiero”. Per come è costruita la scrittura, e come le fa gioco l’illustrazione e soprattutto per il ritmo che la storia ha, per un bel pezzo ci convinciamo che il motivo per cui gli animali non vanno per quel sentiero è legato al timore che ci sia qualcosa di brutto, di pauroso. E invece questa è una narrazione che gioca con un enorme falso indizio tale per cui mentre ci concentriamo sul “sentiero lungo e tortuoso” , perdiamo di vista la vera parola spia che appare alla prima occorrenza del sentiero, ovvero “insieme”.

Per 3 volte, come si confà ai ritmi narrativi più classici, il narratore ci racconta quanto e come e dove i 3 amici giocano sempre e per 3 volte si ferma sulla soglia del sentiero lungo e tortuoso, al quarto gioco però ecco che coniglio, scivolando scivolando, finisce involontariamente per imboccare il sentiero tanto temuto e finire in un luogo dove c’è l’abete più grande che abbia mai visto. A quel punto si rompono le inibizioni, gli altri due amici raggiungono Coniglio che effettivamente in quel luogo non era mai stato prima e lì si scopre qualcosa di interessante… Vi dirò solo che non è proprio vero che i tre amici facevano tutto sempre insieme.

Papera Coniglio e Grande Orso non racconta la storia di una grande amicizia, bensì racconta di come anche nelle grandi amicizie ci debbano essere dei luoghi di solitudine, delle cose che si fanno da soli. Non si tratta di lasciare fuori gli amici da quel luogo solitario, interiore o esteriore che sia, si tratta di riconoscere un’individualità che richiede spazi di solitudine senza che questa parola assuma la benché minima sfumatura negativa. La chiusa del libro, dopo un attimo di imbarazzo tra i tre amici, non lascia dubbi su come l’amicizia non solo si ricomponga ma dia ancora più sicurezza ad ognuno, la sicurezza di sapere che si può avere uno spazio solitario senza dover sottrarsi agli altri o doversi nascondere o giustificare.

L’unico “problema”, si fa per dire, delle narrazioni della Cosme-Brun e Tallec, è che costruiscono storie mimetiche in cui le “tematiche” emergono in maniera evidente e questo può far perdere di vista il fatto che il libro che ne deriva è straordinario non per la storia che racconta, ma per come la racconta… È vero, Papera Coniglio e Grande Orso è un gran bell’albo sull’amicizia e l’identità individuale, ma è un gran bell’albo per come è costruito con il ritmo preciso che crea i falsi indizi, per il cambio di prospettiva, la modulazione delle illustrazioni che da piene a doppia pagina, ammettono, nei luoghi “giusti” dei piccoli camei, la costruzione dei personaggi grazie al tratto meraviglioso di Tallec e al narratore onnisciente, ecc. ecc.

Papera Coniglio e Grande Orso è un albo da leggere e rileggere che con grande maestria riesce a dire qualcosa di non così comune e forte, che tiene unito l’uno e il gruppo, e lo fa con una maestria nella costruzione narrativa notevole.

Buona lettura

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