La porta segreta

Perché i libri per bambini sono una cosa serissima

Mac Barnett è uno dei miei autori-feticcio, e credo si farebbe una risata di questa mia “definizione”, però è proprio così: quando penso ad un autore puro, la cui leggerezza di costruzione narrativa è simbolo e sinonimo di estrema qualità letteraria penso a lui, a lui e a Jon Klassen con cui, non a caso, spesso fa coppia regalandoci libri straordinari.

Mac Barnett è un autore per bambini e bambine, dunque, per fortuna, ma questa volta si è abbassato a scrivere per adulti e non una storia bensì un saggio sulla letteratura per l’infanzia ed è questo il libro suo che vi propongo oggi: La porta segreta. Perché i libri per bambini sono una cosa serissima di Mac Barnett, appunto, edito da Terre di mezzo a cui si deve anche l’idea di fondo di questo libro che esce per la prima volta in Italia invece che negli Stati Uniti Paese d’origine dell’autore in cui escono tutti i suoi libri in lingua originale.

Ne La porta segreta è condensato tutto ciò che è assolutamente necessario dire a proposito dei libri per bambini e bambine, la presa in considerazione e dunque lo smontaggio di ogni stereotipo e pregiudizio che accompagna la letteratura per l’infanzia dalle sue origini, a partire dall’enorme fraintendimento tra lettura e educazione che ci porta ad avere una massa imbarazzante di libri immondi. Se tutta l’editoria (TUTTA) è fatta, con una stima a spanne ma condivisa dalla Rivelazione di Sturgeon, del 90% di robaccia, e se contiamo che questa percentuale indubbiamente si alza nell’editoria rivolta all’infanzia, Barnett arriva a parlare del 94,7% e io sottoscrivo in pieno, è evidente che una valutazione di cosa sia la letteratura per l’infanzia, ma in generale la letteratura va fatta su quel residuo 5,3% di libri che davvero sono degni di piccoli e giovani lettori e lettrici.

Questo è il primo dato di fatto da cui partire, prendere consapevolezza della necessità di una selezione e a partire da cosa si seleziona?

A partire dal diritto del lettore che, soprattutto se bambino, ha diritto alla grande letteratura.

Ok ma qual è lo specifico della letteratura per bambini e bambine? Come si riconosce un buon libro per loro?

Tranquilli, Barnett vi spiegherà con un magnifico esempio delle 3 zie degno di Saki cosa debbano davvero fare i buoni libri per bambini, quelli che si collocano in quel territorio di intersezione (CHE CI DEVE ESSERE) tra ciò che è interessante per i bambini e ciò che è interessante per l’autore.

Tantissimi libri per bambini pubblicati sono propaganda degli adulti.

E perché i libri per bambini sono propaganda degli adulti? Qui arriva il nucleo, credo, del ragionamento di Barnett: i bambini raramente sono considerati capaci di qualcosa, la scarsa stima dei bambini produce libri che ci dicono che non stiamo rispettando davvero i lettori e le lettrici a cui l’autore si vorrebbe rivolgere. Barnett lo dice molto chiaramente: diciamo di amare i bambini ma non li rispettiamo davvero.

OOOOO! Grazie Barnett!

Offrire letteratura a bambini e bambine vuol dire rispettarli, riconoscerli come competenti in ciò che fanno, leggono, pensano, vuol dire fare un atto politico e valutarli nel presente.

Se non pensate che i libri per bambini siano veri libri, in qualche modo non pensate che i bambini siano veri esseri umani.

Vengo da un ambiente accademico, ho diverse specializzazioni nell’ambito degli studi teorici della letteratura, per molti anni mi sono occupata di grandi, grandissimi autori e tutto andava bene ma, in quell’ambito, tolte poche eccezioni tra cui la docente che mi ha sempre seguito, i libri per bambini non sono stati mai considerati letteratura vera. E da qui la mia battaglia quotidiana per il riconoscimento di questa letteratura come tale, quel 5,3% di mercato che deve arrivare ai lettori e alle lettrici. Barnett in un punto sottolinea quanto e come questa percezione distorta della letteratura per l’infanzia dipenda, anche, da una mancanza di critica rigorosa, di analisi che renda ai libri per bambini e bambine la stessa attenzione e cura che si deve ai grandi libri per adulti.

Ogni storia è una porta segreta, un invito a immaginare un altro mondo e, così, a crearlo davvero.

I bambini e le bambine superano quella soglia della porta segreta ogni volta che giocano a fare finta, e sono le uniche creature capaci di stare consapevolmente sia nel nella realtà che in quell’altro mondo che si apre dietro la porta segreta. Barnett riprende, scientemente, le posizioni di Calvino e Roland Barthes (Calvino è l’autore feticcio di Barnett… e anche il mio… potrei fare un’equazione ma mi trattengo, non vi preoccupate) : il testo, il linguaggio, è fatto di crepe, è in quelle crepe che si insinua il lettore con le proprie interpretazioni e visioni; quella tra mondo scritto e mondo non scritto, come lo chiama Calvino, è la crepa più grande di tutte, ci vuole maestria tecnica e talento per creare quella crepa, la più grande di tutte, e finirci dentro tutti interi. È lì, nella crepa, attraversata la soglia della porta segreta, che si sospende l’incredulità e si fanno nuove esperienze.

È quello il luogo della letteratura, quella che si deve ad ogni lettore e lettrice.

La porta segreta ha, non ultimo, anzi, il merito di essere scritto con una ironia e rapidità che rendono anche la scrittura critica di Barnett decisamente felice e che permette di accedere a concetti letterari articolati anche ad un pubblico di non studiosi superando un’altra soglia tipica della letteratura, quella degli studi di letteratura che creano linea di demarcazione tra chi ne capisce qualcosa e chi non ne capisce niente. Questa linea deve essere per sempre cancellata. È vero, ci sono studi critici eccezionali ed eccezionalmente complessi che forse non saranno accessibili da tutti i lettori e le lettrici che non siano studiosi di un argomento, qualsiasi esso sia, e tuttavia l’approccio critico non può essere esclusivo né escludente, gli strumenti analitici devono essere accessibili a tutti e tutte, e, mi viene da dire, in questo caso, tanto più che ci stiamo occupando di letteratura per l’infanzia e l’adolescenza, a tutte e tutti coloro che hanno la responsabilità di scegliere e proporre libri a bambini e bambine, ragazze e ragazzi. Un pubblico di lettori straordinario, il più vasto in Italia, che purtroppo per lo più non sceglie i libri da sé ma dipende da un adulto. La questione del potere esercitato dagli adulti sui bambini è un altro nodo centrale del saggio di Barnett con il quale vi lascio altrimenti potrei andare avanti per giorni…

C’è un’altra differenza tra gli adulti e i bambini: gli adulti hanno più potere. Molto più potere. […] ma l’immaginazione è una delle poche cose che i bambini possonno vivere davvero in autonomia. Un buon libro per bambini rispetta questa zona di autonomia e può addirittura espanderne i confini. Però troppi libri – a volte senza rendersene conto, ma spesso di proposito – fanno delle incursioni nell’immaginazione dei bambini per rafforzare il controllo degli adulti. […] per capire gli effetti distorsivi del potere degli adulti sui libri per bambini, può essere utile pensare alla letteratura prodotta sotto un regime totalitario.

La buona salute della cultura di un popolo si misura, mi viene da dire, su come tratta i propri bambini e bambine e, dunque, su quali libri propone loro!

Leggere e proporre libri è un’azione politica in senso profondo forse è ora che ce ne rendiamo davvero conto.

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