Gli occhi e l’impossibile
Gli occhi e l’impossibile di Dave Eggers con le magnifiche illustrazioni di Shawn Harris, edito da Feltrinelli con la traduzione di Maurizio Bartocci, è il libro che vi racconto oggi e che di cuore vi auguro di incontrare nella vostra strada di lettori e lettrici, a qualsiasi età…
Gli occhi e l’impossibile è un romanzo particolarissimo in cui al tempo stesso non accade nulla di particolare eppure scorre tutta la vita animale dentro, un testo di un’intensità di narrazione e di scrittura, per quanto lo si legga in traduzione, difficile da sintetizzare o rendere qui ma vi chiedo proprio di fidarvi e lasciarvi andare, cercate Gli occhi e l’impossibile e godetevelo pagina dopo pagina, dipinto dopo dipinto, io intanto provo a fare del mio meglio per incuriosirvi e raccontarvi di che si tratta.

Gli occhi e l’impossibile è la storia di Johannes, un cane, non dei più comuni a dirla tutta ma questo ve lo lascio scoprire alla fine del libro, che ci racconta non solo e non tanto la sua vita e il luogo in cui abita – ci troviamo all’interno di un parco naturale che poi scopriremo essere ben più angusto di quanto inizialmente poteva sembrare – lui ci racconta soprattutto il proprio ruolo: lui chi è e cosa fa, questo è il centro della trama, ammesso che valga la pena andarla a cercare, del libro. Johannes è gli occhi, lui vede tutto e tutti, noi lettori compresi e non ne fa mistero, anzi; Johannes vede ciò che accade e corre più veloce della luce e trascorre tempi lunghissimi nell’assolvere il suo ruolo in accordo e comunione con il resto della fauna. La vita sembra scorrere normalmente fino a quando una serie di eventi intervengono a modificarne il percorso fino alla fine quando accade l’impossibile a cui, forse, fa riferimento il titolo.

Tutta la narrazione, sia dal punto di vista tecnico della scrittura che da quello del contenuto ruota attorno alla personalità di Johannes: la caratteristica che muove la il susseguirsi del tempo e dello spazio è probabilmente quella della curiosità, una curiosità che fa del nostro protagonista “gli occhi” del luogo in cui abita; il dato tecnico della scrittura che ne corrisponde è la focalizzazione interna. Johannes parla in prima persona, anzi sarebbe meglio dire che CI parla in prima persona, lui si rivolge proprio a noi per dirci di come il suo ruolo di occhi ha valicato i limiti di ciò che si credeva possibile.
Fanno da coprotagonisti della narrazione una serie di animali tutti decisamente interessanti per come vengono definiti, con delle caratterizzazioni che li rendono creature vere e reali per quanto il tono e la lingua con cui Johannes racconta sembrano afferire ad un contesto di riferimento spazio temporale più mitico che reale, o forse più tipico dell’infanzia che della realtà. Si, lo so, state pensando che mitico e infantile non sono attributi coerenti tra loro e tra loro sostituibili ma in questo caso vi assicuro che così è: il modo in cui Johannes e i suoi amici animali contano il tempo che passa e vivono lo spazio che abitano è molto vicino al modo che hanno i bambini e le bambine, una forma di assolutizzazione tipica di chi non ha una percezione precisa e confrontata su dati di realtà dello spazio e del tempo e questo accade tanto nell’infanzia quanto nel mito. Tempo e spazio si dilatano a dismisura in una percezione soggettiva in evoluzione.

Cosa ha dunque Gli occhi e l’impossibile di così eccezionale?
Direi l’essenza profonda di questa narrazione che per come è narrata e per cosa narra ha il sapore del classico, di quel libro che sembra collocarsi fuori dal tempo e dallo spazio per la fruizione e per l’evocazione di sentimenti, emozioni ed esperienza dal sapore universale.
Chiudo soffermandomi meno di quanto meriterebbero sulle illustrazioni di Shawn Harris che gioca nel riprendere dipinti di paesaggi boschivi e non solo e nel farli abitare da Johannes catturato al volo, quasi fosse una foto, nella sua caratteristica prima, il movimento, la velocità. Queste doppie tavole donano un respiro estetico ulteriore a questo libro che già di ossigeno di bellezza ce ne regala tanto.
Che la storia di Johannes sia un’esortazione per ogni lettore e lettrice, a farsi occhi della propria e altrui esistenza e a non fermarsi a possibile perché, tutto sommato, per quanto inatteso, l’impossibile si può realizzare.
Che razza di Occhi sarei se non fossi nel mondo a vedere?
Gli eroi vanno avanti.
Vivere significa andare avanti.
E avanti siamo andati.
Buona lettura!
p.s questo di seguito il bel booktrailer dell’edizione originale.