Il lupo

Perché? negli opuscoli sui boschi non si vedono mai le schegge nelle dita o le zecche?

Questo non è l’incipit del romanzo che vi racconto oggi, bensì è il titolo del primo capitolo, siamo ancora prima dell’inizio del testo vero e proprio, siamo nel paratesto, e già abbiamo un indizio sostanziale del leit motiv di questo romanzo davvero interessante…

Il libro di oggi si intitola Il lupo, è di Saša Stanišić edito da Iperborea con la traduzione di Claudia Valentini e le belle illustrazioni che trapuntano e rendono davvero molto bello il libro di Regina Kehn.

Il lupo racconta, dalla viva voce del suo protagonista, l’esperienza, decisamente non positiva, di un centro estivo nel bosco: Kemi, il nostro narratore in prima persona, viene mandato dalla mamma ad un centro estivo nel bosco, pare che in questo centro estivo ci siano diversi suoi compagni di classe e questa informazione, lungi dall’essere rassicurante funziona come ulteriore deterrente per nostro protagonista. Nel centro estivo si fanno escursioni ed attività di varia natura ma soprattutto si mettono in scena dinamiche, in parte consolidate a scuola, tra i ragazzi e le ragazze e un ragazzino, non amico di Kemi ma almeno da lui non avversato come da tutti gli altri, viene costantemente preso di mira per dispetti e insulti dai più subdoli ai più espliciti e violenti. Kemi si trova nella situazione di controllare la paura sua, la situazione è per lui decisamente ansiogena, e di provare a sostenere, se non a difendere, Jörg continuamente vessato.

Dunque diciamo subito che i temi di questo romanzo sono diversi e sono quelli che potrebbero far drizzare le orecchie a molti insegnanti ma chiariamo subito, a scanso di equivoci, che NON è assolutamente questo ciò che mi interessa del libro, anzi, se fosse per i temi e per l’esplicitazione della metafora del lupo il libro non varrebbe niente.

Invece così non è perché ciò che mi interessa del libro è la sua scrittura ed anche il suo riuscire in modo profondo a raccontare l’abisso tra mondo dei ragazzi e mondo degli adulti e qui riprendo dal titolo del primo capitolo con cui ho voluto aprire questa recensione: dietro la domanda ironica del titolo, che già ci svela la sagacia e lo stile comunicativo di Kemi, nasconde una domanda di senso molto più profonda ovvero: perché gli adulti mentono ai ragazzi?

Tutto il nucleo narrativo profondo credo che ruoti attorno alla distanza tra gli adulti educatori che si dovrebbero prendere cura dei ragazzi e delle ragazze del centro estivo e che non si accorgono di nulla di nulla, non vedono nemmeno le peggiori nefandezze e non sentono la sofferenza di alcuni di loro, e i ragazzi che sono in balia di questi adulti di cui non ci si può fidare nemmeno un pochino. Adulti che non solo non vedono e non capiscono ma mentono pensando che tanto, con i ragazzi, sia sufficiente aggirare le situazioni per avere meno rogne possibili, non adulti disattenti o assenti per scelta, no no, proprio per incapacità, c’è da domandarsi cosa ci facciano in mezzo al bosco con degli adolescenti, ma d’altra parte questa è una domanda che credo potremmo porci in moltissime scuole, o no?! Emergono da questo sfondo desolante di adulti inadeguati 3 personaggi insoliti ma in grado di entrare in sintonia: il cuoco, l’attivista ambientalista che incontra i ragazzi l’ultimo giorno di campo e l’insegnante di ginnastica di scuola che non incontriamo nella narrazione ma che Kemi ha cura di raccontarci. La cura di alcuni personaggi secondari della narrazione è davvero convincente, prestateci attenzione perché ne vale la pena, soprattutto la costruzione della personalità di Jörg va tenuta sott’occhio tanto più che lui più che un personaggio secondario è per buona parte della narrazione un co-protagonista non foss’altro che di riflesso per i pensieri e le preoccupazioni di Kemi.

La narrazione della settimana del centro estivo ha un climax crescente di ansia, ce la farà Kemi a uscire da questo piccolo incubo, riuscirà a proteggere Jörg e a tornarsene a casa lasciando il proprio lupo bel bosco? Questa è una narrazione che avrebbe potuto prendere dei toni decisamente diversi, più noir e, appunto, angosciosi e invece mantiene sorprendentemente una leggerezza straordinaria, una rapidità di scrittura che ci porta spesso a sorridere perché ciò che lega tutto e permette di vedere la realtà sotto la lente dell’ironia è la voce di Kemi ragazzino davvero capace di interpretare la realtà con una lucidità imbarazzante, oltre che con i (a tratti divertenti) estremismi dell’età.

Kemi racconta in prima persona e ci porta nel suo mondo fatto di svelamenti di ciò che è falso e non vero, il modo in cui riesce a farci percepire la realtà e il suo stato d’animo è l’ironia, lui invece che fare un’affermazione nega il suo contrario ed è così che costruisce il suo stesso personaggio con dovizia di particolari. Sin dalla prima pagina vi renderete conto di con chi avete a che fare perché la voce di Kemi, che dal vivo si fa sentire molto poco, è forte e chiara, nel suo pensiero e la situazione del campo estivo chissà che non lo porti anche verso una evoluzione di quella voce che da dentro esca fuori con tutta la sua forza di contrasto e contrapposizione non campata in aria, come potrebbe sembrare, ma sempre ponderata.

Cercate un bel libro per ragazzi per questa estate e per ogni momento? Eccolo qui!

È Il lupo e per piacere, proponetelo o godetevelo in prima persona come lettura in maniera ingenua, godendovi la bellezza della scrittura, la simpatia fastidiosa di questo personaggio, senza schiacciare tutto col peso delle tematiche interne che ci sono, è vero, come ci sono in ogni istante della vita vera e come ci sono in ogni pagina di libri veri per ragazzi veri, non serve metterli sotto i riflettori.

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