In cerca di fantastiche avventure

Care teste fiorite il libro con cui vorrei iniziare la settimana è un libro speciale e non solo per il libro stesso che adesso mi appresto a raccontarvi, ma anche perché con questo libro posso finalmente provare un esperimento che desideravo fare da tempo…

In cerca di fantastiche avventure di Bulat Okudzava con le illustrazioni di Evgenij Antonenkov edito da Caissa Italia con l’attentissima traduzione di Tatiana Pepe è il libro di oggi che, attenzione attenzione, leggeremo insieme PER INTERO! Mi piaceva l’idea di farvi compagnia in questa estate leggendo insieme un libro e così, grazie alla collaborazione con la casa editrice Caissa Italia, da oggi per 12 giorni (come i 12 capitoli del libro) gli iscritti al broadcast wp di teste fiorite riceveranno un audio ogni sera come “lettura della buonanotte”. Come sapete benissimo io non sono una lettrice professionista e nelle letture sentirete tutte le mie imprecisioni, difetti ecc. ma proprio questo mi piaceva, l’idea di una lettura naturale, fatta per le vostre piccole e giovani teste fiorite di casa come se fossimo insieme, che vi pare? Se vi state chiedendo come fare ad unirsi al broadcast e godervi il libro insieme a me basta cliccare qui!

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E dunque partiamo! Prima la recensione e poi il primo capitolo, questo aperto per tutti!

In cerca di fantastiche avventure è un racconto fantastico illustrato in cui il personaggio narrante, che possiamo facilmente immaginare come autobiografico di Okudzava, racconta le sue avventure insieme a dei personaggi fantastici almeno tanto quanto le avventure: l’Ariete del Kutenai, il Nostro Serpente Buono, il Balefante Marino, il Leone Seduto di Maiolica e tantissimi altri personaggi che affollano i vari capitoli della narrazione.

Dunque ciò che accade nel libro è da una parte semplice, dall’altro molto complesso: i personaggi principali si mettono in viaggio per vivere delle fantastiche avvenute e combattere la noia del vivere da soli, raccontarvi però cosa accade nelle varie tappe di questo fantastico viaggio sarebbe piuttosto complesso. Troveremo un Lupo Solitario, giganti, calabroni assassini, libellule enormi, persino un personaggio umanoide con 6 braccia 6 bocche e 6 gambe che pretende che tutti pensino e facciano la stessa cosa e che si chiama Odiputs.

Dirò subito che In cerca di cerca di fantastiche avventure, afferisce a quel genere letterario fantastico in cui la metafora, o addirittura l’allegoria, regna sovrana e quindi potrete leggere questa storia sotto molteplici aspetti, applicando metri di interpretazioni dei più vari. Siamo in quel filone di opere inaugurato, o quanto meno portato alla ribalta, dai Viaggi di Gulliver di Swift. Che Okudzava sia russo e sullo sfondo della narrazione ci si possano trovare allegorie, appunto, della situazione politica degli anni in cui scrive (siamo tra la fine degli anni Sessanta e i Settanta sostanzialmente) potrebbe offrire, a noi adulti, ulteriori spunti di riflessione.

Tuttavia non siamo mica qui per gli adulti, bensì per i bambini che vorrei si godessero questa narrazione fantastica per ciò che è, un viaggio circolare in cerca di qualcosa di straordinario che valga la pena di vivere e raccontare.

Non saranno tutte belle e positive le avventure che i personaggi si troveranno ad affrontare, anzi, e qui sta un altro degli elementi d’interesse del libro, non c’è edulcorazione, non c’è buonismo, anzi, quando quest’ultimo, il buonismo e il pietismo sin troppo presente nella letteratura per l’infanzia, compare nelle pagine in cui arriva il Lupo Solitario per fortuna la narrazione mantiene una piega sincera e diretta, non si lascia distrarre.

Verso la fine del libro, nell’ultimo capitolo, compare un nuovo personaggio, forse quello che mi ha catturata di più, il Leone Seduto di Maiolica e che contribuisce a rafforzare quel gusto ironico che la narrazione sottende sin dalle prime righe. L’ironia è un sottile filo rosso che attraversa i dodici capitoli del libro che non sempre si farà vedere così chiaramente ma che non lascerà la scrittura di Okudzava, mi sembra che lei, l’ironia, più che definire alcuni elementi narrativi delle avventure, caratterizzi i singoli personaggi, il modo con cui si esprimono, gli elementi identitari e, soprattutto, cosa sono soliti mangiare…

Il personaggio narratore resta l’unico realistico e meno ironico, lui racconta le fantastiche avventure che ha voluto ricercare e quasi quasi non sembra rilevare la stranezza del mondo e dei personaggi che lo circondano, lui mantiene sempre un tono narrante, narrativo, che sta proprio in linea con ciò che la lettera di chiusura del libro ci racconta dell’origine di In cerca di fantastiche avventure. La lettera di chiusura è scritta dalla traduttrice Tatiana Pepe e si fa leggere con semplicità come la narrazione che la precede, e da essa scopriremo che le avventure di Okudzava nascono come narrazioni che l’autore scriveva nelle lettere al figlio… Beh, inutile che a me il pensiero è andato subito verso altri nomi… Come non pensare infatti a Gianni Rodari e alle sue Favole al telefono da un lato; e dall’altro alle lettere di Giacomo Matteotti al nipote? So che gli accostamenti possono sembrarvi quasi pindarici e tirati per le orecchie ma vi assicuro che potrei motivare questa suggestione sia in termini di genere letterario, che di scrittura e ispirazione che anche, perché no, politica, ma, tranquilli, ve lo risparmio in questa sede.

Dunque basta dilungarmi, il resto lo scopriremo insieme nelle prossime dodici sere capitolo dopo capitolo!

Chiudo la recensione con il primo capitolo dedicato a tutte e tutti voi, buon ascolto e soprattutto buona lettura di In cerca di fantastiche avventure!

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