La fattoria degli animali liberi
C’era una volta una papera che aveva la sfortuna di vivere con un vecchio contadino pigro.
La papera faceva tutti i lavori, mentre il contadino passava le sue giornate a letto.
Inizia così La fattoria degli animali liberi di Martin Waddell e Helen Oxembury edito da Mondadori con la traduzione di Chiara Carminati… beh, insomma, forse basterebbero i nomi di autore, illustratrice e traduttrice per darci la garanzia di che libro abbiamo tra le mani, non vi pare? Noi però, certi della qualità del libro, andiamo a maggior ragione a cercare di capire che storia racconta e soprattutto come è fatto La fattoria degli animali liberi.

Protagonista indiscussa della storia è la papera a cui il pigro (direi al limite dell’accidia) contadino lascia in gestione l’intera fattoria preoccupandosi solo di tanto in tanto di gridare una domanda dalla finestra della camera da letto a cui segue un Quack molto eloquente. La papera nutre, porta al pascolo e si occupa di pecore, mucche, galline ecc. e persino lava stira e cucina in casa per il suo umano incapace. Va da sé che la papera accusa la stanchezza e gli altri animali, ben più empatici del contadino, si preoccupano di come aiutare la papera, si riuniscono, mettono insieme le loro voci e mettono a punto e realizzano (mentre la papera dorme per la stanchezza) un piano infallibile che li libererà tutti, tutti gli animali non solo la papera, dall’inutilità dell’uomo (inteso come essere umano ma non sfugga che qui si tratta proprio di un uomo maschio).

Al netto di tutte le considerazioni sui sensi letterali e profondi di questa storia, che sono molteplici e tutti interessanti da scoprire con bambini e bambine, dal rapporto essere umano-animale, al rapporto di lavoro tra padrone e sottoposto, ai concetti di giustizia e libertà, proviamo a vedere dove sono alcuni dei punti di forza di La fattoria degli animali liberi dal punto di vista stilistico tra testo e immagine.
La storia è narrata in terza persona onnisciente ed inizia con un “c’era una volta”, struttura tipica di quelle fiabe che tornano sempre uguali a loro stesse nei secoli dei secoli e invece ci troviamo davanti non a una fiaba fissa bensì ad una storia che ha la forza di cambiare il proprio corso, in cui i protagonisti teoricamente secondari, ovvero gli animali, assurgono a protagonisti in senso pieno e si riscattano completamente.

Man mano che la storia procede prendono sempre più forza narrativa i versi degli animali che diventano un intercalare sonoro della narrazione in un crescendo che porta, al centro esatto del libro, a liberarsi del contadino una volta per tutte. Le onomatopee dei versi renderanno ancora più spassosa la lettura ad alta voce di questo piccolo bellissimo albo.
Il ritmo narrativo è incalzante e e lo vedrei rappresentato come una specie di piramide con un crescendo (di esasperazione da parte della papera) fino quasi a metà libro, poi al centro il piano di liberazione dagli animali, e poi, scavalcato il vertice che occupa le pagine centrali, il rallentamento che ci porta alla chiusa del libro e che riproduce il nuovo clima di serenità raggiunto nella fattoria senza più contadino.
La costruzione delle tavole aiuta a scandire il ritmo con doppie tavole, tavole singole accoppiate e tavole con illustrazioni a giorno in sequenza a ricapitolare ciò che accade e a velocizzare il tempo permettendo alla narrazione di procedere senza ripetersi tenendo un ritmo sostenuto.

Come accade sempre nei libri di questo spessore è sempre incredibile vedere quanta perfezione ci sia dietro un libro come questo, che si fa leggere con felicità e divertimento ad ogni età, uno di quegli albi illustrati in cui, come direbbe Sendak, nemmeno una cucitura, del grande lavoro sartoriale che il picture book richiede, resta visibile.
Conoscete La fattoria degli animali liberi?
Io renderei questo libro obbligatorio nelle biblioteche di classe dall’asilo nido alla scuola primaria come minimo!
