Questa non è una carota
Una storia vera ispirata a Renè Magritte
È di nuovo lunedì e mentre cercavo il libro giusto per iniziare la settimana, ragionando sul rapporto tra forma e contenuto, tra finzione e realtà, mi è capitato tra le mani questo albo da pochissimo pubblicato e mi si è imposto alla scelta, con tutta la sua forza metanarrativa travolgente e ironica…
Il libro di oggi dunque è Questa non è una carota. Una storia vera ispirata a Renè Magritte, di Dylan Hewitt edito da Orecchio Acerbo.
La storia è presto detta: un coniglio, lo vedete in copertina, è affamato e già pregusta la carota che sta per mangiare quando scopre che si tratta di una carota di carta, non di una carota vera, allora inizia a cercare una carota vera, non disegnata, quale che sia lo stile. Ed ecco che quando la trova scopre che anche quella proprio vera non è, perché è una foto della carota ma d’altra parte, come lo avverte la mucca (in foto anche lei) anche lui stesso, intendo il coniglio protagonista, non è un vero coniglio, a ben vedere… morale della favola?
Ve la lascio scoprire…
Dunque questo è un libro sulla realtà e la finzione, o meglio, sulla presa di coscienza di cosa sia reale e cosa finto e, ancora di più, cosa sia reale nella realtà e reale nella finzione… Provo a spiegarmi meglio: il coniglio ha un problema con la carota finta perché si crede reale, è quando anche lui si scopre finto che ogni carota, essendo necessariamente finta perché sulle pagine di un libro, risulta finalmente commestibile.
Il problema sussiste quando usiamo parametri diversi per rapportarci ad un mondo: coniglio vero carota finta non “funzionano”; carota vera coniglio finto non “funzionano”, coniglio vero carota vera o coniglio finto carota finta allora sì che le regole del gioco reggono.
Il sottotitolo del libro Una storia vera ispirata a Renè Magritte esplicita il livello di gioco implicito tra realtà e finzione: la pipa di Magritte non è una pipa perché non è vera, non può essere presa e usata per fumare, eppure a vederla sembra proprio una pipa. La stessa cosa accade alle carote del coniglio e a tutti gli altri personaggi del libro di Hewitt. Sembra una percezione surreale e invece se ci pensiamo un attimo nulla è più reale e chiaro di così: una cosa su carta, disegnata non può essere vera… se non nel mondo di carta in cui vive. Ed è qui che nel libro arriva un ulteriore livello di lettura che aggiunge ironia e divertimento, ovvero il livello metanarrativo, quello per cui i personaggi sono consapevoli di stare in un libro, di essere finti, di carta e di dover fare i conti con le regole di quel mondo lì, quello di carta, non con le regole della realtà. Solo il coniglio sembra non saperla questa cosa e si comporta mescolando i livelli narrativi tra realtà e finzione ma per fortuna arriva la mucca, che sembra vera ma è solo una fotografia a spiegare al protagonista come stanno le cose.
Questa è non è una carota è dunque libro che gioca con il lettore, sfida la sua capacità di immaginazione e di identificazione della differenza tra realtà e finzione, e, per come tutto questo è costruito, si scatena una narrazione ironica che fa di questo libro una lettura divertente, assurda, surreale e al tempo stesso una delle più realistiche che potremo trovare in un libro per bambini.
Non so a voi ma a me questi giochi di specchi narrativi piacciono un sacco quando sono, come in questo caso, calibrati perfettamente e ben costruisti senza nessun compiacimento o forzatura intellettualistica, e credo sia una fortuna per un lettore o una lettrice, di qualsiasi età, incontrare un libro come questo, che ci allena a porci delle domande sull’apparenza, la realtà, la finzione, la narrazione, la rappresentazione del reale e il rapporto di tutte queste cose tra di loro, che meraviglia! E tutto a portata di lettore bambino!
Beh, non vi resta che cercare il libro di divertirvi!