Storie da spiaggia
Care teste fiorite buongiorno e buon lunedì, se è vero, come spesso è vero, che il libro del lunedì è un libro speciale perché ci deve dare la carica per l’intera settimana allora ecco che il libro di oggi calza a pennello essendo un libro bellissimo, perfetto ma soprattutto molto particolare e fortemente significante dal punto di vista narrativo e letterario…
Sto parlando di Storie da spiaggia di Edward Marshall e James Marshall edito da Lupoguido con la traduzione di Sergio Ruzzier. Vi chiedo oggi più che mai di arrivare alla fine della recensione perché mi soffermerò su una cosa che trovo interessantissima sottolineare con voi.

Storie da spiaggia ci porta in un pomeriggio estivo, in spiaggia, tra le chiacchiere di tre bambini che dopo pranzo decidono di trascorrere il tempo raccontandosi delle storie, la prima la racconta Lolly ed è all’unanimità definita banale (ed è l’unica proveniente da un libro di letture);

La seconda la racconta Sam ed è una buona storia, che Sam si inventa in autonomia a partire da alcuni personaggi della storia letta da Lolly, ma perde nel finale, un finale edulcorato, che lascia l’amaro in bocca agli uditori che si erano appassionati.

La terza è quella di Spider che riesce, con la sua storia, pur usando alcuni elementi narrativi già presenti nelle altre due, a creare una narrazione talmente forse da sembrare vera e far perdere la distanza tra storia e realtà. La storia di Spider riesce, diciamolo bene, a far sospendere l’incredulità a Lolly e Sam e a spaventarli davvero, trattandosi della storia di un mostro che si aggira per la spiaggia in cerca di qualcosa di buono, e non troppo piccolo, da mangiare. Per altro, nella dinamica della divisione in capitoli di questo libro a figure, è interessante vedere come la storia di Spider coincida con la chiusura della terza storia narrata e con la chiusura anche della cornice narrativa… mi spiego meglio: il libro è diviso in 4 capitoli: un pic nic, la storia di Lolly La storia di Sam e la storia di Spider, avremmo legittimamente potuto aspettarci il quinto capitolo a chiusura della cornice narrativa aperta nel primo capitolo e invece non serve perché la storia di Spider è stata da sola capace di chiudere sia la storia narrata che quella “reale” riunendo i due piani narrativi.

Dunque dunque vediamo un po’ cosa c’è in questo gioiellino di Marshall.
Credo si potrebbe dire, senza troppa tema di smentite, che Storie da spiaggia può essere letto anche come una straordinaria esemplificazione di cosa siano le storie e, soprattutto, di quale sia la differenza tra una storia “buona”, ovvero che funziona, ovvero che fa sospendere l’incredulità al proprio lettore, e una storia non buona, ovvero banale, ovvero non curata in ogni sua parte.
Incredibile come tutto questo stia dentro ad un bellissimo libro per bambini, lieve come deve essere una storia che si racconta in spiaggia nel tempo di digestione, non vi pare?
Devo dire che per alcuni versi ho trovato questo racconto molto vicino al Narratore di Saki, per ideazione e costruzione, solo che qui siamo meravigliosamente dentro il mondo dei libri di bambini con narrazioni adatte all’età e alla lettura dei loro lettori e lettrici.
Marshall ci propone un piccolo libro che sembrerebbe una narrativa illustrata in cui le illustrazioni fanno da (bellissimo) accompagnamento e invece così non è siamo, nell’ambito del libro a figure e ce ne accorgiamo davvero quando, verso la fine della storia di Spider, il mostro che è nella storia si rivela per ciò che è nella realtà della spiaggia dove sono i bambini protagonisti. Anche il gioco tra il narratore onnisciente dell’inizio del libro, quello che sostanzialmente funge da cornice narrativa e i diversi narratori delle tre storie è davvero molto interessante…

Ma arriviamo verso la fine di questa recensione e ad un punto che io ho trovato straordinario e spero diverta e incuriosisca anche voi…
Sulla copertina del libro trovate scritto, come sempre, l’autore, e, come accade con i libri a figure, l’illustratore, e leggete: Edward Marshall e James Marshall…
Quando l’ho letto ho pensato: ok James Marshall lo conosco, “è quello di George e Martha“, tanto per dire, ma Edward Marshall chi sarà mai?
Beh, sono andata sul sito dell’editore, Lupoguido, per cercare lumi e…. sorpresa delle sorprese (ma a dire la verità nemmeno così inattesa) Edward è James, Edward è lo pseudonimo di James quando James vuole in qualche modo segnalare la presenza di un autore di testo e un autore di immagini… meraviglioso, ecco io adoro quando si entra in questi giochi della comunicazione letteraria per cui tutto diventa narrazione, autore reale e implicito giocano con il lettore reale, insomma il gioco di specchi si amplifica e pensate che bello potrebbe essere raccontare, in maniera adeguata, s’intende, questa storia ai bambini e alle bambine, un autore che sceglie di avere due nomi per raccontare la sua storia… e per di più in un libro che ragiona su come sono le storie, quelle buone…
Ma che meraviglia Storie da spiaggia, che profondissima leggerezza adatta persino ad accompagnare anche i momenti di digestione estiva in spiaggia in attesa del prossimo bagno!
P.S.: troverete nel libro anche una cartolina da ritagliare con i personaggi a partire dai quali raccontare una storia,