Venti domande
Dai, diciamo la verità, quante volte abbiamo sentito dire che un buon libro offre domande, allena a porsi domande, e non si chiude nelle risposte?
Venti domande di Mac Barnett e Christian Robinson edito da Uppa Kids è il libro che mette proprio in scena questo assunto offrendoci una costruzione a catalogo in cui ogni doppia pagina si apre su una domanda o quasi.
16 aperture e 20 domande senza risposta, che procedono con un ritmo sinuoso.
Si potrebbe pensare che un libro a catalogo non abbia un ritmo narrativo, ed in parte sicuramente così è, tuttavia nell’ordine che l’autore sceglie c’è una ratio e in questo caso si intravvede una linea che ci porta ad essere più o meno spiazzati da domande che sembrano più “semplici” o più “difficili”.
Provo a spiegarmi: il libro si apre con una doppia tavola che pone una domanda che ha la sua risposta nell’illustrazione.
La seconda apertura già alza il tiro e ti dice “se pensavi di stare in un libro cerca-trova, peccato! Non è questo il caso”.
Poi si continua a salire con una sfida immaginativa: Mac Barnett, con la complicità di Christian Robinson, spinge il lettore e la lettrice a cercare la propria storia, crea una passerella per allenare una delle capacità principali che la letteratura sa sviluppare: la deduzione, l’inferenza, l’immaginazione sollecitata non dalla pagina bianca (che può mandare in crisi se non ci si è abituati) ma da uno spunto che può essere interpretato in infiniti modi diversi.
Venti domande racconta tantissime storie diverse, o meglio, permette al lettore e alla lettrice di immaginare, raccontare e raccontarsi infinite storie possibili perché ad ogni domanda, in relazione all’illustrazione che la sollecita, non corrisponde una sola risposta.
Non c’è una risposta sola e soprattutto non c’è una risposta “giusta”, ogni risposta va bene perché innesta il pensiero, costruisce una storia, dà parola alla logicità o anche illogicità delle storie.
Venti domande si colloca su quella soglia della porta segreta, come l’ha definita, tra realtà e finzione, tra sollecitazione e immaginazione, esattamente in quel luogo della sospensione dell’incredulità e dell’attivazione del pensiero in cui si deve collocare ogni buona storia!
Buona lettura e buona invenzione!