Coyote Sunrise e il posto perfetto
Ecco, me lo sono goduto fino all’ultima pagina e oggi vi racconto di Coyote Sunrise e il posto perfetto.
Coyote Sunrise e il posto perfetto, di Dan Geimenhart edito da Giralangolo con la traduzione di Aurelia Martelli, è il sequel di L’imprevedibile viaggio di Coyote Sunrise che tanto avevo amato quando uscì.
Inutile dire che quando esce un sequel di un romanzo così forte e caratterizzato come L’imprevedibile viaggio di Coyote Sunrise c’è da avere timore, ce la farà il secondo libro ad essere all’altezza del primo?
Diciamo subito che il problema si pone sostanzialmente per un motivo: non è sempre vero, anzi, che i sequel di un libro rischiano di non essere all’altezza del primo, nelle serie… anzi, nelle serie di buon livello spesso accade il contrario perché il personaggio e il contesto crescono man mano e quindi hanno un crescendo almeno fino ad un certo punto della serie. Ma la questione è del tutto diversa quando un personaggio non nasce come seriale bensì come protagonista di un romanzo unico a cui poi però l’autore decide di dare un seguito, magari dopo essersi accorto della forza che quel personaggio porta in sè, tale da richiedere una seconda avventura, una seconda narrazione.
Diciamo subito che Coyote Sunrise e il posto perfetto riesce nel tentativo, il libro non solo risulta riuscitissimo sotto diversi aspetti ma ha un crescendo notevolissimo ma adesso cerchiamo di capire come ci riesce.
Quando Coyote Sunrise e il posto perfetto inizia ci troviamo a qualche tempo di distanza dalla fine temporale del primo libro e la nostra protagonista Coyote riprende a narrare richiamando alcuni episodi accadutele nel primo libro e si premura di mettere a parte il lettore che potrebbe non aver letto la sua storia precedente. Sì, esatto, Coyote qui racconta in prima persona, come nel primo libro, ma con la consapevolezza, a mio parere più forte che nel primo libro, di avere di fronte un uditorio che segue le sue vicende e che non è detto che abbia letto del suo primo viaggio. Questa prima parte può senz’altro risuonare come meno significativa per un lettore o lettrice che già conosca Coyote ma crea una buona base perché la nuova avventura abbia inizio, può sembrare un inizio “lento”, perdonate la parola ma cercate di capire cosa intendo dire, e invece è come se fosse un postulato. Le prime battute del romanzo ripongono una questione, diversa da quella del primo libro, creano una situazione da cui partire, anzi, ripartire con la narrazione. D’altra parte, questo espediente narrativo mette anche il lettore o la lettrice che si approcci a Coyote per la prima volta in grado di seguire senza intoppi e senza sentirsi escluso da una conoscenza pregressa, la storia di questo nuovo romanzo.
Per altro l’autore, conscio della difficoltà di gestire un incipit del genere si gioca quasi subito una delle sue carte narrative più convincenti e vincenti: il colpo di scena. Geinmenhart non solo costruisce dei colpi di scena degni di questo nome ma è il processo narrativo che porta al colpo di scena, secondo me, il suo forte. Quando la narrazione sta per prendere una piega del tutto inattesa e impensabile, e accade diverse volte nel corso della narrazione fino alle ultime pagine, ecco che qualche riga prima arrivano piccolissime avvisaglie di questa piega tale da riuscire a far arrivare il lettore o la lettrice a immaginare con meraviglia e stupore una frazione di secondo prima un prossime cambio di prospettiva narrativa che il colpo di scena produrrà.
Sostanzialmente Coyote Sunrise e il posto perfetto racconta del viaggio che Coyote e il padre fanno per spargere le ceneri della madre, di cui Coyote ignorava l’esistenza, diventa tutto rocambolesco perché Coyote ha perso, non lo confessa per moltissimo tempo, il libro di poesie all’interno della quale la mamma aveva scritto dove avrebbe voluto essere “liberata” in caso di morte. Il viaggio di Coyote diventa possibile, nonostante la scuola, perché l’ambientazione temporale del romanzo è quella dell’epidemia da Covid 19 che anche negli Stati Uniti portò alla chiusura delle scuole. Il viaggio dunque è dapprima alla ricerca del libro (chissà se lo troverà) e poi, nell’ultimissimo tratto, verso il luogo perfetto… ma non dirò nemmeno una parola di più perché il potere di questo libro sta nel suo viaggio, nei suoi colpi di scena e non voglio svelarvi niente.
In un primo momento mi ero fatta l’idea che questa fosse la storia di un viaggio per spargere le ceneri. Poi che fosse la storia di un viaggio alla ricerca di un libro perduto. Poi, per un po’, ho creduto che fosse la storia su come uscire dai pasticci. O su come alle farfalle spuntano le ali. Forse, però, una storia può essere tante cose insieme. Come le persone, del resto.
Leggendo Coyote, e devo dire in questo secondo libro più che nel primo, tantissime volte mi sono trovata a pensare, da lettrice ingenua quale non sono affatto ma quale Geimenhart è riuscita a farmi tornare a tratti, “no, ma non mi dire che che adesso succede ….” e accade qualcosa di impensato eppure perfettamente in linea più che con l’ambientazione, con i personaggi che restano il punto forte della narrazione.
Coyote è un personaggio indimenticabile, attorno al quale ruotano tutti gli altri, ma questa volta anche un altro personaggio emerge con più forza, molto più definito e meno abbozzato che nel primo libro e si tratta di Rodeo, il padre hippie di Coyote, che finalmente vediamo a tutto tondo non solo con le sue debolezze superficiali ma con quelle profonde. È nella relazione con Coyote, nella maturità straordinaria di questa figlia che si prende cura del padre a tratto invertendo i ruoli come così tanto spesso accade ai ragazzi e ragazze di fare, che scopriamo un adulto intenso, meraviglio, dolcissimo e, per alcuni versi, incapace di fare l’adulto, di prendersi carico di due vite. Rodeo si riscatta sempre, Coyote un padre che l’accudisce e l’adora ce l’ha, non sto parlando di questo, sto solo rilevando quanto in questo secondo libro Rodeo diventi un personaggio più intenso con ombre più visibili e per questo più vero e profondo.
Il plot narrativo segue il modello del primo libro, Coyote e Rodeo devono tornare in viaggio sul loro scuolabus Yager se vogliamo ritrovare l’intensità dell’avventura del primo libro e quindi ecco che, dopo un primo colpo di scena che li riporta a volersi mettere in viaggio, cominciano, come nel primo libro a fare diverse tappe e ad ognuna ad accogliere nuovi passeggeri in cerca di un passaggio… verso cosa lo valuterete voi.
Si insinuano diverse problematiche nuove, in questo nuovo viaggio di Coyote, dall’amicizia con Salvador che mette in risalto alcuni elementi del carattere della protagonista e anche le sue difficoltà alla ricerca di una nuova relazione affettiva da parte di Rodeo, e tante altre piccole grandi questioni che puntellano il viaggio di Coyote. Insomma Coyote Sunrise e il posto perfetto è un romanzo denso e intenso in cui vi troverete, come nel primo libro, a commuovervi profondamente, a ridere di gusto e a stupirvi di ciò che accade. Un romanzo che sa fare bene il proprio lavoro usando un’ottima scrittura (e traduzione evidentemente) una straordinaria costruzione dei personaggi ed un ritmo degno del romanzo d’avventura e persino del giallo, a tratti.
Ho letto questo libro, come l’altro, ad alta voce, ed è stata un’esperienza importante, ho finito la lettura con la voce rotta ed anche questa è stata un’esperienza importante da condividere. Certo si può leggere da soli, ed è magnifico, ma si può anche leggere ad alta voce con ragazzi e ragazze grandi (intendo dire non più da bambini) provando qualcosa di profondamente diverso e direi fondante.
L’11 ottobre incontreremo, con una gruppo di classi Dan Geimenhart qui a Venezia e sono proprio curiosa di sapere cosa lettori e lettrici vorranno chiedergli e cosa lui racconterà della sua scrittura e dei suoi personaggi che credo resteranno a lungo nella memoria.