Hedvig

Questa è la storia di Hedvig, che ha sette anni e presto andrà a scuola”

Ecco, così inizia e direi che così si può anche condensare la trama, se è questa che vi interessa, del libro straordinario che vi propongo oggi.

Sto parlando di Hedvig di Frida Nilsson edito da Lupoguido con la traduzione di Laura Cangemi e le illustrzioni di Ilaria Mancini.

Hedvig è un piccolo romanzo che ci porta nella vita della protagonista nel suo primo anno di scuola, si tratta di una narrativa illustrata in cui le illustrazioni, molto piacevoli, agevolano lo spazio visivo di lettura mentre la scansione in capitoli favorisce il tempo di lettura, sia che si tratti di una lettura autonoma, che ad alta voce, il libro regge benissimo in entrambi i casi.

Dunque veniamo a lei, Hedvig, la protagonista assoluta di questa narrazione in terza persona che conosciamo attraverso un narratore onnisciente che ci permette di seguirla nei suoi comportamenti più incredibili. Hedvig è immagine e corpo di un’infanzia realistica e pura, nel senso di non condizionata dal moralismo e didatticismo che troppo spesso mortifica i libri per bambini e bambine. Hedvig ne combina di tutti i colori, la sua logica ferrea che strenuamente si scontra con la logica del mondo adulto, delle “buone maniere”, delle regole scolastiche e familiari.

Hedvig è una bambina che riesce persino ad innervosire il lettore adulto, in alcuni passaggi, proprio come accada talvolta con i bambini e le bambine “vere”, ed è proprio per questo che la protagonista risulta tanto più convincete e divertente ai lettori suoi coetanei.

Hedvig vive le sue avventure in maniera libera e al tempo stesso protetta, il contesto familiare e scolastico in cui si muove risultano accoglienti e non giudicanti permettendo alla bambina di sperimentare senza inibizioni o censure preventive.

Insomma in Hedvig si respira l’aria dei grandi personaggi infantili della letteratura nordica con un narratore onnisciente che sente quello che sente Edvig, che ha mantenuto l’orecchio acerbo pronto ad ascoltare la sua protagonista prima ancora che il lettore o la lettrice a cui si rivolge. Il narratore sente parlare anche i giochi di Edvig proprio come lei!

La narrazione attraversa l’intero anno scolastico dall’inizio della primo anno fino all’inizio del successivo seguendo Edvig in tutte le sue avventure quotidiane, certo, ma anche nelle sue fragilità, quelle proprie, caratteriali, e quelle tipiche dell’età come la velocità con cui convincersi della giustezza di una cosa e subito dopo del suo contrario.

Spero tanti bambini e bambine incontreranno Hedvig, che la tengano come compagna non di letture ma di giochi e pensieri, come modello di ciò che una storia può riuscire a fare: mettersi incondizionatamente dalla parte del suo giovane lettore e lettrice senza impartire lezioni, dare giudizi… anche là dove i genitori o la maestra necessariamente intervengono a smascherare le assurdità di Hedvig mai mai mai nel libro si sente il peso di un insegnamento, di una frustrazione… tanto è vero che nel capitolo successivo Hedvig tornerà più in forma che mai a “delinquere” con leggerezza per la gioia dei lettori e delle lettrici.

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