Sulla porta del mondo

Raccontare la Storia è forse la cosa più difficile che ci sia, difficile scegliere il punto di vista da cui partire, riuscire a rendere qualcosa di lontano vicino…

Eppure, cambiando prospettiva, abbandonando un’idea statica e monolitica di Storia, la narrativa, le narrazioni risultano estremamente efficaci nel raccontare le storie piccole che costituiscono la Storia più grande.

In questo tentativo di narrazione di vite per raccontare una Storia poco nota ed assolutamente centrale, oggi più che mai, si colloca Sulla porta del mondo. Storie di emigranti italiani di Luigi Dal Cin con le illustrazioni di Cristiano Lissoni, edito da Terre di mezzo con Fondazione Migrantes.

Sulla porta del mondo è una raccolta di 20 racconti che raccontano storie di persone che da una regione italiana si sono spostati in altre parti del mondo in cerca, come tutti i migranti di ogni epoca e di ogni luogo, condizioni di vita migliori. I 20 racconti cono tenuti insieme da una cornice autobiografica, in senso narrativo, che ci accoglie prima del primo capitolo e che ci fa sentire la voce narratore (l’autore se volete ma qui bisognerebbe discernere un pochino tra i ruoli della comunicazione letteraria e non mi pare il caso di andare così nel dettaglio) nell’atto di decidere come porsi al lavoro per riportare a casa le storie.

Alzo lo sguardo dal foglio bianco.

Fisso la valigia che ieri ho posato davanti alla mia scrivania.

È una vecchia valigia di cartone pressato.

Apparteneva a mio nonno.

Con quella valigia mio nonno Lorenzo è emigrato, molto lontano, oltre oceano.

Così prende avvio la narrazione, con un processo di avvicinamento del passato al presente, con una confessione narrazione tra autore e lettore, con un io caldo che cerca di avvicinare le distanze geografiche e temporali, un io che attraversa tutti i racconti, regione dopo regione, nome dopo nome, per tenere il tutto insieme e ricordarci che queste, singole storie, sono una parte importante della Storia di una nazione.

Il tentativo, a mio modo di vedere riuscito, è quello di non rendere mai la narrazione didascalica e pedissequa ma di dare calore e colore alle singole vite ed in questo il narratore con il suo passato narrativo fonde il ruolo di chi tesse una storia, di chi racconta le storie perché esse diventino parte della storia di chi ascolta o, come in questo caso, di chi legge.

Sulla porta del mondo è indubbiamente un libro di storie del passato ma al tempo stesso è indubbiamente un libro che parla del presente riportandoci alle tantissime vite che si muovono tra i Paesi in cerca di una vita migliore con il rischio di non trovarla affattoSulla porta del mondo è una raccolta di racconti che si leggono per il piacere di farlo, sulla scrittura dei quali non pesa affatto la spinta divulgativa storica da cui il libro nasce e questa è indubbiamente la cosa che a me interessa più di tutto: la letteratura di divulgazione storica è indubbiamente quella che soffre di più, nell’ambito della produzione di non-fiction, quella che paga il prezzo più alto nella diffidenza di chi vi si avvicina (perché vorrebbe restarci lontano ritenendo la cosa non lo riguardi) ed anche nella minore capacità di innovazione dei linguaggi letterari con cui si prova a saltare il gap e avvicinare presente e passato. Usare la forma narrativa, con una buona tenuta di costruzione un’intensità di linguaggio importante, con il calore della narrazione, per raccontare la Storia credo sia la strada giusta, le storie al servizio della Storia ma con in mezzo un’altra “disciplina”, se vogliamo a fare il gioco (francamente sorpassato e stantio) delle materie scolastiche, quella della scrittura, della lettura, della letteratura che si pone al servizio della narrazione di storie vere divenendo letteratura non di fiction ma di non-fiction.

Chissà quando i confini tra l’una e l’altra, tra la fiction e la non-fiction finalmente si sfumeranno fino a quasi a scomparire lasciando solo la valutazione della qualità del processo di narrazione e costruzione di testi e di immagini laddove presenti in maniera significativa.

Per il momento siamo lontani, mi pare, la storia più di qualsiasi altra “materia”, forse, e anche per questo ci teniamo Sulla porta del mondo come un buon libro a cui fare riferimento in questo ambito per raccontare la nostra storia nazionale, un’altra rispetto alle prosopopee nazionalistiche.

Chiude il libro, come si confà ad ogni libro di divulgazione che voglia esplicitare la propria natura, un’appendice di approfondimento che riporta la storia dell’emigrazione regione per regione, i numeri dell’attuale emigrazione di Italiani all’estero.

Volete leggere Sulla porta del mondo, racconto per racconto, per raccontare una Storia? Volete leggerlo per vedere come funziona la cornice narrativa in una raccolta di racconti? Volete prendere spunto per una scrittura mimetica che racconti una storia di emigrazione nella vostra città/regione?

Potete farlo! Sulla porta del mondo è un libro che sa fare il suo dovere e accoglierà a braccia aperte il lettore e la lettrice con qualsiasi intenzione vi si avvicini!

Di seguito il video dedicato all’ipertesto in cui avevo citato Sulla porta del mondo

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