Voi

Voi avrebbe potuto forse chiamarsi, in effetti, Noi.

E invece no, c’è una questione di punto di vista e focalizzazione importante sotto la scelta del titolo di questo libro, ma su questo torno tra un attimo, prima vi dico che libro vi racconto oggi.

Voi è il nuovo albo di Armin Greder edito per Orecchio acerbo molto esplicitamente, come solo Greder sa fare, dedicato ai rapporti di potere tra Europa e Africa, diciamolo ancora meglio e senza giri di parole: dedicato al neocolonialismo che, finita l’epoca del colonialismo in senso stretto, l’Europa continua a esercitare sui Paesi africani assumendosi una responsabilità schiacciante e innegabile nel mantenere il continente africano in uno stato costante di bisogno e di instabilità politica ed economica che poi porta alle guerre, alle carestie (sommiamo a tutto questo la crisi climatica responsabilità sempre, in maggior parte, dei Paesi del nord del mondo) e alle migrazioni.

Armin Greder dunque torna nei suoi luoghi narrativi tipici, col suo impellente bisogno di raccontare una storia, LA storia di diseguaglianza e di ingiustizia sociale legata al continente africano. Tornano i “temi” della schiavitù, della migrazione, del commercio di armi e non solo con l’Europa, e anche dei pesci del mediterraneo alimentati a cadaveri, che avevamo già incontrato in albi straordinari come Mediterraneo e Diamanti. Torna in questi luoghi ma tesse la narrazione di questa Storia in modo più complesso, più articolato, tenendo insieme fili che potremmo perdere se la costruzione delle tavole e del testo non fosse così pulita e chiara. Questa è forse la più grande maestria di Armin, il riuscire a dire con pochi tratti di carboncino, pochissimi colori e pochissime parole, giusto quelle necessarie e quando sono necessarie, in maniera inequivocabile e comprensibile qualcosa di davvero difficile da spiegare, o forse da accettare.

Il libro si apre con una doppia tavola straordinaria in cui, come rarissimamente accade ci accoglie un’illustrazione in soggettiva corrispondente ad un testo che col “voi” inchioda i sorrisi di chi ci sta guardando. Il far dire voi in apertura di libro e il trovarci davanti i presunti soggetti del voi ci fa mettere automaticamente dalla parte di chi racconta questa storia, come se essa potesse diventare, grazie alla sapiente costruzione narrativa, per qualche momento (quello della lettura) la NOSTRA storia e non la LORO, quella del popolo africano.

Magie e potere della letteratura!

Siete venuti dal mare con il vostro Dio.

Ci avete detto che eravate stati scelti

per redimerci dai nostri peccati.

Così abbiamo chiuso gli occhi,

ci siamo inginocchiati e abbiamo pregato.

Seguono 6 doppie pagine che riassumo visivamente , quasi in totale assenza di testo, i secoli di schiavitù e colonialismo e quando la linea narrativa riprende, tornando piano piano verso il presente, prende piano piano forma cosa è accaduto e cosa accade ancora da quando gli stati africani sono stati riconosciuti come Stati sovrani con accordi che continuano a tenere soggiogate le economie e le politiche di quelli stessi popoli.

Da qui in poi è storia contemporanea, dei nostri giorni, oppressioni, viaggi incredibili, reclusioni nei centri per migranti, insomma quello che sentiamo ogni giorno ai telegiornali… magari raccontato con un punto di vista diverso da quello che il libro ci fa sentire.

Quanto cambia la percezione della storia se la raccontiamo dal punto di vista degli oppressi o degli oppressori?

Se assumiamo il noi “contro” il voi e se poi ci accorgiamo che, fuori dal libro quella storia in realtà non parla di un “loro” ma di un “noi” europei?

Il libro si chiude con l’immagine di un pesce, quello che mangiamo e che a sua volta ha mangiato qualche essere umano annegato, la stessa immagine, lì solo testuale qui visiva, che apriva mediterraneo. Giriamo pagina ed ecco la postilla in esergo dell’autore

“Alle vittime della cattiveria europea”.

per la serie se non l’avevamo capito fino a qui ve lo esplicito chiaro chiaro, ci dice l’autore, di cosa e di chi sto parlando…

Lo so cosa state pensando, è un libro tosto che non lascia scampo, un libro di Armin Greder, insomma, che alla sua età e con la sua consapevolezza e con il carico di vita e arte sulle spalle non ha proprio nulla da edulcorare o da mediare, incredibile come riesca a fare tutto questo mantenendo un livello di letterarietà e di portata estetica mostruosa. La sua è una forma d’arte politica che mi richiama alla mente alcuni artisti di primo Novecento, non è così comune incontrare l’impegno politico in forme letterarie, oggi, mi pare, Armin Greder ci riesce e riesce a catturarci non per ciò che dice (anche, certo) ma per come lo dice creando delle opere che al tempo stesso attirano e respingono (la coscienza), De Andrè direbbe “Anche se voi vi credete assolti siete lo stesso coinvolti” Armin probabilmente, a dispetto del Voi e della scelta stilistica, sottintende un “noi”: siamo lo stesso coinvolti, anche se ci sentiamo assolti.

Si tratta di un libro per ragazzi e ragazze?

Si tratta di un libro per tutte e tutti, dalla secondaria di primo grado in su Voi può intraprendere il suo viaggio tra lettori e lettrici con tutto il suo portato di storia, di narrazione, di responsabilità e di bellezza perché è a lei, alla bellezza, intesa come estetica capace di mediare anche l’orrore, che dobbiamo la riuscita di Voi e della poetica potente di Armin Greder.

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