Aspettando l’uragano con David Wiesner

Buondì, amiche e amici di Teste Fiorite, e buon inizio anno (sì, anche per me Capodanno è a settembre)! 

Se vi dico David Wiesner cosa vi viene in mente? Quasi di sicuro, libri a figure mirabolanti con struttura e concept genialmente surreali, come Mr. Ubik, Flutti, I tre porcellini, Martedì, Sector 7, 29 giugno 2029, che sono arrivati fino a noi in traduzione grazie ad Orecchio acerbo editore, ed altri ancora.

Quello che vi presento oggi, invece, è un albo dall’ambientazione realistica e dall’intreccio più lineare e prevedibile, se vogliamo, rispetto a ciò a cui Wiesner ci ha abituato. Per il suo sapore vintage, probabilmente piacerà molto a lettrici e lettori adulti, ma per i suoi tratti più universali potrà esercitare il suo fascino anche su un pubblico bambino.

 Pubblicato nell’ottobre 1990, Hurricane (originariamente da Clarion Books, qui nell’edizione inglese Andresen Press del 2017) ci porta a casa di David e George, due fratelli che vivono con i genitori in una casetta suburbana e vivono l’esperienza di un uragano – forte ma non catastrofico. 

L’albo ci accompagna dentro casa loro, mentre la famiglia si prepara per l’uragano, mettendo la casa in sicurezza e assicurandosi che il gatto Hannibal – molto meno minaccioso di quanto può sembrare – sia al riparo. 

 Una serie di tavole dal sapore caldo e intimo, dal taglio fotografico, ci racconta le ore della sera, quando l’uragano arriva e piccoli e grandi rimangono al calduccio, cenando alla luce del fuoco del camino, perché è saltata la corrente. Rassicurati dai genitori, i fratellini vanno a letto per ritrovarsi, la mattina dopo, alle prese con una sorpresa di notevoli dimensioni. 

Sì, perché uno degli olmi del loro giardino è stato abbattuto dall’uragano, per fortuna crollando senza danni alle persone o alle case. In contrasto con le immagini della prima metà notturna del libro, che vedono i bambini accoccolati nella casa-rifugio, ora le tavole sono inondate di luce mentre David e George esplorano, meravigliati, la trasformazione del loro giardino con questo immensa creatura vegetale, maestosa e ferita, al centro.  E qui inizia l’avventura: per giorni l’albero rimane a disposizione dei bambini. Rami, foglie, radici: l’olmo diventa un enorme e stupefacente parco divertimenti, capace di trasformarsi in qualunque scenario la fantasia possa suggerire, ma anche di fare da sfondo e da tana per rilassarsi e chiacchierare. 

 Purtroppo, un giorno, arrivano le motoseghe a distruggere quell’inaspettato paradiso. Non resta che sperare…in un altro uragano!

La mia impressione è che il (relativamente) giovane Wiesner abbia voluto dare una sua interpretazione, come in un esercizio di stile, di quello che oggi mi sembra di poter definire un topos: la celebrazione dell’immaginazione e del gioco nell’infanzia. L’autore mette in scena alcune ambientazioni classiche del gioco di finzione, come il viaggio nello spazio e la nave dei pirati. La narrazione non cade mai, però, in un clichè vuoto di infanzia idilliaca, perché è sostenuta da una costruzione ed una struttura sufficientemente solide.

La storia che l’autore ricostruisce è ricca di sfumature realistiche, evocative, che fanno pensare alla sceneggiatura di un ricordo autentico, così come le tavole sono vivide come in un quadro fiammingo dall’estetica anni Ottanta. Gioca sul contrasto tra dentro e fuori, tra paura e sicurezza, tra pericolo e avventura. Se nella prima parte viene voglia di ripararsi sotto una copertina ed ascoltare con David e George, con un brivido tra timore e piacere, il ruggito del vento, nella seconda ci troviamo di fronte ad un’esplosione di libertà. 

L’effetto nostalgia negli adulti è quasi automatico: questo gioco libero all’aperto è la materia di cui sono fatti, se abbiamo fortuna, molti dei nostri ricordi, e se no, molto del nostro immaginario di un’infanzia felice.

Di un’infanzia serena e sana, Wiesner ci restituisce anche un altro tratto: quello del poter attraversare un’esperienza potenzialmente paurosa in uno spazio sicuro, anche emotivamente. Una sicurezza che – insieme al fatto di essere usciti indenni dall’uragano – permette ai due protagonisti di rimbalzare con nonchalance verso l’avventura successiva, ricordando di quanto è successo quasi solo gli aspetti divertenti.

Ad oltre trent’anni di distanza, sono diversi gli elementi nei quali il pubblico ‘piccolo’ di oggi potrà rispecchiarsi. Lo splendore del gioco di finzione libero all’aperto rimane un qualcosa di universale. Di certo bambini e bambine di oggi dovranno fare i conti sempre più, perlomeno a livello di conoscenza e di consapevolezza (e si spera il meno possibile per esperienza diretta) con la possibilità di eventi naturali estremi, conseguenza del cambiamento climatico. Un altro vissuto che, letto oggi, può riecheggiare tra queste pagine è il ricordo del periodo di emergenza sanitaria, che ci ha visto chiuderci in casa per paura di un pericolo esterno, sia pure di altro genere. Un pericolo reale, che però ci ha portato a negare per troppo tempo alcuni bisogni essenziali di bambini e bambine, ragazzi e ragazze.

Conoscevate Hurricane? E se sì, quali sono le sfaccettature che vi hanno incantato (o ipnotizzato) di quest’opera di David Wiesner differente da quelle che conosciamo, eppure diversamente spettacolare?

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