Chi ben comincia. Avviare l’anno scolastico con un albo illustrato.

Questo post è scritto da Loretta de Martin che cura la rubrica “tra prima e poi” in uscita con cadenza bimestrale.

L’inizio di settembre per noi docenti è il vero capodanno: tempo di idee, sogni che diventano progetti, buoni propositi che forse verranno mantenuti, chissà.

Tutto è una pagina bianca come quelle del quaderno vuoto che ci attende sulla scrivania, con il profumo delle cose nuove che ancora non hanno trovato destinazione. 

Quando ho una prima per la progettazione preferisco conoscere prima le ragazze e i ragazzi, osservarli mentre interagiscono tra loro e con me, scoprire cosa amano leggere, raccontare e scrivere; ma dedico molta cura all’accoglienza perché desidero che ogni scelta, ogni spunto di lavoro che porto in classe concorra alla costruzione della nostra comunità, una comunità aperta agli altri e al mondo perché fondata sulle storie, un luogo sicuro in cui la voce di ciascuno conta.

Ormai da diversi anni lavoro seguendo l’approccio del WRW, Writing and Reading Workshop. Si tratta di un modo laboratoriale di portare la lettura e la scrittura in classe che nasce oltreoceano, ma si lega alle esperienze di pedagogia attiva presenti in Italia fin dagli anni Sessanta e Settanta del Novecento ed è sempre più diffuso nelle scuole italiane.

L’accoglienza, dunque, è il momento cruciale in cui porre le basi per la costruzione di un ambiente in cui la lettura e la scrittura si intrecciano tra loro e contribuiscono a dare “tutti gli usi della parola a tutti”, uno spazio in cui gli alunni e le alunne possono esplorare storie e voci diverse per trovare le loro storie, le loro voci, “ non perché tutti siano artisti, ma perché nessuno sia schiavo”, per dirla con Gianni Rodari.

Un albo illustrato che amo portare in classe nei primi giorni di scuola è “La famiglia Lista” di Kyo Maclear e Júlia Sardà, edito da Rizzoli.

Sono diverse le caratteristiche che secondo me lo rendono adatto ad aprire le danze in una classe di undicenni: in primo luogo, le raffinate illustrazioni di ispirazione art déco smontano da subito il pregiudizio ahimè diffusissimo a quell’età (e non solo) che gli albi illustrati siano “libri per bambini”.

La scrittura, inoltre, molto ritmata e ricca di rimandi interni, strutture ripetute, dialoghi e onomatopee, è molto coinvolgente e aiuta anche i lettori e le lettrici più fragili a non perdersi nella vicenda. Vicenda che, altro punto a favore, con il suo umorismo nero e il gusto per il grottesco stuzzica l’ironia che proprio in questa fascia d’età si impara ad apprezzare. 

Infine, i temi che possono emergere dalla lettura di questo albo sono molti e toccano in profondità il senso di mistero, di timore e aspettativa per l’ignoto, per tutte le vaghe possibilità che ci attendono oltre la soglia di ogni nuovo inizio.

Di seguito potete trovare alcuni spunti per portare in classe “La famiglia Lista”, idee che hanno generato tra i miei alunni e alunne scambi molto vivaci e interessanti, occasioni per cominciare a conoscersi, a narrare di sé e a porre le basi della nostra comunità.

  • A caccia di indizi. Prima di cominciare la lettura, ci soffermiamo sulla copertina e, tutti insieme, generiamo ipotesi sul contenuto del libro. Per noi docenti è un’occasione per farci un’idea delle capacità di osservazione e descrizione di ciascuno e per mostrare con l’esempio che il cervello dei lettori esperti si comporta come un detective generando continuamente previsioni e verificandole man mano che la storia procede.

Nel caso di questo albo, è sempre molto interessante formulare ipotesi sui protagonisti e sul loro cognome e confermarle o smentirle fin dalle prime pagine.

  • Leggere tutto d’un fiato. A questo punto solitamente leggiamo una prima volta l’albo senza fermarci se non per chiarire il significato di eventuali parole sconosciute. Lo scopo è donare una storia innegabilmente buffa facendo intuire che tra le sue pieghe si nascondono ulteriori significati tutti da esplorare. Il modo in cui l’insegnante legge è molto importante: nelle mie classi disponiamo a semicerchio cinque o sei banchi, posizioniamo davanti ai banchi delle sedie e lasciamo uno spazio vuoto davanti per chi troverà posto in terra e per la mia sedia o sgabello. Così tutti riescono a osservare le illustrazioni e l’albo può essere passato agevolmente di mano in mano per osservare i dettagli più piccoli. 

Questa lettura si chiude con una chiacchierata molto informale sulle nostre prime impressioni. Raccogliamo tutto: commenti, osservazioni, ipotesi, domande, apprezzamenti e obiezioni. Possiamo anche annotare velocemente gli interventi su un cartellone in modo da non dimenticare nulla nei giorni successivi e avere un “diario di bordo” a parete.

  • Rileggere per insegnare ad assaporare. Le sessioni di lettura successive introdurranno un ritmo lento nella nostra comunità in boccio. Si tratta di aiutare tutte e tutti ad allenare lo sguardo attento e quella che Maryanne Wolf chiama “pazienza cognitiva”, di rendere evidente nella pratica quotidiana che tra queste pareti non c’è spazio per la fretta di seguire un fantomatico “programma”. Si tratta di imparare la lentezza di un tempo sospeso e i tesori che ci porta: la cura per il dettaglio, l’ascolto dell’altro con tutto il corpo, la mente e il cuore. 

Rileggiamo lentamente l’albo, soffermiamoci sul rapporto tra testo e illustrazione, introduciamo molto gradualmente tre le domande-guida che torneranno sempre nel corso del triennio ogni volta che nelle nostre ore avremo a che fare con immagini: 

  1. “Cosa vedi?” Si tratta di una domanda che invita all’osservazione e alla semplice descrizione delle diverse componenti dell’illustrazione.
  2. “Cosa noti?” È una domanda più personale, invita chi osserva a soffermarsi su ciò da cui è colpito maggiormente.
  3. “Come lo interpreti?”È la domanda che scava nel rapporto tra testo e immagine, nei simboli e nei significati profondi di un passaggio o dell’intera storia.

Procedendo per piccoli passi, utilizziamo le osservazioni dei nostri lettori e lettrici per introdurre elementi di analisi del testo e delle illustrazioni. 

Per esempio, quando un mio alunno ha notato lo sfondo nero della pagina in cui compare da solo Edward, uno dei due protagonisti, abbiamo ragionato sull’uso simbolico dei colori e abbiamo notato che anche i risguardi dell’albo sono neri, imparando non solo un nuovo termine del lessico editoriale ma anche la loro funzione di soglia. 

Durante la conversazione mostriamo anche come rispondere agli interventi altrui, come utilizzarli per costruire conoscenza condivisa: nella nostra società il tempo dell’ascolto è spesso concepito come tempo dell’attesa di prendere parola, ma conversare di ciò che leggiamo in classe diventa occasione per sperimentare confronti autentici in cui l’opinione dell’altro arricchisce sempre.

  • Scrivere dal leggere e condividere i nostri tesori. La lettura dal passo così lento può continuare anche per diverse sessioni di laboratorio, sta alla nostra esperienza riuscire a cogliere i segnali con cui le lettrici e i lettori ci comunicano se stiamo chiedendo loro troppo: l’ultima cosa che vogliamo è che la lettura diventi una lunga e noiosa dissezione di un testo, perciò procediamo solo finché respiriamo vivacità e curiosità.

Al termine di alcune sessioni propongo un breve spunto di scrittura sul taccuino di lettura, per mostrare fin dai primi giorni come nelle parole degli altri possiamo trovare le nostre, come da pensiero nasca pensiero. Nel caso de “La famiglia Lista” ho proposto annotazioni come “3 parole che ti hanno colpito, 2 dettagli che hai notato delle illustrazioni, 1 pensiero sull’albo”, “Un aggettivo per Edward e uno per l’ospite”, “La mia lista su… “, “Il mio vortice domande sotto forma di lista”, “Lascio uno spazio vuoto per…”.

Quando chiediamo loro di scrivere è importante seguire queste accortezze:

  • fissiamo un tempo breve, per esempio tre minuti, e chiediamo di scrivere senza sorvegliarsi e senza fermarsi. Man mano che diventeranno esperti possiamo aumentare il tempo. Chiariamo che la forma non è importante in questo tipo di scrittura che va ad allenare la scorrevolezza, lo scambio tra pensiero e gesto;
  • mentre loro scrivono facciamolo anche noi: il nostro comportamento modella il loro, devono percepire la scrittura come un’occasione preziosa per fermare su carta i loro pensieri;
  • al termine del tempo di scrittura troviamo sempre un momento per condividere le loro parole e condividiamo anche le nostre: in una comunità le storie di tutti contano e meritano ascolto.
  • Uno sguardo indietro. Da anni ormai chiudo ogni percorso con un momento metacognitivo per stimolare la riflessione sui passi compiuti, sul come e sul perché. In questo caso, può essere interessante richiamare questi aspetti fondamentali per il laboratorio:
  • come funziona un albo illustrato, ricapitolando solo gli elementi principali emersi durante la lettura e le conversazioni;
  • cosa fa il cervello quando legge, con particolare attenzione al concetto di “previsione” e alla differenza tra vedere, notare, interpretare
  • come si ascolta in modo attivo, come si prende parola collegando il proprio intervento a quelli precedenti;
  • come si scrive di ciò che si legge e l’importanza della condivisione dei propri pensieri nella costruzione di una comunità in cui ciascuno si senta libero di esprimersi.

Chiudo il mio primo intervento sul laboratorio di lettura con alcune considerazioni. 

Questo modo di portare gli albi illustrati in classe richiede un continuo gioco di equilibrio, una costante ricerca della leggerezza calviniana, quella che permette di andare in profondità nelle cose senza ammazzare il piacere della lettura. Il nostro ruolo è quello di accompagnare dentro il testo alla ricerca del giusto ritmo, captando i momenti in cui rallentare per illuminare un dettaglio o introdurre un aspetto tecnico e quelli in cui è meglio passare a volo d’uccello tra le pagine.

Soprattutto, questo è solo uno dei molti modi in cui portare gli albi illustrati nel laboratorio di lettura: tanti saranno letti lasciando spazio a riflessioni solitarie, altri saranno ripresi a distanza di tempo per osservare come la nostra capacità di analisi e interpretazione cresce insieme a noi, altri saranno richiamati come perfette connessioni in percorsi letterari, storici o geografici, di altri ancora i nostri alunni e alunne troveranno imprevedibili piste di lettura. E sarà il momento più bello.

Letture per approfondire, in italiano e in inglese

  • Linda Cavadini, Loretta De Martin, Agnese Pianigiani, Leggere, comprendere, condividere. Guida all’analisi del testo narrativo, Sanoma 2021
  • Jenny Poletti Riz, Silvia Pognante, Educare alla lettura con il WRW. Writing and Reading Workshop. Metodo e strumenti per la scuola secondaria di primo grado, Erickson 2022
  • Frank Serafini, Suzette Serafini-Youngs, Leggere, giorno per giorno. Lettori e lettrici nel laboratorio di lettura, Equilibri 2024
  • Ron Ritchhart, Mark Church, Karin Morrison, Making Thinking Visible, Jossey Bass Inc., 2011

Frank Serafini, Reading the Visual: An Introduction to Teaching Multimodal Literacy, Teachers College Press, 2013

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