La bella Griselda di Isol

Ieri sera, martedì 3 settembre, c’è stato il primo incontro di quest’anno scolastico del gruppo di lettura monografico dedicato agli albi illustrati. L’autrice da cui siamo partite è Isol, al secolo Marisol Misenta, autrice straordinaria che trovo illuminante e divertente per molti aspetti. Lavoro molto con i suoi libri e piano piano vorrei recensirli tutti, tutte le recensioni e i video a lei già dedicati li trovate qui sul blog oggi vorrei aggiungere qualche pensiero su un albo dei suoi eccezionale e un pochino anomalo apparentemente.

Il libro di oggi dunque è La bella Griselda di Isol, appunto, edito da Logos con la traduzione di Fabio Regattin.

Quella di Griselda è la storia di una donna talmente bella da far perdere la testa, letteralmente!

Tutti gli uomini che incontra appena la vedono perdono la testa e il regno in cui vive inizia a temerla e a evitarla come la peste. Solo un principe molto ma molto miope riesce ad avvicinarla e ad avere con lei un rapido rapporto non proprio platonico fino a quando, standole molto vicino, anche lui la mette a fuoco e perde la testa. Griselda resta di nuovo da sola ma con un pancione e poi una bambina con sé ma la bambina è talmente bella da… far perdere la testa alla mamma. Da quel giorno il regno visse in serenità senza che nessuno perdesse la testa ma semplicemente giocando con qualche rompicapo.

Dunque, una delle caratteristiche che amo di più di Isol è la sua straordinaria Ironia che qui regna sovrana giocando sia con il genere codificato della fiaba (l’imperfetto narrativo, il contesto ecc.) sia con il senso letterale della metafora, modo di dire, “perdere la testa”. Non solo Griselda fa perdere la testa agli uomini e inizia a collezionarle come qualcuno macabramente fa con le teste di animali selvatici, ma ne è felice e orgogliosa! Cura il proprio aspetto fisico strenuamente per continuare a sortire il medesimo risultato su chi osa solo guardarla.

Solo la nascita della bambina cambia la condizione di Griselda e fa svanire la sua vanità insieme alla sua testa…

Ora un livello interpretativo di questa storia, oltre, s’intende, a quello letterale molto divertente, è evidente e gioca con gli stereotipi di genere ma anche con l’uso della lingua e c’è materiale per “lavorare” con questo libro in lungo e largo con età molto diverse di lettori e lettrici. Ma poi ci sono altri livelli a cui possiamo arrivare, come sempre i grandi libri, lì dove arriva la forza estetico-letteraria della letteratura, fanno del moltiplicare i piani di interpretazione e lettura la loro cifra essenziale. Torna qui, quasi in chiusura, con un rapidissimo capovolgimento della situazione, la centralità dell’infanzia e del suo potere rivoluzionario che mai manca nei lavori di Isol.

Ma ciò che rende il tutto così fortemente significativo e significante, tra testo e immagine – un testo controllatissimo e perfetto come Isol a fare – mi pare sia il ritmo narrativo che qui crea un crescendo che ci porta alla svolta oltre la metà del libro, è il conoscere così bene Griselda e gli effetti del suo passaggio tra la gente che permette alla svolta finale di prendere forza. La tavola in cui arriva la bambina e fa perdere la testa alla mamma, come accade ad ogni bambina e ogni mamma che si rispetti (fortunatamente non in senso letterale), si colloca come un vero e proprio colpo di scena e come tale cambia per sempre le sorti della storia.

La bella Griselda colpisce per la capacità di giocare tra linguaggio e immagine con il linguaggio figurato con ironia, doppi sensi e profondità. Isol è sempre spiazzante per come sa dire esplicitamente qualcosa di immediatamente comprensibile e misterioso da approfondire. Ossimori, lo so, però lei è così, la sua poetica – come il suo stile di illustrazione fatto di contorni e colori non corrispondenti, sfalsati – , sortisce , come ha perfettamente scritto un saggio riguardo questa autrice “, un effetto di ‘fuori registro’ spiazzante, le illustrazioni e i colori risultano fuori registro così come la narrazione che misinterpreta (interpretandolo alla lettera) il linguaggio, gioca con stereotipi e pregiudizi scollandoli dalla realtà.

A ciascuno valutare in quale livello di lettura e interpretazione collocarsi, Isol offre una costruzione stratificata a molti piani, prendete l’ascensore e fermatevi al piano che più vi piace e in cui vi trovate a vostro agio e poi, perché no, potete provare anche gli altri!

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