La scuola

Ho incontrato questo libro straordinario, per la prima volta, nelle parole della rubrica Libri in lingua curata da Elena Poletti, ora finalmente La scuola di Britta Teckentrup, edito da Uovonero con la traduzione di Maria Carla Dallavalle, arriva in Italia e credo sia il caso di dedicargli ancora l’attenzione che merita.

La scuola arriva in libreria in questi giorni, in tempo per l’inizio della scuola, appunto, ma no, non è un libro che ci racconta quanto sia bella la scuola e quanto si debba essere contenti di andarci.

No, La scuola si mette fortissimamente dalla parte dei ragazzi e delle ragazze, l’ambientazione è quella della scuola secondaria di primo grado, e ci racconta la scuola vista dal punto di vista di una studentessa che, come capita molto più spesso di quanto non vogliamo ascoltare, ha una lucidità di visione e di analisi impressionante.

Lei apre la narrazione in prima persona mettendo subito in chiaro potenzialità e contraddizioni della scuola, la bellezza di avere a che fare con la diversità e al tempo stesso la difficoltà incontestabile di conciliarle. Da qui parte la storia dell’albo che si focalizza su alcuni compagni, le loro caratteristiche, le loro difficoltà, con lucidità ed empatia, ma anche sui professori, la loro ottusità, per lo più, e cecità in cui certo qualcuno si salva e riesce a cambiare la vita di chi li incontra ma, diciamocelo, non avviene poi così di frequente, purtroppo.

La scuola è un libro vero, a tratti amaro ma non senza speranza, ma qui non c’è una prospettiva da lieto o cattivo fine, non c’è alcuna fine da raccontare ma solo un inizio, quello dell’anno scolastico, e delle dinamiche che ragazzi e ragazze conoscono e riconoscono benissimo. È come se la Teckentrup usasse, per raccontarci il mondo della scuola, lo stesso approccio straordinario che ha saputo avere nel raccontarci penne, uova, corvi… ponendosi nella prospettiva della conoscenza, dell’ascolto di chi vive nel mondo che si vuole raccontare, senza giudizi o parteggiamenti o, soprattutto, senza morale, di alcuna natura.

Qui valutazioni e domande, al limite del giudizio, ci sono eccome ma la voce narrante con la focalizzazione interna in una studentessa fa sì che essi risuonino come assolutamente necessari e veri mettendo in scena il mondo della scuola come un mondo naturale in cui le cose vanno in un certo modo ma anche in cui si può intervenire eccome anzi, si deve intervenire con forza e consapevolezza dalla parte dei ragazzi e delle ragazze e non delle “materie” di studio.

Il senso profondo di questo albo straordinario, per molti versi profondamente critico, è, come sempre, nella sua costruzione: l’illustrazione, nello stile tipico della Teckentrup, così realistica per un verso e per l’altro così cangiante se si guardano i colori da vicino, le espressioni dei protagonisti ritratti, eloquenti, vere, spesso allegre; l’organizzazione delle tavole doppie e singole, talvolta tagliate in alto, altre in basso, altre di lato, un paio di rarissime doppie tavole senza testo… Tutto questo consente al libro di avere un ritmo incalzante e originale, un tratto realistico ma mai piatto o banale, una narrazione che tiene testo e immagine perfettamente alleati per raggiungere il loro obiettivo: raccontare una storia di tutti i giorni, di tanti ragazzi e ragazze eppure una storia che ascoltiamo poco, e che risulta e deve risultare sempre interessante, nuova e degna di essere ascoltata nel profondo.

La scuola è un albo per ragazzi e ragazze, straordinario, che farà loro sentire che è dalla loro parte, senza compromessi; ma credo sia anche un albo per i le docenti che hanno voglia di ascoltare, di leggere le domande e provare a dare la loro risposta sincera, per entrare a scuola e guardare ogni singolo ragazzo e ragazza come unico e membro di una comunità scolastica tutta da costruire.

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