Care e cari insegnanti
Care e cari insegnanti,
Siamo di nuovo all’inizio dell’anno scolastico, normalmente a questa altezza mi concentro sui bambini e le bambine, i ragazzi e le ragazze che entrano a scuola e mi auguro, e auguro loro, che possano incontrare la grandezza della lettura e della letteratura, che possano crescere lettori con libri eccezionali… lo faccio anche quest’anno, naturalmente, e tuttavia quest’anno il primo pensiero per l’inizio dell’anno scolastico mi sono accorta che non andava a loro, a chi sta dietro i banchi, e ai libri, bensì a voi, a chi sta al di qua dei banchi.
Non faccio l’insegnante, insegnare non è il mio mestiere, di docenti però, parlando di letteratura, ne incontro centinaia e centinaia ogni anno, provenienti da ogni parte d’Italia e da ogni ordine di scuola.
Il mio lavoro consiste, sempre di più, nel cercare di capire come poter esservi utile, per quel poco che posso, lavorando con i libri di qualità dalla parte dei piccoli e giovani lettori e lettrici.
La scuola è un mondo difficile, complesso, schiacciato da tantissime difficoltà di ogni natura e per di più mal retribuito, e su questo siamo tutti d’accordo; tuttavia credo che a fianco a questa consapevolezza ci debba essere anche quella dell’enorme possibilità che un insegnante ha di influire sulla crescita di studenti e studentesse dai più piccoli ai più grandi. In questo contesto la lettura, la proposta di letteratura nelle sue varie forme di narrativa, illustrazione, divulgazione, poesia ecc. può avere un impatto forte e profondo non solo sulla crescita di lettori e lettrici ma anche sulla qualità della vita in classe.
Spesso mi vengono chiesti consigli su approcci specifici, su attività “pronte” da riproporre in classe e mi spiace dover sempre dire che teste fiorite queste cose proprio non riesce a farle. Prova a offrire spunti di riflessione e studi, semi di curiosità e strumenti per approfondire ma mai nulla di pronto che possa tornarci utile immediatamente in classe e non ci riesco perché sarebbe non solo a mio parere impossibile farlo in modo sensato non conoscendo la singola situazione, i singoli allievi e nemmeno di fatto il docente che dovrebbe mediare, ma anche intellettualmente poco onesto.
Alla soglia di questo nuovo anno scolastico l’augurio mi auguro che la lettura, anzi meglio, la letteratura sia con voi in classe ogni giorno in ogni forma ad agevolare, migliorare e, la parola forse non è delle più adatte ma è quella che sento in questo momento, elevare il lavoro in classe, lasciandola libera di muoversi di testo in testo senza soluzione di continuità, senza essere imbrigliata in antologie da lettino bioptico, in materie asfittiche o in compiti per casa e verifiche.
Prima di lasciarvi augurandovi il miglior anno scolastico possibile in cui la lettura sia dalla vostra parte e da quella degli studenti, vorrei riportare qui di seguito una lettera che io trovo struggente e fondamentale, sicuramente tanti di voi la conosceranno già ma ci tengo che ci sia anche qui, su teste fiorite.
Si tratta della lettera che un preside americano era solito inviare ai docenti della sua scuola ad ogni inizio di anno scolastico.
Caro professore,
sono un sopravvissuto di un campo di concentramento. I miei occhi hanno visto ciò che nessun essere umano dovrebbe mai vedere:
camere a gas costruite da ingegneri istruiti,
bambini uccisi con veleno da medici ben formati,
lattanti uccisi da infermiere provette,
donne e bambini uccisi e bruciati da diplomati di scuole superiori e università.
Diffido – quindi – dell’educazione.
La mia richiesta è la seguente: aiutate i vostri allievi a diventare esseri umani.
I vostri sforzi non devono mai produrre dei mostri educati, degli psicopatici qualificati, degli Eichmann istruiti.
La lettura, la scrittura, l’aritmetica non sono importanti se non servono a rendere i nostri figli più umani.
Tratto da “Les mémoires de la Shoah” di Anniek Cojean (“Le Monde”, 29 aprile 1995).
Buon anno scolastico, buon lavoro e, vorrei dire anche sinceramente, buon divertimento!