Lo spettro del tunnel

Lo spettro del tunnel è il titolo del libro che vi racconto oggi… Lo spettro del tunnel è un racconto di Charles Dickens illustrato da Paolo d’Altan edito da Pelledoca nella collana Occhiaperti, premio Andesen 2024.

Tuttavia dire che si tratti di un racconto illustrato sarebbe più che poco preciso addirittura fuorviante perché questo, che è indubbiamente un racconto di Dickens, trova una forma del tutto nuova in questa bella edizione Pelledoca: una forma tale per cui il testo del racconto si trova in chiusura del libro, quasi fosse una specie di appendice, mentre il testo vero e proprio diventa esclusivamente iconografico e ci offre un’interpretazione in versione illustrata senza parole del racconto.

Quello che avete tra le mani è sostanzialmente per lo più un albo senza parole in cui Paolo d’Altan ha dato la vita propria e interpretazione visiva ad un testo narrativo che non viene affatto accompagnato dalle belle illustrazioni di d’Altan, no no, viene completamente riscritto!

Lo spettro del tunnel è un racconto di paura che genera una tensione notevole e ci porta in un paesaggio emotivo inquietante immerso in un paesaggio campestre Inglese.


La trasposizione che Paolo d’Altan fa di questo racconto sembra non puntare tutto, come sin troppo facilmente e banalmente sarebbe potuto essere, sullo spettro che chissà se causa gli incidenti ferroviari fuori dalla galleria controllata dal protagonista della narrazione o cerca invano di prevenirli tentando di comunicare con il segnalatore del casotto ferroviario.

Insomma pur essendo lo spettro il centro apparente della narrazione di Paolo costruisce la narrazione, direi in perfetto accordo con la costruzione narrativa di Dickens, attorno ai due protagonisti “vivi”: il segnalatore che vede lo spettro e il visitatore di passaggio a cui racconta nottetempo per due sere di fila la sua storia.

Si perde del tutto, o meglio no ma tra un attimo ci torno, la focalizzazione interna che caratterizza il racconto di Dickens: nel testo colui che narra in prima persona è il visitatore a cui viene poi raccontata l’ inquietante storia dello spettro. Questo personaggio è il primo a comparire nelle tavole di di Paolo, in due diverse prospettive: di fronte e di dietro, ma la focalizzazione scelta dalle illustrazioni resta, come nella stragrande maggioranza dei casi nell’illustrazione, una focalizzazione esterna onnisciente che permette all’autore di costruire le tavole facendoci vedere ciò che accade, con i tagli specifici scelti dall’interpretazione, ma dall’”esterno.

Ma bisogna dirla tutta: non è vero che l’aspetto della focalizzazione, così come altri, si perde nelle immagini perché ciò che ci propone questo libro non è una riscrittura del racconto in immagini, o almeno non solo, bensì una lettura su doppio canale di immagine e testo. Ognuno dei due racconti segue i proprio codici letterari e si gioca al meglio le sue carte per farci accapponare la pelle ma, appunto, ognuno con i proprio strumenti.

La riscrittura in illustrazione, che di fronte al testo di Dickens sceglie di non usare le parole ma solo le immagini per farsi forte del proprio linguaggio specifico invece che delle parole del grandissimo autore, riesce a moltiplicare il senso del testo originario, a creare un’eco semantica nuova e diversa che ci dimostra anche quanto e come sia possibile entrare in relazione con un grande classico senza farsene troppo intimorire, senza rendere l’illustrazione subalterna.

Un bell’esperimento, a mio parere riuscito oltre che interessante di per sé, un’occasione per leggere in modi diversi un testo meraviglioso ed anche per ragionare sulle forme letterarie tra testo e immagine in maniera del tutto originale e tenendo ben ferme le caratteristiche dell’uno e dell’altra.

Teste fiorite Consenso ai cookie con Real Cookie Banner