Teste fiorite per e con i ragazzi e le ragazze

In questi giorni mi sta capitando di incontrare alcune classi e vorrei condividere con voi dei pensieri a riguardo e mettere insieme qualche riflessione che magari può essere utile…

In passato, tra la didattica museale che ho portato avanti per moltissimi anni e poi con laboratori di lettura ecc. ho avuto la fortuna di incontrare una quantità di bambini e bambine, ragazzi e ragazze davvero importante, oggi, direi da dopo il covid, mi capita di lavorare direttamente con loro molto meno e questo è un lavoro che mi manca da morire.

Il motivo, o forse i motivi, per cui è diminuito il lavoro diretto con le classi credo che sia da attribuire principalmente all’aspetto economico, ditemi se sbaglio: chi decide di chiamarmi per un contributo esterno a scuola lo fa per investire sulla formazione dei docenti, molto meno per attività dirette di lettura e didattica della lettura.

Capiamoci bene: il fatto di formazione per me resta la priorità e l’urgenza perché questo credo che sia il modo più efficace per arrivare a cascata su un maggior numero di studenti e studentesse di ogni età, il famoso effetto moltiplicatore che ha delle potenzialità innumerevoli.

Detto questo la possibilità di stare direttamente con bambini e bambine, ragazzi e ragazze, a parlare di libri è impagabile e insostituibile e, anche se sembra che in quel poco tempo non accada nulla di fondamentale – nei miei incontri non si esce con qualcosa tra le mani o con espliciti contenuti utili a qualche cosa specifica – in realtà possono succedere piccole cose significative, per qualcuno anche importanti, può anche solo accadere che si modifichino per quel piccolo lasso di tempo alcune dinamiche interne alla classe perché una persona esterna, che non è loro docente e non deve valutare un bel niente, può fornire un’occasione di essere diversa.

L’essere uniti dal parlare di libri, anche se non lo si è letto per intero, anche se si sono incontrate delle difficoltà, può essere davvero una situazione particolare che permette anche di vivere la letteratura e persino degli elementi tecnici della stessa in maniera completamente diversa da come di solito accade a scuola. E non si tratta di una critica all’approccio scolastico o altro, anzi, è solo la constatazione di come possa far bene a ragazzi e ragazze, bambini e bambine, mettere in moto il pensiero e l’anima in maniera diversa, fuori dalla routine, e di farlo attraverso grandi narrazioni.

E poi ci sono le occasioni di incontro fuori dalla scuola, straordinarie in ogni senso, quelle che accadono con i gruppi di lettura – chissà che quest’anno non riesca ad avviarne uno nuovo – ma anche con contatti estemporanei e anche talvolta francamente discutibili tramite web, e mi spiego.

Come forse sapete il sito di teste fiorite, quello dove siete in questo momento, ha un collegamento diretto al mio whattsapp e questo fornisce a molti ragazzi e ragazze di scrivermi… ci sono quelli che chiedono consigli di lettura (wow!), quelli che si confrontano su cose lette o che chiedono chiarimenti su qualcosa che stanno leggendo (doppio wow!), e poi ci sono quelli, la maggioranza, che sostanzialmente mi chiedono un aiuto a rispondere alle domande di comprensione di compiti scolastici su libri che nella stragrande maggioranza dei casi non hanno letto e dunque ricorrono a me per bypassare il problema.

Direi che c’è materia di cui riflettere, almeno io lo faccio, ci rifletto molto su quello che mi scrivono, il come (che mi dice tantissimo di ognuno di loro), e il cosa, le domande che mi girano, le indicazioni dei docenti che mi riportano… tutto si chiude per lo più in prove di lettura con richieste di dettagli e risposte univoche che nessuno spazio lasciano al lettore, o anche al non lettore, o lettrice per inserirsi davvero nelle crepe dei libri come se ciò che sta in un libro fosse il suo contenuto, spiccio…

Ecco, in tutte queste occasioni mi pare di toccare con mano quanto è e sarebbe importante intessere relazioni tra le storie e i lettori e le lettrici, ed anche e forse ancora di più tra i non lettori e le non lettrici. Momenti, luoghi, fisici e mentali, di incontro che portano alle autonarrazioni, al confronto e dunque, se vogliamo comunque mantenere una prospettiva educativa ampiamente intesa, alla costruzione e soprattutto all’allenamento del pensiero critico, alla valutazione della qualità letteraria attraverso il riconoscimento degli strumenti di scrittura, insomma tutta sostanza di vita che alla scuola torna sicuramente utile ma che si pone in un’ottica di lavoro necessariamente molto diverso da quello scolastico.

Certo si tratta di un lavoro talmente sottile, una piccola apertura di anima da parte mia e piano piano anche da parte loro, che non è sempre facile intravvedere un “risultato”, un lavoro talmente profondo ma non di apparenza che capisco possa sembrare poca cosa eppure… eppure credo che lì sia un cuore e quest’anno scolastico mi impegnerò moltissimo perché questo cuore in presenza con ragazzi e ragazze, bambini e bambine possa tornare a pulsare come deve.

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