Con occhi nuovi

Integrare i film nella didattica della scuola secondaria

Se siamo tutti d’accordo che fare film è un’arte, perché non considerare ugualmente un’arte anche il saper guardare i film?

Il libro che vi propongo oggi non è un libro per bambini e bambine o ragazzi e ragazze, è bensì un libro che renderei quasi obbligatorio per chi di ragazzi e ragazze si occupa, specie a scuola.

Si intitola Con occhi nuovi ed è il saggio di Manlio Castagna edito da Erickson dedicato al cinema alle scuole secondarie.

Oooo!

Finalmente!

Un libro che con amore, argomentazione, indiscutibile conoscenza e grandissimo senso pratico affronta la spinosa questione di che cosa ci facciano i film a scuola. Inutile, credo, negare – e non si offendano quegli sparuti individui a cui rendiamo grazie e che si comportano diversamente a riguardo – che il film a scuola fa sostanzialmente da tappo, un tappo spessissimo non ragionato né calibrato o valutato.

E invece il cinema oltre ad essere effettivamente anche una buona proposta a scuola, se usato con consapevolezza, è anche la più grande forma d’arte della modernità e merita rispetto e conoscenza, e insieme a lui naturalmente lo meritano i ragazzi e le ragazze che ci auguriamo diventino spettatori attivi e non passivi del mondo audiovisivo.

Ecco allora che il libro di Manlio fa due cose, anzi tre, perfette perché ognuna delle parti coinvolte funzioni al meglio: film, spettatore giovane e docente promotore del film

  • 1- mette le basi, argomentate e appassionate, del perché il cinema debba entrare a scuola dalla porta principale e non in malo modo dalla finestra

  • 2- entra nei dettagli del linguaggio cinematografico per provare a offrire qualche solido strumento per iniziare a entrare nel testo audiovisivo con tutte le sue peculiarità e potenzialità ed anche i suoi tantissimi mestieri

  • 3- offre percorsi e spunti pratici per le diverse materie tanto da risultare anche un laboratorio da poter sperimentare in classe.

Ho trovato utile la terza parte, ottima e necessaria la prima ma soprattutto mi sono riconosciuta in toto nella seconda dedicata alla conoscenza del film. In questa parte Manlio prende e dice qualcosa su ognuno degli aspetti che il film coinvolge, dal punto di vista del contenuto e da quello della tecnica per realizzarlo, dando un’assoluta precedenza alla tecnica perché il film, proprio come il libro mi viene da dire, significa per il “come” più che per il “cosa” anche se poi capita di sceglierlo per quel “cosa”.

Permettetemi di lasciare un attimo l’impostazione normale di questa recensione per dire una cosa personale e mi scuso dell’autoreferenzialità ma…

“Caro Manlio,

leggendo tutta la parte centrale del libro in cui entri nei dettagli del linguaggio, anzi dei linguaggi che compongono il film, non solo ho imparato tanto e ritrovato tante cose che avevo studiato a suo tempo e non più maneggiato, ma mi sono trovata nel mio modo di lavorare. Ogni volta che mi chiedono perché per lavorare sui libri bisogna lavorare sugli strumenti di comprensione del linguaggio con cui quel libro è fatto faccio fatica a spiegare qualcosa che invece tu dici benissimo e che userò spesso da ora in poi citandoti, con tutti i mutatis mutandis del caso, naturalmente.

Il fine ultimo della lettura “armata” (cioè arricchita degli strumenti di comprensione) è aprire nuovi canali di consapevolezza e scavare più profondi livelli di comprensione. La logica ci porta a dire che quanto più comprendiamo, tanto più completamente apprezziamo una creazione artistica.è

[…]

Non abbiate paura che l’analisi possa cancellare l’esperienza emotiva. Al contrario la migliorerà e arricchirà.

Più chiaro di così mi pare che non si possa essere, e questo riguarda non solo il percorso che si fa con i ragazzi ma anche che deve compiere chi propone film ai ragazzi, l’aver scelto a partire da una conoscenza, consapevolezza ed anche emozione cosciente e motivata perché ai ragazzi e alle ragazze arrivi il meglio e nel migliore dei modi in un’ottica di educazione estetica, certo, imprescindibile, critica, assolutamente, umana in senso lato.”

Manlio Castagna affronta nel libro in maniera esplicita molte questioni spinose e anche per questo c’è da esserne grati, quale, ad esempio, il rapporto libro-film che è semplicemente mal posto se non si tiene conto che i linguaggi artistici sono diversi e richiedono analisi e approcci diversi. Insomma lasciamoci guidare in questa scoperta della forza del film, della sua eccezionale e unica capacità di narrare con mezzi propri e di poter arrivare così vicino ai ragazzi e alle ragazze nel modo migliore.

Non so quanti docenti avranno l’occasione di poter incontrare questo libro ma io mi auguro proprio tanti e mi impegno dal mio lato a portarlo sempre con me perché al cinema, ma ancora di più ai ragazzi e alle ragazze, dobbiamo tantissimo ed è ora di finirla con i film tappabuchi, la visione di un film non è un’attività passiva bensì attiva e intellettualmente creativa.

Siete pronti a guardare al film con occhi nuovi?

p.s. Occhio anche alla piccola digressione significativa sui rischi di usare i film per insegnare storia… mi permetto di aggiungere occhio triplo se si tratta di film sulla Shoah!

p.s.2 riporto qui di seguito il video che feci con Manlio quando ebbi la fortuna di averlo qui a Venezia e in cui discutemmo di qualcosina che c’entra con il libro di oggi

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