Il mio palloncino
Questo post è scritto da Chiara Costantini che cura la rubrica “Un libro in cartella” ogni due giovedì.
“Il mio palloncino”
Età: dai 2 anni
Pagine: 48
Formato: 20.5 x 27
Anno: 2017
Editore: Babalibri
Autore: Mario Ramos
Oggi, in cartella, un piccolo albo. Copertina rigida, stile illustrativo e narrativo inequivocabile.
Oggi, in cartella, “Il mio palloncino” di Mario Ramos.
Di Mario Ramos conoscevo bene la trilogia del lupo (“Sono io il più bello!”, “Sono io il più forte!”, “Il più furbo”). Quand’ero educatrice all’asilo nido, leggevo spesso i suoi libri. I bambini li adoravano. Storie brevi e divertenti.
“Il mio palloncino” l’ho scoperto quest’estate, quasi per caso, ho assistito alla lettura ad alta voce di una mamma che faceva il narratore e la sua bambina che interpretava Cappuccetto Rosso.
Il fascino di Cappuccetto rosso è indiscusso.
Credo sia, in assoluto, tra le fiabe più riscritte e adattate.
Questo libro cattura l’attenzione dei piccoli lettori, ha un buon ritmo narrativo e mantiene alto l’interesse, pagina dopo pagina, sino a raggiungere il culmine, con un finale inaspettato.
Cappuccetto Rosso era tra le Storie della Buonanotte preferite di mia figlia, quand’era piccola, e io mi divertivo a raccontargliela, arricchendola, di volta in volta, di minuziosi particolari, confidando che il sonno arrivasse velocemente.
I connotati che a mio avviso contraddistinguono la carismatica protagonista sono: la mantellina con cappuccio rosso, il classico passo-saltello-alternato e, infine, la sua marcata capacità di distrarsi attraversando il bosco per andare a trovare la nonna.
Della narrazione ad alta voce della suddetta mamma mi ha colpito poi una canzoncina (melodia inventata e cantata dalla bambina) che riporta immediatamente alla spensieratezza di Cappuccetto Rosso.
Il testo è semplice e ripetitivo
E proprio nella semplicità e ripetitività sta la sua forza.
La bambina ha un palloncino nuovo e la mamma le suggerisce di andare a mostrarlo alla nonna. Strada facendo fa un sacco di incontri. Ovviamente, memore dell’esperienza passata, teme di incontrare il Lupo. L’aspettativa non viene disillusa. Così, dopo numerosi incontri, arriva anche l’incontro fatidico. Il Lupo non si smentisce nelle sue intenzioni, ma un finale a sorpresa cambierà il naturale avvento dei fatti. Una canzone, assieme all’immancabile palloncino rosso, accompagna la bambina tra le pagine.
Perché ho deciso di leggerlo nella mia classe seconda?
Per una ragione semplicissima: mi è piaciuto così tanto da voler condividere questa storia con i miei alunni.
Ho pensato di leggere questo albo illustrato in palestra. Ampio spazio, ampi tempi, ampio respiro.
Come l’anno scorso con “Salta!” o “La Sedia blu” ho sperimentato che leggere un albo illustrato in un luogo inaspettato per la lettura, può essere un buono spunto per proporre giochi a tema o dare spazio alla fantasia nel gioco libero. Ho avuto la conferma che l’importante è leggere, ostinatamente, ovunque.
Inizio a leggere e man mano a canticchiare…
«Il mio palloncino. Scritto e illustrato da Mario Ramos, edito da Babalibri.»
Cappuccetto rosso è molto fiera
del suo nuovo palloncino rosso.
“Perché non vai a mostrarlo alla nonna?”
le dice la mamma. “Sarà contenta di vederti,
e salutala da parte mia”.
La bambina si addentra nel bosco
e comincia a canticchiare allegramente:
“Passeggio nel bosco…” [canticchio anch’io]
“Ehi!
Chi sta arrivando di corsa?
Una volpe?
Un autobus?
Una locomotiva?”
Il primo personaggio che Cappuccetto Rosso incontra è il leone che passa di corsa e le chiede di spostarsi.
La storia prosegue riproponendo lo stesso schema narrativo: Cappuccetto Rosso nel bosco, che inizia a canticchiare. Sente dei rumori. Avanza ipotesi su chi potrebbe essere. Suspense. Si volta pagina e si scopre chi c’è.
Questa formula di racconto nel ripetersi crea ritmo ed è il giusto connubio tra elementi noti ed elementi non noti, nella storia. L’aspettativa di fondo, creata e attesa è del possibile/probabile arrivo del lupo. Ciò tiene alta la tensione.
Io continuavo a leggere e canticchiare assieme a Cappuccetto Rosso.
Incredibile dopo un paio di pagine tutti cantavano la canzoncina assieme a me.
Eravamo dentro alla storia
Potevano iniziare i giochi
Primo momento:
stasi/movimento – gioco musicale: quando c’è la musica si può passeggiare nel bosco, quando la musica non c’è si sta fermi, immobili come statue.
Secondo momento:
ciascuno interpreta Cappuccetto Rosso. Consegno ad ognuno un palloncino rosso. Obiettivo: attraversare il bosco mediante un percorso, evitando i brutti incontri ed evitando di far cadere il palloncino per terra.
Terzo momento:
Cappuccetti Rossi contro Lupi. Gioco a tempo, un quadrato, due squadre, metà palloncini dentro al quadrato, metà fuori. Vince chi alla fine del tempo dato ha meno palloncini nella propria area.
Quarto momento:
gioco libero.
Quinto momento:
debriefing:
“Mi sono piaciuti tutti i giochi”
“A me è piaciuto quello della guerra Lupi contro Cappuccetti Rossi perché abbiamo anche vinto”
“A me più di tutto di tutto è piaciuta la storia!”
(…)
Nei giorni a seguire…
…la canzoncina tornava a farci compagnia, nei momenti più impensati, e così abbiamo deciso di rileggere il libro in classe.
Poi l’abbiamo letto ancora. E ancora.
Ho proposto ai bambini di leggere loro per me, a turno, prendendo il mio posto.
Si chiama lettura espressiva.
Quanto la lettura a ricalco può aiutare a imparare a leggere? A rispettare la punteggiatura? A dare la giusta intonazione? Ad assumere la giusta postura?
A ricreazione il tono di voce è sempre altissimo, ma quando si tratta di leggere ad alta voce, il tono diventa impercettibile. Leggere significa implicitamente lavorare sulla sicurezza in se stessi.
Credo che un buon esempio possa insegnare più di tante parole.
La lettura, così, non diventa un obbligo, ma una scelta, un’opportunità, un apprendimento naturale.
Anche per quei bambini per cui la lettura risulta uno scoglio, partendo da una storia conosciuta, ascoltata, amata può fungere da elemento rassicuratore ed essere affrontata con uno stato emotivo positivo. Di conseguenza anche il risultato sarà migliore.
Lo scorso anno, leggendo “Dory Fantasmagorica”, avevo intuito questa potenzialità insita nella lettura. Inizialmente leggevo io, ma con il passare del tempo le copie dei libri, dell’intera collana, in classe, aumentavano e tutti li hanno poi letti individualmente una o più volte, coinvolgendo talvolta anche i genitori. Ho trovato questa cosa straordinaria.
Sono convinta sia fondamentale partire dai punti di forza per scardinare i punti di debolezza o, perlomeno, partire da questi per trovare la forza per affrontarli, con il giusto stato d’animo. Quando uno è a proprio agio riesce ad affrontare anche le cose difficili.
Ovviamente non hanno partecipato tutti, ognuno ha i propri tempi, però un buon numero si è messo in gioco e ciò ha innescato un meccanismo positivo.
Primi rudimenti di teatro
Abbiamo parlato di protagonista e antagonista, di personaggi principali e secondari, di trama.
Abbiamo parlato del narratore e di che ruolo ha. È colui che racconta la storia, ma è al di fuori della storia.
Abbiamo quindi stilato un elenco dei personaggi: Mamma, Cappuccetto Rosso, Leone, Elefante, Giraffa, Rinoceronte, Fenicotteri, Coccodrillo, Lupo.
La tipologia di storia, i testi brevi, i personaggi numerosi, si sono prestati bene per una prima proposta teatrale. Ciascuno poteva scegliere e proporsi per una parte. A seguire la consegna del copione, lo studio del testo, i provini. Fondamentale l’interpretazione e la scelta di un accessorio identificativo del proprio personaggio. Lavoro a piccoli gruppi.
La cosa più bella? L’entusiasmo bambino per questa proposta
La cosa che più mi ha stupito? Il rivelarsi dei timidi: i più sicuri in ambito didattico/nozionistico erano totalmente nel pallone in ambito emotivo/corporeo.
“Pensate a chi vi piacerebbe interpretare…” – dico io.
“Posso fare la mamma?” – chiede un bambino.
Tutti ridono.
Io no.
“Sapete qual è la cosa bella del teatro?” – chiedo io.
Silenzio…
Continuo…
“Come nel gioco, ognuno può essere ciò che gli pare e piace”
E così è stato!
Una bambina esile e dolce subito dopo ha detto: “Allora io posso fare il lupo cattivo?”
Il gruppo di “timidi” si è fatto forza e insieme hanno formato il gruppo dei fenicotteri. L’unione smorza l’imbarazzo. I timidissimi si sono offerti come narratori, sceneggiatori, suggeritori.
Il leone spavaldo all’ultimo si è ritirato per un blocco da palcoscenico.
Ribadisco, nel teatro c’è posto per tutti
Per chi è timido…
Per chi è sfrontato…
Per chi sa chi è…
Per chi non lo sa ancora…
Per chi vuole recitare…
E per chi vuole semplicemente essere se stesso.
Quindi le prime prove e la promessa di nuove prove.
Un’esperienza unica
Si impara a rispettare il proprio turno, si studia a memoria la propria parte, si partecipa attivamente.
Ho scelto di proporre l’esperienza del laboratorio teatrale come palestra di empatia perché l’empatia, il mettersi nei panni dell’altro, nel suo essere e nel suo stare, non si impara “a parole”, ma “a fatti”.
L’empatia va provata, vissuta, esercitata, allenata… capire e sentire i pensieri dell’altro, calarsi in un ruolo diverso dal proprio, cambiare il proprio punto di vista non è semplice ma possibile.
Il teatro è una chiave per uscire dalla propria comfort zone, per ammorbidire le proprie rigidità, smussare gli angoli, rivedere le proprie ragioni, crescere.