L’albero e il fiume
Quando faccio gli incontri sui libri senza parole è impossibile prescindere dalla trilogia di Becker dedicata al viaggio.
Da oggi spero che a questi imprescindibili si aggiunga il nuovissimo L’albero e il fiume di Aaron Becker, appunto, edito da Feltrinelli, un albo senza parole che è una meraviglia da ogni punto di vista, un libro sul tempo e lo spazio, su come lo spazio resista, con enormi cambiamenti ma inesorabilmente, e il tempo cerchi invano di travolgerlo… o forse no, chissà cosa ci leggerete voi in questo albo bellissimo che provo a raccontarvi oggi.
L’albero e il fiume per 11 aperture ci mostra il medesimo paesaggio, la stessa ansa di un fiume con un paesaggio che cambia in continuazione, epoca dopo epoca e nel cambiamento un unico albero resiste, cambia dimensione, colore della chioma a seconda delle stagioni, ma lo trovate sempre lì, in basso a destra lievemente discosto da dove si mette la mano per girare pagina. È un albero che resiste a tutto e che ci invita, con la sua posizione apparentemente defilata nella pagina, ad andare a avanti nel tempo e nella storia, girando pagina.
Accanto a lui, il fiume, non sembra essere sempre altrettanto “fortunato” le sue sorti sono più subalterne, sono tante le epoche in cui viene interrato o in qualche modo nascosto benché siamo assolutamente sicuri che lui continua a scorrere imperterrito, nessuna mano umana, nemmeno la più terribile delle guerre, che si scatena tra queste pagine, può fermare l’acqua e il suo corso.
E poi arriva la dodicesima apertura e tutto cambia, ecco che il paesaggio a cui ci siamo abituati scompare, l’albero, ormai distrutto senza speranza arriva in primo piano, ecco che lascia andare una ghianda, un piccolo viaggio, lo scorrere di un po’ d’acqua tanto da andare da un’ansa all’altra del fiume ed ecco che un piccolo germoglio rinasce…e la storia ricomincia.
Che si tratti di una storia circolare, che non è iniziata quando abbiamo aperto il libro ce lo dice un piccolo dettaglio della prima tavola, non vi svelo quale, che, ad una seconda e successive letture ci rivelerà che questo passaggio di ansa del fiume, il passaggio di vita da un’albero all’altro e la ricostruzione dell’ambiente attorno è già accaduto, almeno una volta.
L’albero e il fiume è un libro al tempo stesso profondamente realistico e altrettanto immaginfico (guardate le varie città che si sviluppano nelle tavole), sconcertante se lo leggiamo in un senso, quello dell’impronta umana, e portatore di speranza se lo leggiamo in un altro senso, quello della natura che sa come ricominciare la vita a dispetto di tutto, con tanto di arcobaleno che controbilancia il giovane alberello in alto a sinistra nella penultima apertura.
Il finale resta aperto ed altrimenti non potrebbe essere Becker non conosce il futuro però ci invita a immaginarlo, sappiamo solo che arriveranno altri esseri umani a fare conoscenza con l’albero, un ragazzo o una ragazza, e un bambino (o bambina), a noi immaginare se la storia di ripeterà diversa ma ugualmente disastrosa e autodistruttiva o diversa, chissà se questi nuovi esseri umani hanno memoria del passato o sono vergini del tempo e dello spazio come il nuovo alberello. La bellezza dei libri dal finale aperto e per di più circolari sta proprio qui, nella possibilità di immaginare il seguito a partire dal lettore e dalla lettrice, nel caso di L’albero e il fiume l’explicit e, a posteriori poi l’incipit, si riveleranno soglie ancora più invitanti del solito perché il lettore e la lettrice ci si insinuino contribuendo a costruire la storia e, speriamo a mutarla, quella fuori del libro.
L’albero e il fiume di parole non ha bisogno ma riesce a sollecitare pensieri e forse anche azioni che spero avrete modo di ascoltare se proporrete questo libri ai vostri bambini e bambine, ragazzi e ragazze, un libro che può inserirsi in qualsiasi filone di pensiero e discussione, che sia sul tempo, sullo spazio, sulla Storia, sulla traccia umana, sull’ambiente, sulla guerra, sulla pace, sulla natura, sull’umanità e potrei andare avanti ancora a lungo.
Età? Qualsiasi da 4 anni in su, ognuno ci vedrà ciò che vorrà e saprà e andrà sempre, come sempre bene, perché il libro senza parole è la più grande occasione di esercizio del pensiero e dell’immaginazione.