Tempesta Matteotti
Digli che la libertà è una parola che ha sempre fame di vita.
Digli che la fame della libertà tocca a noi saziarla.
Digli che la libertà siamo noi.
Care teste fiorite,
il libro che vi racconto oggi è Tempesta Matteotti di Luisa Mattia edito da Lapis, un romanzo dedicato a quel Matteotti figura chiave della nostra storia antifascista, il primo ad aver compreso e denunciato quello che stava accadendo con la salita al potere di Mussolini, figura così poco conosciuta che speriamo questo libro possa fare il suo mestiere riportandolo sulla bocca e gli occhi di lettori e lettrici.
Come chiarisce molto bene l’autrice nella nota conclusiva questa è un’opera di fiction, un romanzo di invenzione, e su questo non ci sono dubbi e adesso cerchiamo anche di capire il perché. TuttaviaTempesta Matteotti si colloca secondo me anche in quel filone poco nutrito ma importante di divulgazione storica che usa tutte le armi della narrativa per avvicinare il tempo passato al presente mettendosi sulla soglia, che trovo sempre interessantissima, della verosimiglianza.
Dunque la storia è presto detta, se pensiamo alla cosiddetta trama: il libro racconta gli ultimi mesi di Matteotti fino al delitto e al ritrovamento del cadavere, alla prima linea narrativa legata alla figura di Matteotti e alla sua famiglia (la moglie qui prende un’importanza centrale) si accosta e intreccia una seconda linea narrativa che coinvolge la domestica di casa Matteotti e il suo giovane innamorato Augusto, aiutante del panettiere, affascinato dalla forza del fascismo seguace dei miliziani da cui poi si distaccherà.
Non starò certo qui a entrare nei dettagli di questa storia dal punto di vista dei contenuti ma vorrei soffermarmi sul come e perché il libro mi pare convincente nella sua forma narrativa, di come riesca a sfruttare bene gli strumenti offerti dalla letteratura alla Storia perché essa emerga in tutta la sua forza.
Il romanzo si apre in prima persona e lì, lo ammetto, ho temuto… temuta l’ennesima focalizzazione interna che può essere bellissima ma insomma è un pochino inflazionata, mi pare, e poi ecco che, dal secondo capitolo la Mattia cambia e prende una focalizzazione zero onnisciente con un bel narratore in terza persona che non manifesta mai e con cura ci racconta cosa accade in casa Matteotti nel doppio movimento centrifugo che porta da dentro a fuori sia Matteotti (da casa verso la Camera e poi dalla vita verso la morte) che Augusto (da dentro a fuori il fascismo, dall’ignoranza alla consapevolezza). Restano in casa per l’intera durata della narrazione, a rappresentare ciò che resta saldo e sicuro come baluardo di cura la moglie di Matteotti, Velia, con i figli e Cesira, la domestica di cui Augusto si innamora.
Il movimento interno-esterno e questo sporadico ma significativo spostamento di focalizzazione danno al romanzo un ritmo che accoglie e invita alla lettura, la voce di Matteotti di fatto la sentiremo solo quando lui è già morto, Luisa Mattia ha scelto di dargli voce in prima persona solo quando lui non l’ha avuta più la sua voce forte e inarrestabile, ovvero da morto.
Tempesta Matteotti è un romanzo, lo dicevamo all’inizio, di fiction, inventato per almeno metà, eppure profondamente verosimile e non solo nella ricostruzione della figura di Matteotti che l’autrice ha a lungo studiato e in alcuni passi troviamo la fonte della citazione inclusa nella narrazione, ma soprattutto per la seconda linea narrativa che ci fa conoscere una Cesira e un Augusto che sicuramente non sono esistiti ma che sono molto ma molto simili a tanti ragazzi dell’epoca. È questa seconda linea narrativa che permette alla Mattia di insinuare elementi che altrimenti come l’attenzione all’alfabetizzazione, la violenza degli squadristi capace di irretire il popolo ignorante e molto altro.
Da parecchi anni ormai il genere biografico fa la sua parte nella divulgazione di varia natura, non sempre il genere viene sfruttato al meglio o ci permette di avere dei libri che si lasciano leggere con piacere a prescindere dalla eventuale buona intenzione con cui il libro è stato pensato, non è così per Tempesta Matteotti che è un libro che proporrei da leggere non per conoscere Matteotti ma perché è un libro interessante che dà piacere alla lettura e che, forse, da lì, insinuerà il pensiero di qualcuno che ha combattuto per la libertà nutrendola con la propria vita. Se le biografie hanno un senso vorrei che lo avessero al contrario rispetto a ciò che siamo logicamente portati a pensare: non leggo la biografia per conoscere la storia di una persona, bensì leggo un bel libro da leggere che mi insinua l’idea che quel personaggio è davvero esistito.
Cosa cambia? Il processo e secondo me il processo è tutto.
E poi cambia il modo in cui si sceglie il libro: nel primo caso lo si sceglie per il proprio tema senza nessuna garanzia di avere tra le mani un libro degno di essere letto, nel secondo caso invece prevale la qualità del libro da cui scaturisce l’opportunità di uscire dal libro e entrare nella storia, o nella scienza, nell’arte a seconda dei casi.
Che ne pensate?
p.s. Per la serie un libro tira l’altro e il potere della fiction di non-ficion, perdonate il gioco di parole forse suggestivo ma impreciso, io il prossimo libro che vorrei leggere a questo punto è il carteggio a Velia pubblicato da Pisa University Prese