Come si fanno le caramelle magiche?
Spoiler, questa è una recensione doppia o quasi…
Vorrei cogliere l’occasione per colmare un vuoto ingiustificabile qui su teste fiorite, e al tempo stesso raccontarvi una novità…
Dunque ecco a voi due libri magnifici e tra loro in relazione speciale Le caramelle magiche e Come si fanno le caramelle magiche entrambi di Heena Baek editi da Terre di mezzo con la traduzione di Dalila Immacolata Bruno.
Partiamo col dire in che relazione sono tra loro i due libri: se avete adorato Le caramelle magiche ed avete invidiato il protagonista per l’opportunità di poterle assaggiare sarete felici di sapere che c’è una ricetta, piuttosto complessa a dire il vero, per potervele creare! Sostanzialmente Come si fanno le caramelle magiche, appena edito, è uno spin off del primo albo.
Se Le caramelle magiche ci ha raccontato la storia lieve e intensissima Dong Dong a cui le caramelle magiche regalano il dono momentaneo di poter sentire parlare le cose, le emozioni, gli alberi… Come si fanno le caramelle magiche ci porta nel negozio del vecchietto che vende a Dong Dong le caramelle e, sapendo che ne siamo rimasti estasiati, ci fornisce la ricetta per poterle fare a casa.
In comune i due libri hanno lo stile inconfondibile della Baek e un personaggio: il vecchietto che nel primo libro dà al bambino il pacchetto di caramelle speciali, tutto il resto risulta talmente diverso da risultare interessantissimo.
Innanzitutto Dong Dong e il suo cane, che già erano stati protagonisti del bellissimo Io sono un cane, non ci sono più, poi non c’è più nemmeno nessuna tenuta narrativa: Come si fanno le caramelle magiche è un libro a catalogo in cui ad ogni tavola corrisponde una posizione yoga o un’azione del vecchietto protagonista… e se vi state domandando cosa abbiano a che fare le posizioni yoga con la ricetta delle caramelle magiche vi consiglio di preparare l’animo ad una lettura molto ma molto particolare perché questo è un libro che vi sorprenderà sotto diversi aspetti.
Dalla prima azione all’ultima, la diciassettesima, il narratore, o forse l’autrice chissà…, dà del tu ai lettori, o meglio del voi immaginandone tanti, e parla direttamente, come spesso accade nelle ricette vere e proprie in cui si legge spesso qualcosa come “prendete le uova” ecc. Qui partiamo da un “Aspettate che arrivi una notte tranquilla” e si procede via via con una serie di elementi che apparentemente potrebbero sembrare lontani dal concetto di ricetta a cui siamo abituati. Ma insomma, mica tutti i giorni si fanno delle caramelle magiche! Bisognerà pur metterci un bel po’ di magia, sospensione dell’incredulità e persino esercizio fisico e spirituale per poterle creare!
Il vecchietto della cartoleria Morning star ci segna la strada dicendoci che per poter sentire la voce più profonda di ogni cuore bisogna avere l’animo limpido e l’animo limpido è proprio di una mens in corpore sano e quindi ci vuole una pratica che garantisca la presenza di entrambi.
Il vecchietto nelle varie situazioni e posizioni scatenerà non di rado l’ironia e allo stesso tempo ci porterà a chiederci a chi si rivolga questo libro e che senso possa avere: sarà un libro per gli adulti che possono preparare le caramelle magiche per i loro bambini e bambine? Sarà per i bambini per ascoltare un mondo che fa fatica a entrare con loro in comunicazione?
L’ultima pagina sembra averci letto nel pensiero man mano che formuliamo questo pensiero, “Ai bambini che non riusciranno subito ad ottenere le caramelle, si suggerisce di riprovare ancora quando avranno 67 anni. Tuttavia, le posizioni yoga presenti in questo libro andranno praticate quotidianamente”.
Che ve ne pare? Che il nostro vecchietto abbia impiegato 67 anni perché Dong Dong possa assaggiare le caramelle magiche e sentire finalmente la voce delle cose?
Come tutti i grandi testi la grandezza della Baek sta nella composizione di narrazioni che, in una forma più narrativa ed in una meno, riescono a non chiudersi in se stessi, a lasciare spazi aperti per domande e interpretazioni dei lettori e delle lettrici, spunti di pensiero e narrazione. Messi insieme i due libri hanno un potenziale straordinario, immaginativo oltre che narrativo, catartico e trasversale che apre a nuove letture l’un testo dell’altro e viceversa e ad immaginare altri spin off… tenendo conto che, tutto sommato, anche Io sono un cane è uno spin off delle Caramelle magiche, oppure viceversa.
Alla Baek insomma piace creare concatenazioni tra i personaggi, le loro narrazioni, le loro vite e, va da sé, tra i libri che abbiamo la fortuna di avere tra le mani. Io vi suggerisco di non perdervi nessun’opera di questa straordinaria autrice coreana e di cercarvi le interrelazioni interne e magari rileggerveli uno alla luce dell’altro approfittando dell’occasione che lei ci fornisce su un piatto d’argento di leggere un libro concatenato all’altro, le narrazioni che non vivono da sole in sè, o almeno non solo, ma in relazione e tutte le altre narrazioni che costituiscono l’identità del lettore e della lettrice.