Ferdo il gigante alato
Ho incontrato Ferdo per la prima volta l’anno scorso, alla Children’s book fair di Bologna nella mostra dedicata alla Slovenia ospite d’onore della fiera nel 2024, Ferdo e la sua autrice sono sloveni.
La sua espressività mi ha subito catturata e ancora non avevo idea che Ferdo sarebbe arrivato anche in Italia.
Da questa settimana Ferdo il gigante alato di Andreja Peklar é in libreria (se non lo trovate ordinatelo!!) grazie a Caissa Italia che per la seconda volta scommette su un libro senza parole e io sono molto felice che l’abbia fatto!
Ferdo il gigante alato è dunque un albo illustrato senza parole che con l’immediatezza di cui solo i libri senza parole sono capaci racconta la storia di un uccello, Ferdo, dalle dimensioni sproporzionatamente grandi, tanto grandi da risultare molto utili per alcuni scopi umani ma anche molto fastidiosi quando Ferdo deve dissetare e riposare il suo enorme corpo.
Insomma Ferdo va bene a tutti, grandi e piccini, fino a quando svolge un lavoro utile, qualcuno più piacevole, qualcun altro decisamente più alienante, ma insomma trova il suo posto nel mondo degli umani lavorando.
Le cose non funzionano più tanto bene quando Ferdo ha sete e vuole riposarsi e bevendo prosciuga un intero stagno facendo arrabbiare tutti, persone e altri animali. Non vi dico come la storia va a finire, aggiungo solo che sarà Ferdo stesso, aiutato da un piccolo uccellino che empatizza con lui, a trovare la soluzione al “danno” fatto e a riuscire ad essere totalmente reintegrato nel mondo di chi pensa di avere le dimensioni “giuste” per poter decidere chi è degno di vivere in società e chi no.
Mi soffermo innanzitutto sulla forma che è, come sempre, manco a dirlo, il motivo per cui un libro vale o no.
Ferdo il gigante alato è un libro dominato dalla dimensione del suo protagonista, dalla sintassi della tavola che deve fare i conti, anche lei, con le dimensioni del corpo sproporzionato di Ferdo, e dai forti contrasti di colore che rendono l’impatto visivo emozionante. Colori, pochissimi, in cui il nero e il bordeaux prevalgono in contrasto e sintonia tra loro: il nero di Ferdo è decisamente diverso dal nero delle gru, il bordeaux dell’uccellino che aiuta Ferdo decisamente diverso da quello delle fabbriche… E forme costruite per contrasto: quelle prevalentemente rigide e dritte del mondo umano e quelle morbide e curve di Ferdo e della nuvola. Dietro, tutto uno sfondo bianco che, come mi piace sempre dire anche durante i corsi, quando appare in un’albo ci spinge a farci una domanda: perché il bianco e non uno sfondo definito?
Le risposte possono essere molteplici ma ne tento una: il bianco sospende lo spazio e il tempo, non permette di collocare in un luogo e in un momento la narrazione a cui fa da sfondo. Mi pare che qui il bianco possa stare bene con tale significato: la storia di Ferdo e della sua incomprensione potrebbe capitare dappertutto e in qualunque momento anzi, a ben guardare, nel suo senso profondo, la storia di Ferdo, accolto finché utile e poi cacciato, sta capitando in ogni luogo e in ogni momento, non vi pare?
Ma torniamo un attimo alla forma, o meglio alle dimensioni:
Ferdo è ingombrante, il suo corpo lo è ma se volete, fuor di metafora visiva, anche il suo modo di essere, gentile, disponibile, incompreso e a tratti incomprensibile per gli esseri umani, lo è, ingombrante… Difficile fare i conti con uno come Ferdo perché farli vorrebbe dire porci delle domande non solo su di lui ma anche su di noi.
Com’ è come non è Ferdo il gigante alato è un libro delicato, stratificato nei significati letterali e lati, perfetto per raccontare e significare senza bisogno delle parole, ci bastano la vista e l’immaginazione, la vista e la capacità inferenziale ed empatica che la lettura allena come nessun altra esperienza.
Io continuo a sperare di vedere quel giorno in cui Ferdo non dovrà dimostrare di poter essere, ancora una volta, utile per essere pienamente accolto ed accettato e, chissà, persino amato. Continuo a sperare che si possa essere amati e accolti senza dover dimostrare nulla, qualsiasi ingombro fisico o metaforico si abbia nella società.
Nel frattempo continuo a fare affidamento sui buoni libri per bambini e bambine; sui bambini e le bambine che possono accogliere Ferdo, o chi per lui, senza chiedergli niente in cambio… utopia?
Speriamo di no!