Il diritto alla lettura
Fuori da ogni retorica e semplicistico pensiero ipocritamente rivolto all’infanzia e all’adolescenza oggi, 20 novembre, giornata mondiale dell’infanzia, vorrei dedicare un post ad un diritto che ritengo fondamentale e che tuttavia, afferendo ad un bisogno secondario non viene esplicitamente mai nominato.
Il diritto alla lettura.
Ma che razza di diritto è? Starete pensando.
Provo a spiegarmi: se prendete gli articoli della Convenzione dei diritti dell’infanzia e adolescenza approvata dall’ONU nel 1989 e ratificata nel 1991 vi renderete conto che la maggior parte afferiscono a bisogni primari: la vita, la salute, le cure materiali, la sussistenza, poco o nulla o non immediatamente esplicitato c’è invece riguardo i bisogni secondari ovvero quelli afferenti all’ambito affettivo e culturale.
La lettura afferisce a questo secondo tipo di bisogni, quelli secondari: quelli che se non li hai o non li hai incontrati non sai di poterli avere e di poterne sentire la mancanza.
Insomma un bambino o una bambina a cui non hanno mai letto delle storie non saprà dell’esistenza di quella opportunità.
La domanda che ci potremmo porre a questo punto però è: ma in questa situazione di emergenza, nel mondo ma anche in Italia, per la tutela dell’infanzia, con situazioni di una gravità inaudita che senso ha puntare sul diritto alla lettura?
Se pensassi che la lettura sia qualcosa di superfluo potrei ammettere una domanda di questo genere, ma siccome penso che la lettura non solo non sia superflua ma sia fondativa dell’essere umano, della sua capacità di produrre pensiero critico e immaginazione, e dunque anche di costruire identità e immaginare soluzioni di vita ecco che la questione sul diritto alla lettura diviene centrale.
Ma diritto alla lettura cosa vuol dire?
Specifico: per me il diritto alla lettura vuol dire:
- diritto all’esposizione alla lettura ad alta voce che resta una delle azioni che più veicolano l’affettività e l’allenamento alla lettura stessa;
- diritto alle grandi storie ovvero alla lettura di letteratura di qualità, anche perché, come da 10 anni provo a dire tutti i giorni e sarò pure noiosa, la lettura di cose brutte non solo non serve a niente ma, se siamo in fase di imprinting può danneggiare il nostro percorso.
- diritto ad avere disponibilità di libri di diversa natura e tipologia per poter formare il proprio gusto e trovare ciò che entra più in sintonia con la propria identità in definizione, qui segue il diritto ad avere una biblioteca a cui riferirsi, l’educazione alla lettura non passa per le disponibilità economiche delle famiglia ma il territorio e le scuole dovrebbero supplire ad eventuali mancanze grazie alle biblioteche
- diritto alla lettura non come evento ma come elemento della quotidianità
Spero l’antifona sia chiara: dietro l’auspicio di un diritto alla lettura c’è l’idea di sostenere nella pratica di vita quotidiana, a qualsiasi età, l’evoluzione dell’individuo nelle sue parti emotive, cognitive, affettive, identitarie, ed in questo campo nulla può come la lettura, educatrice silenziosa, come diceva Jella Lepman, non di contenuti pedissequi e didascalici bensì di forme di vita, di relazioni inferenziali e deduttive, di allenamento al cambio di punto di vista…
Poi c’è, anzi per me viene prima di tutto ma mettiamolo in un secondo tempo in questo non molto riuscito tentativo di argomentazione, il diritto all’immaginazione e quello davvero deve tutto alla lettura, all’ascolto di storie, all’incontro con le narrazioni, con la letteratura.
Trovo paradossale, dico quello che penso senza mezzi termini, che la lettura, la letteratura, le narrazioni, siano di fatto spesso retaggio di situazioni agiate, culturalmente, economicamente e socialmente, certo che tutti i bambini e bambine, ragazzi e ragazze, di qualsiasi condizione economico sociale hanno diritto alla lettura, e certo che l’abisso culturale che sta riguardando le classi economicamente più agiate è un bel problema, ma quanto bisogno di immaginazione e narrazioni ci sarebbe proprio nei contesti più disagiati? Come uscire dalle situazioni e cercare vie di vita alternative se non lo si può nemmeno immaginare? E l’immaginazione, come la lettura, richiede allenamento, più si è in contesti deprivati più bisogna essere allenati.
Non so se vi ho convinto, non so se questa cosa del diritto alla lettura la vedete chiara e limpida come la vedo io, io vorrei accostare il diritto alla lettura al diritto del bambino al rispetto di Korczak che resta riferimento imprescindibile quando ci si accosta all’infanzia.
Prima di lasciarvi vorrei scorrere con voi quei pochi articoli della convenzione in cui potremmo vedere nascosto dentro e in cui potremmo andare a stanare e tirare fuori il diritto alla lettura che non c’è ma che tutto sommato forse anche c’è ma non si vede….
Innanzitutto l’articolo 3
Art.3
Il tuo superiore interesse deve guidare gli adulti nelle decisioni che ti riguardano.
Poi c’è l’articolo 29 che però vorrei precisare: educazione si intende in senso molto lato ed ampio: l’educazione non la danno o fanno i libri, l’offerta però di letteratura e di libri deve essere, viceversa, parte principale dello sviluppo dell’individuo.
Art.29
Hai diritto a una educazione che sviluppi la tua personalità, le tue capacità e il rispetto dei diritti, dei valori, delle culture degli altri popolie dell’ambiente.
Art. 31, forse il mio preferito: il diritto al riposo, al tempo libero, al gioco, alle attività culturali, eccolo qui, forse nel posto più chiaro, il diritto alla lettura non come evento ma come parte integrante della vita quotidiana.
Art.31
Hai diritto, al riposo, al tempo libero, a giocare e a partecipare ad attività culturali (ad esempio la musica, il teatro e lo sport)
Cosa si fa di queste carte di diritti che è fondamentale che ci siano ma che troppo facilmente restano astratte?
Ci si mette al lavoro, ognuno nel proprio piccolo e, per quanto riguarda me e il diritto alla lettura con cui vi ho annoiato un pochino oggi, si va nel verso della proposta della migliore letteratura per ogni lettore e lettrice ogni giorno, con cura e attenzione e nel senso della moltiplicazione dell’offerta , in una prospettiva in cui il puntare a ribasso non è previsto in nessun modo 🙂