Il taccuino vagabondo. Un compagno di viaggio nella lettura ad alta voce.

Questo post è scritto da Loretta de Martin che cura la rubrica “tra prima e poi” in uscita il primo giovedì del mese con cadenza bimestrale.

Cos’è il taccuino vagabondo?

Quando ho cominciato ad avvicinarmi al laboratorio di lettura e a studiare il WRW con il gruppo di insegnanti di cui faccio parte, Italian Writing Teachers, uno dei testi che più hanno cambiato il nostro modo di stare in classe è Around the Reading Workshop in 180 Days di Frank Serafini,  recentemente tradotto dalla casa editrice Equilibri con il titolo Leggere, giorno per giorno. Lettori e lettrici nel laboratorio di lettura

Uno degli strumenti più interessanti proposti da Frank Serafini è il Walking Journal, espressione che nelle nostre classi e durante le formazioni abbiamo tradotto con “Taccuino vagabondo”.

Si tratta di un diario di bordo che, durante la lettura di un romanzo ad alta voce, passa di mano in mano arricchendosi delle annotazioni di tutta la comunità. Tra le sue pagine vengono raccolti a staffetta i pensieri, le domande, le connessioni degli alunni e delle alunne, ma anche di quelle dell’insegnante.

Il taccuino vagabondo è un compagno indispensabile a rafforzare lo spirito di comunità e aiuta tutti a scrivere annotazioni via via più approfondite: interrogandosi e rispondendosi l’un l’altro i membri della comunità si sostengono a vicenda e i più esperti fanno da modello ai principianti.

Come portarlo in classe?

Per decidere come proporre questo strumento è importante aver cominciato a conoscere i nostri lettori e lettrici e a costruire uno spazio di fiducia reciproca: ogni nostra proposta legata alla lettura per essere efficace deve essere sostenibile nel tempo e soprattutto non deve essere vissuta come qualcosa che appesantisce l’esperienza.

Io solitamente mi muovo così:

  • scrivo una prima annotazione in cui spiego in modo dettagliato e accogliente lo scopo e il funzionamento del taccuino vagabondo; deve sentirsi che, letteralmente, “ne vale la pena”: la fatica di scrivere sarà mitigata dai vantaggi che ne verranno;
  • presento il taccuino vagabondo dicendo che quando tocca a loro scrivereci per prima cosa devono rispondere a una o due annotazioni precedenti, per poi passare a scrivere di un episodio, un’immagine, un pensiero che li ha colpiti;
  • raccomando loro di fare sempre esempi legati al testo quando affermano qualcosa  e di  motivare in modo diffuso le loro affermazioni;
  • le mie riflessioni fanno da testo modello e seguono in genere lo stesso schema: risposta a una o due annotazioni, mia riflessione su un nuovo episodio delle pagine appena lette. Si tratta anche di occasioni per consolidare strategie apprese o per offrire uno sguardo su elementi di analisi e interpretazione che incontreremo in futuro; 
  • ogni lunedì estraggo a sorte due nomi tra quelli che ancora non hanno scritto. I due sanno che entro venerdì dovranno aver scritto il loro contributo per riconsegnarmi il taccuino che nel  fine settimana leggerò e arricchirò con una nuova riflessione.
  • se noto che le annotazioni rimangono frettolose e superficiali, ne scrivo una molto semplice che poi proietto alla LIM e, con il loro aiuto, amplio e arricchisco mostrando come rispondere alle altre riflessioni, quali aspetti toccare e quali pensieri approfondire.

Quali sono i vantaggi di questo strumento?

Il taccuino vagabondo nasce per sostenere la crescita della comunità di lettori e lettrici, per aiutare i suoi membri a trovare le parole per parlare di ciò che leggiamo in modo sempre più sofisticato. Le annotazioni dei lettori più esperti fungono da modello per i più inesperti, che via via imparano ad esprimersi in modo più ricco e a non temere di dare la loro opinione. Questo aiuta soprattutto le persone più riservate che ancora faticano a dire la loro a voce durante la lettura ad alta voce.

Come accennato, nelle nostre riflessioni possiamo anticipare strategie di comprensione che ancora dobbiamo introdurre ma che rispondono a questioni che vengono sollevate nelle annotazioni dei nostri alunni e alunne. Se per esempio un’alunna nota che la protagonista del romanzo che stiamo leggendo sta cambiando il suo comportamento, possiamo accennare a come riconoscere i conflitti dei personaggi ci aiuta ad analizzare più a fondo la loro evoluzione. Quando sarà il momento, poi, potremmo introdurre la strategia “Occhio al conflitto e conosci il personaggio”, che permette di riflettere su vari aspetti del personaggio (pensieri, carattere, desideri, valori) in relazione a come affronta i conflitti.

Leggere le annotazioni dei nostri alunni e alunne per noi è anche occasione per monitorare la comprensione e la capacità di interpretazione, anche di chi per timidezza o difficoltà linguistiche fatica ad intervenire, per avere il polso delle fragilità nella scrittura  e per osservare quanto i membri della comunità di lettori si influenzano tra loro e quanto hanno interiorizzato le strategie che via via proponiamo.

Un altro vantaggio dell’utilizzo del taccuino vagabondo è la sua capacità di “fare squadra”: spesso tra le sue pagine troviamo domande personali, confidenze, commenti ai piccoli avvenimenti della vita di classe, perché come sappiamo le conversazioni su una buona storia ci chiamano in causa come persone, oltre che come lettori e lettrici.

Con quali letture proporlo?

Perché il taccuino vagabondo sia uno strumento davvero efficace è importante proporlo per affiancare la lettura ad alta voce di un romanzo non troppo breve, per dare il tempo a tutti di scrivere almeno due annotazioni, senza fretta. 

Come per ogni romanzo che proponiamo per la lettura in classe, è bene scegliere un livello di complessità leggermente maggiore rispetto a quello a cui i nostri lettori e le nostre lettrici sono abituati per la lettura autonoma: la lettura deve essere sfidante dal punto di vista stilistico e lessicale e deve offrire prospettive diverse sul mondo, occasioni per specchiarsi nelle scelte di un personaggio ma anche per considerare pensieri mai o non ancora pensati, strade mai o non ancora prese.

Un’ultima raccomandazione: se scegliamo di portare il taccuino vagabondo nelle nostre classi, non dimentichiamo che ogni nostra proposta deve essere in service of meaning, al servizio del significato. Il taccuino vagabondo, proprio come le strategie di comprensione che insegniamo durante le sessioni di laboratorio, serve per arrivare a una comprensione più profonda, non è una bella attività fine a se stessa.

Letture per approfondire

  • Linda Cavadini, Loretta De Martin, Agnese Pianigiani, Leggere, comprendere, condividere. Guida all’analisi del testo narrativo, Sanoma 2021
  • Jenny Poletti Riz, Silvia Pognante, Educare alla lettura con il WRW. Writing and Reading Workshop. Metodo e strumenti per la scuola secondaria di primo grado, Erickson 2022

Frank Serafini, Suzette Serafini-Youngs, Leggere, giorno per giorno. Lettori e lettrici nel laboratorio di lettura, Equilibri 2024

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