Prendimi se cado
Ho da pochi giorni finito di leggere Prendimi se cado e ho deciso di fissare subito qualche pensiero insieme a voi.
Partiamo dall’inizio: Prendimi se cado è il romanzo di Barry Jonsberg appena edito da Terre di mezzo con la traduzione di Sara Ragusa, un romanzo ambientato nel futuro che ha dei tratti decisamente interessanti soprattutto da un punto di vista…
Se vogliamo giocare a individuare un genere di riferimento per questo romanzo direi che dovremmo tenere il piede almeno in 3 staffe: il romanzo di formazione, indubbiamente, il romanzo distopico, almeno sotto certi aspetti e… per come evolve la narrazione, il romanzo di fantascienza.
La nostra storia avviene in un non precisatissimo futuro, a Sindey, in un’epoca in cui il cambiamento climatico ha distrutto gran parte dell’Australia (e possiamo immaginare anche del resto del mondo) e ridotto il 90% della popolazione mondiale che sopravvive ai continui disastri climatici alla fame e povertà. Ma state tranquilli, i nostri personaggi, due gemelli identici se non fosse per il sesso, una è femmina e uno è maschio, fanno parte di quella agiatissima fetta minuscola di popolazione decisamente ricca, anzi loro pare che siano tra i ricchi dei ricchi. Insomma ad Ashleigh e Aidan non solo non manca nulla ma hanno una mega piscina, un mega orto che gli da cibo biologico e fresco, una super biblioteca, una casa immensa, una scuola dell’elite e chi più ne ha più ne metta, a sì, hanno anche due genitori amorevoli, apparentemente almeno, e ad un certo punto hanno persino un cane (finto ma più vero di quelli veri, sì perché all’epoca della nostra storia gli animali domestici sono proibiti data la carestia di cibo e la mamma dei gemelli, che è una super scienziata che crea congegni di intelligenza artificiale con reti neuronali profonde, riesce a creare per i figli un cane più vero di quelli veri).
Ecco, insomma, siamo in un mondo decisamente distopico – chi vorrebbe vivere in un mondo così?- ma allo stesso tempo ci troviamo in una situazione super privilegiata se teniamo conto, per altro, che Ash e Aidan sono gemelli e stanno sempre insieme e si proteggono a vicenda mentre tutti gli altri sono figli unici perché questo prevede la legge con le pochissime eccezioni dei gemelli, appunto.
Insomma, i nostri due protagonisti se la cavano proprio bene e noi con loro almeno fino ad un certo punto del libro quando un grosso evento atmosferico improvviso fa sbattere la testa ad Aiden e da lì in poi nulla sarà più come prima…
Dunque lo dico subito: verso tre quarti di questo libro arriva un colpo di scena eccezionale che vi lascerà di stucco e che modificherà tutta la narrazione successiva e che vi porterà a rileggere anche la narrazione precedente…. e io non vorrei svelarvelo questo colpo di scena quindi resterò più sul vago del solito, perdonatemi… Quello che però conta è che l’Aiden post botta alla testa non si accontenta più della sua vita nella bambagia e inizia a preoccuparsi non solo più della sua sorella ma anche del mondo che li circonda, esce di casa, va tra la povera gente che muore di fame e per mancanza di medicine, gente che deve persino mangiare la carne di maiale per sopravvivere in un mondo in cui l’intelligentia di chi ce l’ha fatta è vegetariana.
Ashleigh farà decisamente più capire a vedere quello che vede Aiden ma quando ci arriverà riuscirà a mettere il fratello in salvo da un pericolo inatteso e sconvolgente.
Diciamo che dal colpo di scena in poi nulla sembrerà come prima, questa famiglia amorevole andrà in pezzi, l’intelligenza umana ci parrà a tratti decisamente meno umana di quella artificiale, ciò che avevamo intuito essere la logica del mondo costruito da Jonsberg si rivelerà essere tutt’altro.
Dunque, se il romanzo non mi ha impressionata particolarmente sotto l’aspetto della scrittura pur essendo assolutamente un buon romanzo, è nella sua costruzione narrativa soprattutto negli effetti della narrazione che mi ha sorpresa: l’arrivo del colpo di scena davvero ben costruito e il conseguente precipitare dei presupposti fondativi del mondo della storia e l’apertura di enormi questioni morali devo dire che fanno di questo un romanzo decisamente da leggere.
Un romanzo distopico, certo, il mondo in cui vivono i nostri gemelli, al netto della loro bambagia, è un mondo invivibile eppure… eppure resto convinta che il genere distopico si sia esaurito e che le nuove narrazioni che vogliano giocarci, come questa, debbano andare oltre e recuperare il respiro lungo dell’utopia. Sì, mi pare che sia su questo crinale che si pone Prendimi se cado, un libro distopico fino all’ultimo ma che un colpo di reni incredibile sembra prendere alla fine la strada dell’utopia… che l’autore abbia voluto lasciarci con una speranza in questo mondo orribile? Può essere ma spero proprio non sia stato tanto ingenuo e che non lo siamo nemmeno noi lettori, credo piuttosto che voglia provare a tentare una strada possibile in cui, lasciatelo dire, gli uomini fanno una pessima figura, in generale…
Ed è qui che si aprono una miriade di domande morali sull’umanità e sul futuro dell’AI da cui deriva il nome di Aiden, e anche su una quantità di cose incredibili di cui il romanzo è puntellato, ci imbatteremo in contraddizioni che non ci renderanno così semplice decidere chi vogliamo essere nel romanzo, da quale parte vogliamo stare, per chi parteggiamo…
Prendimi se cado è un bel titolo, riprende una frase della mamma che 3 anni prima della nostra storia disse ai fratelli che loro erano al mondo l’uno per l’altra, l’uno per prendere l’altro qualora fosse caduto e così è, Aiden prende al volo Ash una quantità di volte imbarazzante ma sarà lei poi a rovesciare la situazione e, chissà a salvare non solo se stessa ma forse anche una porzione più ampia di mondo.
Il mondo salvato dai ragazzini potrebbe essere il titolo, mutuato dalla Morante, di un sequel di Prendimi se cado, ammesso che tutto vada bene ma direi che per il momento preoccupazioni sul fatto che le cose possano andare male ce ne sono già troppe ad angosciare oltremodo i nostri ragazzi e noi stessi, proviamo a pensare che tutto possa andare bene e che saranno proprio i ragazzi e le ragazze a salvarci, non sarebbe bellissimo?
Beh, io ci credo, il mio solo dubbio è: avremo il coraggio e la lungimiranza di lasciarglielo fare?
Buona lettura